Salerno, un regolamento per i B&B chiusi d’obbligo per 90 giorni, si fa anche a Sorrento?

1 ottobre 2019 | 08:51
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Salerno, un regolamento per i B&B chiusi d’obbligo per 90 giorni, si fa anche a Sorrento?

Salerno a una volta nell’extralberghiero . Chi svolge attività lavorativa nel settore extra alberghiero a livello non imprenditoriale dovrà osservare un periodo minimo di chiusura di 90 giorni l’anno. Una scelta che potrebbe farsi anche a Sorrento dove gli albergatori sono sul piede di guerra e anche in altri posti della Campania. Sorridono gli operatori del settore, entusiasti dell’accordo trovato all’esito di numerose riunioni, ratificato ieri mattina in Consiglio comunale. «Non è necessario fare polemiche sterili in relazione a questo regolamento – commenta Giuseppe Gagliano, presidente del mandamento di Salerno di Confcommercio Campania – si tratta dell’applicazione da parte del Comune di una legge regionale contenuta in una legge quadro nazionale che disciplina le attività non imprenditoriali. Tra l’altro si tratta di un accordo ampiamente condiviso che tutela sia chi svolge questa professione come secondo lavoro per reddito integrativo che chi, invece, lo fa come attività imprenditoriale. Siamo favorevoli per questa ragione e perché, in ogni caso, è possibile interloquire col Comune e cambiare eventualmente i giorni di chiusura fino a 48 ore prima dalla data fissata. Per quanto concerne la destinazione turistica basta organizzarsi anche attraverso le associazioni ed assicurare sempre i servizi attraverso turni prestabiliti». Gli fa eco Adriano De Falco dell’associazione Aseas Accomodation Salerno che sottolinea come in realtà cambi poco o nulla, trattandosi di «un’indicazione che già avevamo e che chi svolge correttamente questo lavoro che, sottolineo, deve essere saltuario, applica già normalmente. Molte strutture lavorano per il 65% dell’anno e dunque il monte ore di lavoro si sposa perfettamente con quanto disposto dal Comune di Salerno. Non credo affatto che questo regolamento inficerà il lavoro di chi ha una struttura a conduzione familiare. Chi, invece, ritiene che gli affari possano risentirne, può passare a svolgere questa attività come struttura ricettiva con tutti gli obblighi e gli oneri che ne conseguono».
L’ANALISI
Quella messa in campo dal Comune dovrebbe essere, in definitiva, una soluzione che tutela ed accontenta tutti. Lo ribadisce anche Rosa Lotito, dell’associazione nazionale che rappresenta i gestori di bed and breakfast, affittacamere, case per vacanza e locazioni turistiche: «Chiunque non sia contento di questa soluzione perché ritiene che limiti gli affari può tranquillamente richiedere l’assegnazione di partita iva e non essere soggetto a questo regolamento – spiega – Per di più, qualora avessimo una prenotazione nel periodo di chiusura comunicato, si può inviare una Pec al Comune avvisando dell’apertura straordinaria e recuperare successivamente il giorno di chiusura. Trovo sia stato un atto corretto anche se dobbiamo registrare che la Regione Campania è l’unica ad aver demandato l’attuazione di questi regolamenti ai Comuni rischiando di alimentare solo il caos». La novità è stata accolta positivamente anche dall’Abbac che, attraverso il presidente Agostino Ingenito, fa sapere: «Al netto delle polemiche innescate sui giorni di chiusura, i novanta giorni sono stati suggeriti da una prassi corrente degli organi di controllo in merito alla cosiddetta saltuarietà, e sancita da alcune circolari dell’Agenzia delle Entrate. Emerge la lungimiranza del consiglio comunale a cui auspichiamo segua ora un’azione più incisiva per un piano di sviluppo turistico sostenibile. La città non è alla saturazione del settore, ma è utile cogliere le esperienze di altre città italiane ed europee per individuare un modello in linea con le nuove tendenze dei viaggiatori ed evitare squilibri da turistificazione». Dall’Abbac, poi, arriva l’invito a proseguire col confronto avviato puntando a realizzare un «concreto accompagnamento alla regolarità con incentivi e contributi all’ospitalità diffusa che possano eliminare il dannoso abusivismo dilagante e favorire una qualità nell’accoglienza con servizi, infrastrutture e programmi di medio e lungo termine, in vista dell’apertura dell’aeroporto e delle nuove sfide territoriali».

Fonte: “Il Mattino”.