17 novembre Giornata del Gatto nero
Di gatti sulle navi ce ne dovevano essere un discreto numero, servivano per combattere i tanti topi. Quando secoli fa i pirati sbarcavano sulla costa, con loro scendevano anche i felini, generalmente neri. Per questo gli abitanti dei borghi costieri presero a temerli. E come non ricordare le streghe, che durante il sabba danzavano con questi animali, infine una menzione speciale per gli “invisibili”, come li chiamava Baudelaire, che nell’Ottocento attraversavano la strada d’improvviso spaventando cavalli e cocchieri. Questi sono alcuni dei motivi che col tempo, a causa soprattutto di ignoranza e superstizione, hanno fatto sì che il gatto nero venisse guardato con sospetto, come un animale sostanzialmente diabolico e menagramo. In molti paesi ancor oggi li avvelenano proprio a causa di queste e altre stupidaggini. Come osservava lo scrittore triestino Francesco Burdin “l’etimologia della parola – animale – è in disaccordo con la logica. Chiamiamo animali gli esseri viventi ai quali neghiamo la proprietà di un’anima”. Forse, anche questo negargli un’anima è diventato un modo per giustificare tutto il male che siamo sempre pronti a infliggere loro, sia per ignoranza che per il nostro tornaconto personale. Il gatto nero non porta jella, anzi siamo noi che ne portiamo a lui, se proprio vogliamo dirla tutta, visto che quando ci incontra spesso fa una brutta fine. E’ di qualche mese fa infatti (giugno 2019) la notizia dell’avvelenamento di un’intera colonia di gatti a Marina Piccola (Sorrento). Ben vengano quindi le iniziative come quella che l’Aidaa, capitanata da Desirée Ioviero, ha organizzato questa stasera: una cena di beneficenza, in occasione della Giornata del Gatto Nero, per una raccolta di fondi a favore della cura dei gatti randagi, l’appuntamento è alle 20:30 al Ristoranre Re Food. Al liceo amavo un filosofo tanto piccolo di statura, la madre stessa lo chiamava manelchen (“ometto”), quanto maestoso di ingegno e bontà d’animo, che durante le passeggiate per i viali della sua Königsberg, spesso si fermava a dar da mangiare ai gatti. Scrive lui stesso in una delle tante epistole agli amici “Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali”. Il suo nome era Immanuel Kant, e come dargli torto? C’è anche un altro motto che Kant amava ripetere ai suoi allievi: “Sapere Aude”. Nella Giornata del Gatto Nero, che non è altro che un modo per invitarci a riflettere sui nostri pregiudizi e sulle nostre superstizioni: Sapere Aude, “abbiate dunque il coraggio di conoscere!”, di non lasciarvi sopraffare dall’ignoranza soprattutto in questo mondo social dove tutti credono di sapere e in realtà sanno ben poco, o no?
di Luigi De Rosa
(Le foto a corredo dell’articolo sono state scattate da me alcuni mesi fa, i gatti neri che vedete ritratti sono quelli di Marina Piccola e di Puolo, alcuni di questi mici non ci sono più, morti avvelenati a giugno del 2019)