Turchia . Si aggrava conflitto con la Siria , decine di migliaia di curdi in fuga

10 ottobre 2019 | 21:14
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Turchia . Si aggrava conflitto con la Siria , decine di migliaia di curdi in fuga
Turchia . Si aggrava conflitto con la Siria , decine di migliaia di curdi in fuga
Turchia . Si aggrava conflitto con la Siria , decine di migliaia di curdi in fuga

Turchia . Si aggrava conflitto con la Siria , decine di migliaia di curdi in fuga Si legge in una nota dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che chiede alle parti di rispettare il diritto internazionale umanitario. “I civili e le infrastrutture civili non devono essere un obiettivo” raccomanda l’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati Filippo Grandi.

“Seguo la situazione da vicino. E se non agirà secondo le regole la Turchia sarà colpita molto duramente finanziariamente e con delle sanzioni”: così Donald Trump su Twitter torna a lanciare un avvertimento ad Ankara impegnata nell’offensiva contro i curdi nel nord della Siria.

Usa all’Onu, non abbiamo avallato blitz Turchia – “Come il presidente Donald Trump ha ampiamente chiarito, gli Usa non hanno in alcun modo avallato la decisione del governo turco di organizzare un’incursione militare nel nordest della Siria”. Lo ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Kelly Craft, al termine delle consultazioni del Consiglio di Sicurezza. Trump, ha aggiunto, ha sottolineato con Ankara che “hanno la piena responsabilità di proteggere la popolazione curda, le minoranze religiose, compresi i cristiani, e garantire che non si verifichino crisi umanitarie”.

Ue all’Onu, la Turchia fermi l’offensiva – “Siamo profondamente preoccupati per l’operazione militare turca nel nordest della Siria e chiediamo ad Ankara di cessare l’azione militare unilaterale”. Lo hanno detto in un comunicato congiunto i membri europei del Consiglio di Sicurezza Onu. “Le rinnovate ostilità armate comprometteranno ulteriormente la stabilità dell’intera regione, esacerberanno le sofferenze dei civili e provocheranno ulteriori spostamenti che aumenteranno ancora il numero di rifugiati e sfollati”, hanno precisato.

Conte, inaccettabile ricatto Turchia su rifugiati – “L’Ue deve muoversi con una sola voce, non è accettabile questa iniziativa unilaterale, rischia di esser controproducente, di destabilizzare l’intero quadrante già compromesso. Non possiamo accettare che ci possa essere un ricatto tra l’accoglienza fornita dalla Turchia” ai rifugiati “meritevole ma con fondi europei, e l’offensiva” in Siria. Lo afferma il premier Giuseppe Conte ai microfoni del Tg3.

Almeno due civili, di cui uno è un bimbo rifugiato siriano di 9 mesi, sono rimasti uccisi nelle provincia frontaliera turca di Sanliurfa da razzi e colpi di mortaio sparati dalle zone sotto controllo curdo nel nord della Siria, in risposta all’offensiva militare lanciata ieri da Ankara. Il totale dei feriti per questi attacchi è inoltre salito ad almeno 46. Lo rende noto la prefettura locale.

Erdogan minaccia l’Unionee Europea mentre proseguono i bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione turca contro obiettivi curdi nel nord-est della Siria. Il presidente turco annuncia di aver ucciso ‘109 terroristi’ e avverte l’ Ue: se ostacoleranno l’operazione militare, Ankara aprirà le porte a 3,6 milioni di rifugiati, mandandoli in Europa.

Anche la Russia è intervenuta. Secondo Mosca, l’operazione militare è il risultato delle azioni degli Stati Uniti in quell’area. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato da Interfax, sottolineando che la Russia promuoverà il dialogo “tra Damasco e Ankara”.

È salito a “174 terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) il bilancio dell’operazione militare lanciata dalla Turchia contro le milizie curde nel nord-est della Siria. Lo riferisce la Difesa di Ankara, aggiornando le cifre fornite stamani dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che aveva parlato di “109 uccisi”.

