Matteo Palumbo, un maestro raffinato ed autorevole

3 novembre 2019 | 23:40
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Matteo Palumbo, un maestro raffinato ed autorevole

Sorrento. Dopo aver ospitato il Rettore prof. Gilles Pècout e l’amico filosofo prof. Nuccio Ordine tutti si chiedevano come avrebbe potuto l’Istituto di Cultura «Torquato Tasso» poter continuare a mantenere un livello così alto ed ecco che vi proponiamo un incontro, martedì 5 p. v. all’hotel Continental di Sorrento alle ore 18,00, con l’esimio prof. Matteo Angelo Palumbo. Ha insegnato Letteratura italiana presso l’Università di Napoli “Federico II”. Formatosi alla scuola di Salvatore Battaglia e di Giancarlo Mazzacurati, ha sviluppato i suoi studi principalmente in tre direzioni: il romanzo del Novecento, la poesia e la prosa dell’Ottocento, la cultura del Cinquecento. Nel primo settore si è occupato inizialmente del romanzo di Svevo, alla cui opera ha dedicato un volume apparso nel 1976, La coscienza di Svevo. A questo saggio, che affronta alcuni problemi d’interpretazione legati ai primi due romanzi dell’autore triestino, si sono accompagnati negli anni altri interventi, che hanno provato a ricostruire l’influenza di alcuni grandi pensatori sulla cultura di Svevo. Lo studio di Svevo si è nel tempo intrecciato con ricerche su altri protagonisti del romanzo moderno. All’opera di Federigo Tozzi ha dedicato, tra gli altri, due saggi, apparsi rispettivamente nel 1982 e nel 1997: Il narratore interdetto: epifania e paralisi della realtà in F. Tozzi, e “Forza lirica” e mondo allegorico: Tre croci di Federigo Tozzi. Alle novelle di Verga ha dedicato un contributo più recente, mentre dell’opera di Pirandello si è occupato con un intervento sul suo primo romanzo: L’esclusa. All’interno di un volume collettivo intorno alla questione del canone letterario, pubblicato da Bruno Mondadori nel 2001, ha scritto un saggio sulla tipologia del romanzo moderno e sulle differenze che lo distinguono rispetto alla tradizione del romanzo ottocentesco. L’altro terreno di ricerca è costituito dalla letteratura del primo Ottocento. In questo ambito è intervenuto con un volume sulle prose di Ugo Foscolo (Saggi sulla prosa di Foscolo, Napoli 2000, nuova edizione) e con numerosi saggi, che hanno soprattutto analizzato la lirica foscoliana e la sua particolarissima concezione, la struttura dei Sepolcri, e, per quanto riguarda Leopardi, hanno proposto letture di alcuni canti e di operette morali particolarmente ricche di interesse e di echi letterari come l’Elogio degli uccelli. Si è occupato della scrittura storica successiva al grande modello della Storia d’Italia. Tangenziali a questo campo d’indagine sono stati altri interventi, che hanno avuto per oggetto alcuni poeti petrarchisiti, la letteratura del comportamento o testi seicenteschi sul carattere della nobiltà. Matteo Palumbo collabora a riviste italiane e straniere; fa parte del comitato direttivo di Critica letteraria e di Napoli nobilissima, e dirige la collana Letterature presso l’editore Liguori. Ha svolto, inoltre, seminari e corsi presso numerose università straniere. A Giugno 2016, a chiusura del suo insegnamento l’università gli offrì un palcoscenico di prestigio: l’Orto Botanico, chiedendogli di chiudere il ciclo di incontri di quell’anno proponendogli una riflessione sul tema dei giardini in letteratura, per dimostrare, ancora una volta, la sua capacità di italianista, di spaziare da Dante alla contemporaneità, di rinnovare il patrimonio di conoscenze critiche sulla cultura rinascimentale come su quella otto-novecentesca. Stagioni letterarie che Palumbo ha studiato indagando i segreti di opere e autori troppo spesso compressi in interpretazioni critiche punitive. Un maestro raffinato ed autorevole, la cui lezione di metodo scientifico, e soprattutto di profondità intellettuale e di garbo umano, resta fondamentale per tutti coloro che, pur nella varietà tematica e metodologica dei loro studi, intendono avvicinarsi ai principali interessi di Matteo Palumbo. Storiografia, novellistica, poema, riflessione politica e morale: il suo lavoro sul Rinascimento si è esteso negli anni ai più diversi ambiti del pensiero e della cultura, all’insegna di una vocazione plurale sempre più consapevole, ma tenendo al tempo stesso fermo il punto gravitazionale intorno alla grande figura di Francesco Guicciardini e la sua rivalutazione contro il pregiudizio desanctisiano che lo voleva asservito ai potenti. Allo scrittore fiorentino ha dedicato un volume sui Ricordi (Gli orizzonti della verità, 1984) e una monografia (Francesco Guicciardini, 1988). Con Ricordi politici e civili Guicciardini può essere considerato il fondatore del genere dell’aforisma morale e politico. Il termine “ricordo” non significa infatti qui “rimembranza”, ma piuttosto “ammonimento, consiglio”, parole che si inseguiranno nella relazione del professore quando ci parlerà di un altro grande della letteratura italiana: Ugo Foscolo.
Aniello Clemente