L’ANIMA DELL’ACQUA |
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A Castel dell’Ovo in mostra l’opera di Claudio Koporossy

19 dicembre 2019 | 17:27
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A Castel dell’Ovo in mostra l’opera di Claudio Koporossy

L’ANIMA DELL’ACQUA di CLAUDIO KOPOROSSY
a cura di Mimma Sardella
Castel dell’Ovo, Sala delle Terrazze
19 dicembre 2019-20 gennaio 2020
Realizzazione e allestimento: Il Cigno GG Edizioni, Roma

La mostra, fortemente voluta da Il Cigno GG Edizioni di Roma, nella persona del presidente Lorenzo Zichichi, sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli che ne predispone l’ospitalità, si compone di circa cinquanta opere fotografiche a colori, per la maggior parte di formato 60×90 cm., realizzate dal fotografo di fama internazionale Claudio Koporossy. L’artista, per la prima volta a Napoli, ha scelto personalmente il luogo, Castel dell’Ovo, per esporre le sue riprese fotografiche tutte dedicate all’acqua, elemento primordiale, vitale per eccellenza, che nelle sue opere diventa raffinata magia. Ha esposto in varie città del mondo, da settembre a ottobre dell’anno in corso a San Pietroburgo, nelle sale dell’Accademy of Fine Arts con la curatela di Semyon Mikhailovsky, rettore dell’Accademia della città russa. Di lui ha scritto, tra gli altri, Marco Di Capua, curatore della mostra tenuta solo un anno fa ai Musei di San Salvatore in Lauro, a Roma: Tutto è così splendidamente… immobile. Quasi che cristallizzare, all’apice della sua perfezione estetica, ciò che per sua natura è fuggevole, mobile e inafferrabile, stabilisca il cuore dell’azione di Koporossy. L’artista italo-svizzero ha una personalità caratterizzata da una grande consapevolezza della sua opera, tanto che desidera descrivere, parlando di sé, del come, delle stesse motivazioni del suo fare, anzi di scegliere l’oggetto da fotografare, in adesione al suo sentimento di forte empatia con l’altro da sé. Rivela nell’impostare prima che la ripresa, proprio nella scelta dell’oggetto-soggetto caratterizzato dalla sua fuggevolezza che nega ogni mise en place preventiva al suo scatto, l’esclusione di qualsiasi attitudine ad essere fotoreporter. Il suo è il racconto di un artista creativo, le sue fotografie sembrano dipinte da un pennello personale con una lievità insospettata nel condurre l’occhio allo scatto di ripresa che resta, in assoluto, l’oggettivazione dell’immagine.  Claudio Koporossy, fotografo italo svizzero, viene a Napoli a esporre le sue opere su carta nella Sala delle Terrazze del Castel dell’Ovo, luogo mediatico accuratamente scelto per lo stringente rapporto con il mare, la gran madre, infinita e complessa espansione d’acqua. Perché l’acqua è per lui, come egli stesso racconta, una magnifica ossessione. L’attenzione che il suo sguardo riserva all’acqua come elemento il più versatile alle forme, perché forma non ha, come alle luci che ne danno colore, perché colore non ha, diventa la sua struggente azione dietro l’obiettivo della sua macchina fotografica: catturare l’attimo fuggente del movimento liquido eppure intensamente intriso di forme di luce dell’acqua mentre scorre. La sua ricerca nasce nel 2014 e si infittisce in elaborazioni sempre più complesse, usando macchine della più avanzata tecnologia, nella scelta dei luoghi di ripresa, come le fontane monumentali di Roma piuttosto che di Parigi, Dubai, Abu Dhabi, Muskat, Lugano, Algeri infine San Pietroburgo. Napoli sarà. Ogni luogo non diventa un diario di viaggio, è piuttosto, per Koporossy, il luogo dove si compensa la ricerca della forma con l’attenzione spasmodica dell’occhio della macchina che utilizza e che diventa il suo pennello, mai tanto rapido come il suo occhio. Perché, dice, la capacità del nostro occhio è impressionante. Le macchine fotografiche….sono lontane anni luce da quanto può fare l’occhio umano. Eppure è quello, il mezzo fotografico, il mezzo per eccellenza, l’unico disponibile per raccontare l’immagine di una visione che appare lì, in quell’istante, carpita sapientemente in quell’attimo fuggente, irripetibile, provocatrice di emozioni. Capacità visionaria o verità denudata, ambedue i tratti esistono e si compensano nelle forme che appaiono nella resa fotografica, suggestivi episodi visivi che non lasceranno mai che il primo attore, lui, il fruitore dell’opera, seppure il più distratto, sia un passivo spettatore. Difficile davvero, sostando dinanzi alle foto artistiche di Koporossy, non lasciarsi coinvolgere dall’emozione, anche solo di un attimo, ché è questo il senso della visione come della vita: cogliere l’attimo per poi andare, arricchiti e forse migliorati nella propria umanità, perché la Bellezza rende gli uomini migliori e soprattutto liberi.
Mimma Sardella

(info tratte da www.comune.napoli.it)