Lady Insigne-solo voci -Napoli è casa mia
Lorenzo Insigne e la moglie Jenny LaPresse
Dopo l’ammutinamento dei calciatori partenopei nei confronti di De Laurentiis sono circolate varie voci che volevano la moglie del numero 24 lontana dalla città a causa delle minacce subite
C’è una donna – è una figlia, è una moglie, è una mamma – che ha scelto di parlare, di raccontarsi brevemente, uscendo da quel cono d’ombra nel quale vive, per far luce intorno a sè, a questa vita divenuta “strana”, riempita da echi disordinati che spettinano i pensieri e lasciano un retrogusto amaro. «Ci tengo a dire poche cose». Jenny Darone Insigne è una cortese signora che accetta di confessare ciò che avverte, ciò che sente, in questa Napoli che sa, in un racconto talvolta immaginifico, d’inferno, e che invece resta eguale a se stessa ma va narrata: poche parole, sussurrate dall’istinto materno di chi vuole spargere un senso di serenità, laddove non s’avverte il caos terrificante che sembra s’intraveda. «Soltanto spiegare che io non sono in fuga da Napoli, non sono andata via, sono tranquillissima, come sempre, e faccio le cose di sempre: sto a casa mia con i miei bambini, li porto e vado a prenderli a scuola, in una normalità assoluta e totale. E, mi creda, non ci sono motivi per aver paura».
Ma sono stati giorni bui, nessuno può negarlo, e qualcosa è successo nella villa di Allan – che ora si è rivolto alla sicurezza privata – o all’auto della signora Zielinski; e c’è un’indagine avviata dalla Procura di Napoli, per inseguire spiegazioni che non si perdano dietro i rimbalzi della banalità ma che servano a capire in che mondo, in che Napoli, si viva, compresa Jenny Insigne, la “first lady” dello spogliatoio, la moglie del capitano che lascia il calcio fuori dalla porta e ragiona di suo, come l’altra metà del cielo d’un uomo che è un simbolo di questa città calcisticamente ferita. «Io di Lorenzo non parlo, non è giusto che lo faccia e lo farà eventualmente lui, che sa difendersi da solo. E non mi soffermo neanche su vicende che non mi competono e nel merito delle quali non entro. Ma so bene ormai che nel calcio esistono i momenti, quelli belli e quelli brutti, e passerà. Posso dire che conosco le regole del gioco: verranno giorni migliori. Ma io amo Napoli: è la mia, la nostra città, e ci stiamo da Dio. Poi il resto mi sembra un grande, enorme polverone che faccio fatica a comprendere. Non so se, come mi dicono, dipenda dai social, perché io ne sto fuori, ed è meglio così. Ma non c’è paura in me e nella mia famiglia, sono in casa mia e non sono scappata, né c’è la necessità o l’esigenza di farlo».
Quiete e tempesta. E per capire, può aiutare la chiarezza, anche due frasi che servano per liberare da una cappa che sembra si scorga, forse è una suggestione oppure no perché qualcuno – sarà delinquenza, microcriminalità o frutto dell’ira dissennata di certe aree – ha rotto gli argini della quiete ed ha trascinato in una tempesta che però il respiro libero di una donna mitiga raccontando il proprio vissuto e la propria quotidianità, magari affinché si rimuova quel principio di disorientamento attraverso un sorriso che si percepisce al telefono. «A me pare che ci sia un allarmismo esagerato, intorno a una questione semplice. Parlo per me e per la mia famiglia, ovviamente ma noi non abbiamo perduto la nostra serenità». E si sente.
fonte:corrieredellosport