Un grande Lecce fa sbandare la Juve

27 ottobre 2019 | 07:43
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Un grande Lecce fa sbandare la Juve
Un grande Lecce fa sbandare la Juve
Un grande Lecce fa sbandare la Juve

La Curva Niord del Lecce LAPRESSE
Il pubblico leccese saluta il primo punto dei giallorossi al “Via del mare” contro una grande nella partita più temuta. I 25mila che hanno preso posto sugli spalti comunque avevano quasi un presagio di una domenica finalmente diversa, quando da mezzogiorno hanno cominciato ad invadere le strade che portano allo stadio.
Nel settore distinti riservato agli ospiti quei 1200 sostenitori bianconeri quasi sparivano sommersi dall’urlo incessante che per 90’ ha sostenuto il Lecce e, dopo un timido “Forza Juve” si sono quasi acquietati quando l’intero stadio li ha apostrofati al grido di “Rinnegati”.
Poi tra paure ed esaltazioni si è arrivati alla fine. E, quando Higuain, dopo lo scontro con Gabriel, è rientrato in campo con la testa fasciata, lo ha salutato un applauso generale: l’epilogo migliore di una bella giornata vissuta all’insegna di una lotta aspra ma leale e sportiva.

Liverani alla vigilia aveva detto che solo un Lecce super in tutto avrebbe potuto sognare di ottenere un punto contro la Juventus ed il Lecce super c’è stato per agonismo, voglia di combattere e decisione a resistere. Il condottiero però ha dovuto disertare la panchina per squalifica ed ha preso posto nella cabina generalmente usata dai cronisti tv. I vetri che dividono la tribuna stampa dalla cabina erano stati oscurati con fogli di carta per cui in solitudine Liverani ha potuto inviare i suoi messaggi. Ed a turno, dalla panchina suppletiva, partiva uno dei collaboratori tecnici a parlottare con Manuel Coppola, che lo ha sostituito in panchina. «Emozione? Assolutamente no – ha detto il vice – I messaggeri? Siamo un gruppo affiatato e ci intendiamo con uno sguardo».
L’infortunio. Sulla partita si è detto pienamente soddisfatto: «Abbiamo fornito una grande prestazione sul piano del carattere, della volontà, del palleggio senza alcun timore reverenziale. Farias doveva essere sostituito perché accusava un problema muscolare. Dovevamo decidere tra Falco e Lapadula e la scelta è caduta su Lapadula, che è stato molto bavo, assieme agli altri». Farias purtroppo da un primo sommario esame avrebbe riportato uno stiramento ad un quadricipite. Un pareggio dopo quello di Milano: «La conferma della prova di Milano ci dà più certezze ed inoltre avere ottenuto il primo punto casalingo contro i campioni d’Italia è assai importante. Non ho mai avuto paura di perdere perché ribattevamo colpo su colpo e riuscivamo a ripartire entrando nella metà campo bianconera. Mercoledì andremo a Genova contro una Sampdoria che dispone di un’ottima rosa, in panchina tornerà Liverani e saprà dare la carica a modo suo».

LA SOCIETà. Il Presidente Sticchi Damiani è entusiasta: «Avevo il presentimento che sarebbe stata la giornata ideale per interrompere il digiuno casalingo ed è stato davvero uno spettacolo bellissimo sul terreno di gioco e sugli spalti. È il Lecce che volevamo, deciso, combattivo, sicuro di sé. Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che i giocatori che entrano dalla panchina riescono ad essere determinanti perché tutti sono pronti a dare il loro contributo. Visto come si è battuto Lapadula? Come si sono inseriti Tabanelli e Rispoli? Abbiamo superato una fase iniziale che ci ha viste incontrare sette squadre fortissime e siamo davvero in crescendo. Con questo spirito la squadra può perseguire gli obbiettivi che ci siamo prefissati».

BOMBER. Mancosu-gol, quarto rigore trasformato e cinque reti all’attivo: «A Milano avevo lasciato a Babacar il rigore. Da capitano mi sono preso la responsabilità perché se lo meritava. Oggi avevo il dovere di calciarlo, e sono andato sul dischetto senza pensare a nulla. Ora tutte le altre squadre sappiano che ci siamo anche noi. Questo punto dà morale a noi e a tutto l’ambiente, non ci dimentichiamo che due anni fa eravamo in C e oggi fermiamo la Juventus. In queste due gare sono arrivate le prestazioni e finalmente anche i punti, dobbiamo continuare così. Nel finale stavo male, quando ho sentito che non c’erano più cambi volevo morire, ma sono tornato in campo stringendo i denti: dovere di capitano».

fonte:corrieredellosport