Sul terreno ancora attacchi turchi nel nord-est siriano a ridosso della frontiera, ma anche sul nord dell’Iraq, per impedire al Pkk curdo di intervenire in soccorso della zona di conflitto. Conquistati i primi due villaggi. Ankara nega di aver colpito civili, i curdi l’accusano di aver bombardato una prigione in cui sono detenuti miliziani Isis, con lo scopo di favorirne la fuga. Altri raid si segnalano sull’area di Ras al Ayn, l’altro punto d’accesso dell’offensiva di Ankara, distante circa 120 km da Tal Abyad.

“Nella pianificazione ed esecuzione dell’operazione Fonte di pace vengono presi di mira solo rifugi, ripari, postazioni, armi, mezzi ed equipaggiamenti che appartengono a terroristi del Pkk/Pyd-Ypg e di Daesh (Isis)”. Lo scrive in una nota il ministero della Difesa di Ankara, respingendo così le denunce delle Forze democratiche siriane a guida curda di aver colpito “civili”, uccidendone almeno 8.

A meno di 24 ore dall’inizio dell’operazione militare contro le milizie curde nel nord-est della Siria, è scattata in Turchia la repressione interna contro i commenti ostili all’offensiva. La procura della capitale Ankara ha aperto stamani un’inchiesta per “propaganda terroristica” nei confronti dei co-leader del filo-curdo Hdp, terza forza nel Parlamento turco, i deputati Sezai Temelli e Pervin Buldan. Almeno altre 78 persone sono indagate per i loro post sui social media.

La Turchia ha bombardato la scorsa notte una prigione in cui sono detenuti miliziani dell’Isis “di oltre 60 Paesi” durante i suoi attacchi nel nord-est della Siria. Lo denunciano le Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda, secondo cui si tratta di “un chiaro tentativo” di favorire la fuga dei jihadisti.

Cinque soldati turchi sono stati uccisi nelle ultime ore in scontri con le forze curdo-siriane nel nord-est della Siria. Lo affermano le forze curdo-siriane citate dalla tv panaraba al Arabiya. Le stesse forze curde affermano di essere in possesso delle salme dei militari turchi uccisi. Le informazioni non possono essere verificate in maniera indipendente sul terreno.

“Le forze militari turche hanno colpito finora 181 postazioni appartenenti alle organizzazioni terroristiche nel nordest della Siria come parte dell’Operazione Fonte di pace” scattata oggi contro i curdi. Lo annuncia il ministero della Difesa turco, citato dall’agenzia Anadolu, riferendosi alle forze curde che la Turchia giudica appunto “terroristi”.

Iniziativa bipartisan al Senato per imporre sanzioni alla Turchia se non ritira il suo esercito dalla Siria nella sua operazione contro le forze curde. L’obiettivo è imporre all’amministrazione Trump di congelare i beni in Usa dei più alti dirigenti turchi, compreso il presidente Erdogan e i suoi ministri degli esteri, della difesa, delle finanze, del commercio e dell’energia. Le misure punitive colpirebbero anche le entità straniere che vendono armi ad Ankara, come pure il settore energetico turco.

Miliziani affiliati all’Isis hanno attaccato nelle ultime ore forze curdo-siriane nella zona di confine con la Turchia dove è in corso l’offensiva turca. Lo riferiscono fonti curdo-siriane vicine all’amministrazione autonoma curda del nord-est siriano. Secondo le fonti, gli scontri sono in corso a sud di Ras al Ayn. Non è possibile verificare in maniera indipendente le informazioni provenienti dalle parti coinvolte nel conflitto.

Il regime di Damasco è scosso al suo interno da una serie di ‘epurazioni’ senza precedenti contro influenti imprenditori e uomini d’affari vicini al potere siriano, tra cui lo zio della first lady Asma al Assad. Secondo l’autorevole portale The Syria Report, la Banca Centrale ha congelato i conti di 8 imprenditori tra cui Tarif al Akhras, zio della moglie del presidente. La notizia conferma il ‘terremoto’ in corso negli equilibri del potere politico ed economico nel Paese, che potrebbe avere un impatto sul presidente Assad.

