Per ora , la posizione del Ancelotti non è in bilico, ma presto potrebbe diventarlo. Aurelio De Laurentiis crede ancora nel suo allenatore ma le pressioni dei suoi collaboratori potrebbero spinger il patron azzurro ad una decisione clamorosa.( ESONERO) Nella partita di ieri sera al San Paolo si è visto un Napoli senza anima e voglia.Nessuno ha più fiducia nell’altro
E ora che succede? Il Napoli non c’è più. Il suo allenatore, l’uomo delle tre Champions, il leader calmo fuori ma furibondo dentro, non è stato capace di tracciare una strada che portasse fuori dalla crisi. La squadra si è dissolta, fra paure, tormenti, rotture, rivolte, rabbie represse ed esplose. Serviva solo la vittoria, non contava il gioco, non contava lo spettacolo, ci volevano solo i tre punti che non sono arrivati. Stasera questa squadra potrebbe sprofondare a -5 dalla zona delle Coppe, ma quello che ora fa davvero paura è affrontare il domani. Non si capisce come, non si vedono l’idea, la soluzione, la spinta per scappare via da momenti come questo. La gente lo ha capito e non ha la pazienza di aspettare. Sono stati i giocatori a spingersi in quel vuoto spaventoso, a staccarsi da chi più li ama, iniziando una crisi di risultati e di gioco sul campo e trasformandola in una crisi di rapporti fuori dal campo. Ora tocca ai giocatori e al loro condottiero uscirne.
In mezzo a questa tempesta di sentimenti tumultuosi il capitano di vascello cercava di tenere la barra dritta, di schivare le onde sul fianco della barca per evitare il naufragio. Ancelotti cercava di spingere il Napoli verso una vittoria che non valeva tanto per la classifica quanto per il mondo esterno alla squadra. Ma non c’è riuscito. Nemmeno stavolta è stato fortunato, il fallo di mano di Lerager sarebbe stato da rigore anche con le vecchie regole, ma in una giornata così era solo un appiglio. La partita era chiara, da una parte una squadra in sé, dall’altra una squadra angosciata da problemi in cui è andata a cacciarsi.
Il Genoa aspettava il Napoli in cima a una montagna di paure, di tormenti, di passioni dilapidate. In ordine cronologico e di importanza il Genoa era l’ultimo ostacolo da abbattere. Prima c’erano altri problemi da risolvere. Non pesavano nelle gambe dei giocatori del Napoli i minuti faticosi di questa partita e di quella giocata in Champions, pesavano invece nella loro testa le giornate trascorse ognuno a casa propria invece che a Castel Volturno. Pesavano gli striscioni che ad ogni angolo di Napoli ricordavano un tradimento (per i tifosi) e un’assurda imposizione (per i giocatori). Pesavano i fischi del San Paolo che ferivano per la freddezza (era mezzo vuoto), almeno quanto per l’ostilità. Quei fischi che, a capo chino, i giocatori hanno raccolto a fine partita.
Il Napoli ha giocato per se stesso e contro se stesso, in una partita in cui servivano delle qualità che questa squadra non possiede. Era tutto strano ieri a Napoli, tutto al contrario, la pioggia nella città del sole, i fischi nello stadio che canta, la paura nella squadra che un tempo aveva coraggio.
fonte:corrieredellosport