Napoli, per il Procuratore della Repubblica, Giovanni Melillo, insufficienti le forze in campo contro la camorra. Di altro parere l’Associazione Caponnetto.
Per il Procuratore, gli organici delle Forze di Polizia sono notevolmente ridotti rispetto al passato anche perché a causa dei pensionamenti stanno scomparendo generazioni di eccezionali investigatori. Per la nota Associazione antimafia una concreta lotta ai clan potrebbe essere ricercata non nella quantità degli uomini in campo ma bensì nella qualità e nell’organizzazione del loro lavoro nonché in una salda collaborazione tra gli apparati dello Stato e la società civile.
Roma – “Gli organici delle forze di polizia sono notevolmente ridotti rispetto al passato. Vanno disperdendosi straordinari patrimoni di conoscenza dei fenomeni criminali anche a causa dei pensionamenti. “Stanno scomparendo generazioni di eccezionali investigatori.” – ha riferito, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Giovanni Melillo. Il quale ha poi aggiunto “La squadra mobile di Napoli è composta da circa 360 unità e solo pochi anni fa erano 450 unità. A Napoli da parte della Dda “operano 30 magistrati, e solo nel 2019 sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare nei confronti di oltre 620 persone, credo con una discreta qualità degli esiti investigativi, almeno a giudicare dalle percentuali di accoglimento da parte dell’Ufficio del Giudice delle Indagini Preliminari, che è di circa il 75%, e soprattutto dalle conferme, che ruotano intorno al 90%”. – “Molti si affannano a stilare classifiche di pericolosità delle mafie, come se esistesse una speculare graduatoria di tollerabilità dei fenomeni mafiosi”.- ha continuato il Procuratore della Repubblica – “Con questa via si perdono di vista i processi di integrazione dei mercati delle strutture criminali. E si perde di vista anche la vera dimensione di pericolosità del fenomeno camorristico, perchè la struttura flessibile della camorra rappresenta il modello originario dei processi di aggregazione criminale che statutariamente ripudiano la contrapposizione frontale con lo Stato, ma si concentrano nella più lucrosa ricerca delle migliori posizioni di controllo dei mercati illegali – di stupefacenti innanzitutto – ma principalmente nell’espansione, che è continuamente alimentata dai proventi dei traffici criminali, di una gigantesca rete di imprese” – Ha continuato a spiegare il Procuratore nel corso dell’audizione – “La camorra è uno straordinario veicolo di continua trasformazione della violenza in ricchezza, in forza economica e in reti di relazioni affaristiche e collusive che condizionano pesantemente i processi decisionali che regolano la spesa pubblica a livello locale, ma che sono anche capaci di innescare profonde trasformazioni strutturali del fenomeno. Oggi i cartelli camorristici coincidono con ramificate e sofisticate costellazioni di imprese. Esprimono modelli estremamente moderni di espansione affaristica, attraverso i quali si realizzano forme di controllo del territorio, molto più sofisticate di quelle affidate all’esercizio della violenza. La violenza è destinata a regolare le forme di controllo territoriale marginali”.
“La stessa leadership dei cartelli criminali camorristici, una volta costretta all’emarginazione attraverso i processi e l’azione repressiva, coincide con la leadership di reti di imprese. Queste reti racchiudono fenomeni gravissimi di asservimento agli interessi prettamente mafiosi di amministrazioni e istituzioni pubbliche, chiamate a svolgere sempre più deboli funzioni di regolazione, ma racchiudono anche pezzi significativi del mondo delle professioni, chiamate a svolgere le funzioni di intermediazione impropria, tipiche del più vasto circuito dell’economia illegale”. “La camorra ha una straordinaria capacità di espansione affaristica anche nelle altre regioni italiane e nei mercati internazionali. Diversamente rispetto a quanto avviene per ‘ndrangheta e mafia siciliana, questa espansione non comporta ramificazioni o il radicamento territoriale, ma unicamente l’esportazione dei metodi tipici dell’impresa criminale. Sono proprio le caratteristiche di flessibilità della criminalità organizzata campana che sono alla base dei processi di modernizzazione di circuiti criminali che moltiplicano le opportunità e gli schemi di collaborazione”.
Sul rapporto tra criminalità organizzata campana e politica Melillo ha poi ricordato: “La commissione Antimafia nella XI legislatura notava che la camorra è ‘dentro le istituzioni politiche, dentro l’economia, dentro la vita pubblica e dentro le esperienze collettive’. Io credo che questo quadro sia ancora riconoscibile come realistico anche oggi”. Il procuratore capo di Napoli ha quindi parlato della situazione delle carceri: “Ci sono carceri fuori controllo, vi dominano le associazioni mafiose. I cellulari vi entrano quotidianamente e non li sequestriamo neanche più, tanti ormai sono. In alcune carceri poi vi sono autentiche piazze di spaccio”.
A tali preoccupanti affermazioni, dalle pagine di Facebook, si registra un intervento anche dell’ Associazione nazionale antimafia “Antonino Caponnetto”. Il cui Segretario, dott. Elvio Di Cesare ha dichiarato:
Egregio Procuratore,a parere dell’Associazione Caponnetto,gli elementi di debolezza dell’azione dello Stato nel contrasto alla camorra a Napoli e nel napoletano,non vanno, ricercati solamente nella mancanza di un numero adeguato di poliziotti,di carabinieri ,di finanzieri e delle altre Forze dell’Ordine,ma soprattutto nella qualita’ e nell’organizzazione del loro lavoro. Un lavoro non coordinato fra di esse secondo il bisogno, a quanto ci risulta e fatto finora con logiche piu’ da ordine pubblico che non da individuazione dei capitali in circolazione e della loro origine. Altro elemento di debolezza e’ il mancato raccordo fra gli apparati dello stato e quella parte di societa’ civile sana che va compulsata e non esclusa e ritenuta estranea nella formulazione di un piano coordinato e condiviso di resistenza alla camorra ed alla corruzione e di ricostruzione ex novo di un tessuto economico,urbanistico,culturale,morale e politico della Citta’ e della Provincia”. – 25 ottobre 2019 – salvatorecaccaviello