Nonostante la condanna unanime dell’operazione contro i curdi, ormai è evidente che Donald Trump abbia dato il suo via libera durante la conversazione telefonica avuta con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Siamo davanti all’ennesima incarnazione della disfunzionalità del mondo, con il disimpegno statunitense che lascia campo libero a una potenza regionale predatrice che agisce difendendo i propri interessi.

Anche se l’amministrazione Trump ha dichiarato di non sostenere l’azione di Ankara, resta il fatto che all’inizio della settimana i soldati statunitensi si sono ritirati delle stesse zone che ora vengono invase dall’esercito turco. L’agitazione politica a Washington non ha dissuaso la Turchia dall’entrare in azione. Soltanto il congresso (su iniziativa dei parlamentari repubblicani che hanno preso le distanze dal loro presidente) sta cercando di fare pressione sul governo turco.

In sostanza questa guerra oppone due alleati degli Stati Uniti: la Turchia, membro di rilievo delle Nazioni Unite, e i combattenti curdi che hanno ricoperto un ruolo cruciale nella riconquista dei territori controllati dai jihadisti del gruppo Stato islamico (Is), con l’aiuto dell’occidente. È chiaro che a Trump sia servita una buona dose di cinismo per consentire che l’esercito turco prendesse di mira i liberatori di Raqqa.

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La Turchia contrattacca definendo i combattenti curdi siriani “terroristi” a causa dei loro legami con il Pkk, il nemico interno della Turchia. Questi legami sono reali, ma non è possibile ignorare il ruolo decisivo dei curdi nella battaglia contro l’Is.

L’operazione turca nasce esclusivamente dalla volontà di Erdoğan di eliminare o quanto meno allontanare la presenza dei combattenti curdi. Il presidente turco vuole creare un cuscinetto oltre il confine con la Siria, un po’ come fatto da Israele in Libano del sud per oltre vent’anni.

I turchi vogliono prima di tutto cacciare i curdi dalla regione, non lasciandogli altra scelta se non quella di chiedere aiuto al regime di Damasco sostenuto da Russia e Iran. Se le cose andranno davvero così, l’autorizzazione concessa da Trump a Erdogan avrà un effetto paradossale.

La debolezza dell’Europa e dell’Onu
In un secondo momento la Turchia intende installare nella zona cuscinetto milioni di profughi siriani che attualmente si trovano sul suo territorio. È un progetto difficilmente realizzabile e discutibile sul piano umano, perché non si tratta di un rimpatrio e inoltre avrebbe un costo esorbitante che ancora non è chiaro chi dovrà coprire. Probabilmente Ankara spera di presentare il conto all’Europa.

La condanna generale, prevedibile, si accompagna all’incapacità (o alla mancata volontà) di fermare la Turchia. La Francia ha presentato una mozione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma si tratta di una mossa esclusivamente politica considerando che la procedura è paralizzata dal costante ricorso al veto da parte delle grandi potenze decise a proteggere i loro “clienti”. L’Onu, ormai, è tornata a essere un sinonimo di impotenza collettiva.

La Turchia ne è perfettamente consapevole. Ankara può contare sull’ignobile arma dei profughi che terrorizzano gli europei, a cui si aggiunge quella potenziale rappresentata dalle centinaia di jihadisti stranieri prigionieri dei curdi che potrebbero ritrovarsi nelle mani del governo turco.

Siamo davanti all’ennesimo episodio inquietante di una guerra che in Siria dura da oltre sette anni e ha portato solo morte e sofferenza. Il fatto che sia il presidente della prima potenza mondiale ad aggiungere guerra alla guerra, anziché contribuire alla pace, è un segno della deriva del mondo di oggi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2019/10/10/turchia-siria-curdi-attacco