Buon Compleanno Norman IX Edizione
Torca (Sant’Agata sui Due Golfi ) – Mediterraneanise, mediterraneizzarsi* ecco cosa facciamo quando festeggiamo Norman Douglas. Mediterraneizzarsi verbo con il quale Douglas intende invitare i suoi lettori dell’Europa settentrionale a liberarsi dall’ossessione per il dovere, del vivere per lavorare, del guardare sempre e solo avanti, mentre sarebbe meglio fermarsi: riprendere contatto con le cose essenziali ed eterne. “Sognare nella Terra delle Sirene; inseguire stati d’animo e pensieri così come si vengono snodando dai misteriosi loro recessi, come ombre su di un sentiero del bosco, in giugno; vagare tra le colline, riempiendo la mente di nuove immagini sulle quali tranquillamente indugiare, respingendo le appassite erbacce del ricordo, con l’insensibile torpore del serpente, senza preoccupazioni derivanti dai cosiddetti “problemi del giorno”. “Buon Compleanno Norman“, lo pronunciamo alzando al cielo calici di vino rosso (Terra delle Sirene) davanti a tavoli addobbati con mirto e peperoncini, il ricettario dal quale si trae ispirazione per il nostro desinare, infatti, è “Venere in cucina” opera di Douglas naturalmente. Una Venere, quella di Norman, che ammicca e seduce con lo stesso sorriso dell’ancella Baubo alla sua padrona Demetra. Ah, perdonatemi queste citazioni, non si può raccontare Norman Douglas senza lasciarsi andare alla mitologia greca: ogni pietra, ogni singolo sasso, come ci ha insegnato il Maestro, in questa terra “parla” il greco antico. Dunque, come farebbe l’illustre festeggiato, nato a Thüringen l’8 dicembre 1868, il nostro ospite Vincenzo Astarita, senza il quale di Douglas si ricorderebbero ben pochi in questo Paese dalla memoria corta e la cementificazione facile, apre il pranzo con un “Consommé Paolo e Francesca“, delizioso hors d’oeuvre, brodo ricavato da carni tenere come quelle dei due giovani amanti. Segue “Allegro Sformatino Zuc + Zuc” ovvero riso su salsa di zucca con un cappello di melanzana, sembra Baubo che, travestita da “pagliaccio”, strappa il primo sorriso alla disperatissima Demetra, nera come la peste per la scomparsa della figlia Persefone. E’ così che è nata l’Estate, con un sorriso allegro dopo tanto dolore, dico bene signor Douglas? Lasciamo la zucca non rinunciando alla dolcezza, quella della Malvasia che profuma i lombi di manzo, ancora Grecia, Peloponneso: Monemvasia, ah il vino dei greci! All’allegro sformatino e ai gustosi lombi fa seguito un “Petit Gateau Patata e erbetta profumata“, di quelle erbette che le contadine, di Termini o Nerano?, non ricordo più, insegnavano al nostro scrittore come riconoscere e quando raccogliere. Segue “Torta d’amore Persiana Omar Khayyam“, un dolce alla mandorla perché il mandorlo è il primo a “svegliarsi dal sonno invernale e a sorridere alla vita”, calza a pennello con il suo sapore tenero e delicato in questo nostro viaggio culinario afrodisiaco. Douglas avrebbe sorriso a questa torta decorata con roselline e peperoncini recitando sornione: “Sappi che dall’anima devi separarti, e che andrai dietro i veli del segreto di Dio. Bevi vino, ché non sai donde sei venuto: sii lieto, perché non sai dove anderai”**. Infine, per non fare un torto alla nostra dea ispiratrice, messi da parte volgari ammazzacaffè di produzione industriale, ci siamo accomiatati da questo lauto pasto sorseggiando un Elisir Rosae, rosolio di rose, realizzato seguendo ancora una volta le ricette antiche. Venere è riverita. Un ringraziamento doveroso va al ristorante “Il Fienile” di Torca, allo chef Luigi Guarracino, a Stefano Ruocco dell’Archeoclub di Massa Lubrense, a Renato Esposito degno rappresentante di Capri e delle Edizioni la Conchiglia, che da anni pubblicano edizioni curatissime ed eleganti dei testi di Norman Douglas. Un saluto a tutti i commensali – “mediterraneanise” with us, of course. Infine, dulcis in fundo, un “Evviva chi l’ha fatto!” (alla maniera di Antonio Mancini che controfirmava così i quadri dell’alunno Antonio Asturi quando erano un capolavoro) a Vincenzo Astarita che ci auguriamo non si stanchi mai di Norman Douglas, della Terra delle Sirene e di trarre capolavori culinari dai testi dell’eclettico scrittore britannico.
di Luigi De Rosa
(*traduzione di G.Viggiani, Siren Land, 2002, La Conchiglia Capri).
(**quartina di Omar Khayyam, la traduzione dal persiano è di Vittorio Rugarli).