Costiera Amalfitana. L’eterno conflitto tra natura e territorio: riceviamo e pubblichiamo l’articolo del geologo Di Benedetto
Tra il 19 e 20 dicembre 2019 si è verificata una non inedita serie di rotture di preesistenti equilibri instabili,potenzialmente diffusi su tutto il versante sud dei M. Lattari, in pratica la costiera. Si sono ripetuti dissesti storici e periodici di più o meno forti precipitazioni pluviali, manifestatisi con forme di scorrimento della parte corticale sedimentaria poggiata sulle rocce calcaree e dolomitiche concentrate sulle aree che costeggiano l’intera viabilità. Data la sfavorevole morfologia il fenomeno ha coinvolto, oltre il detrito superficiale di varia natura, il trasporto di alberi invadendo le arterie di comunicazione con ulteriore isolamento della costiera verso Salerno e tra i centri abitati. In concomitanza , alcune macere fiancheggianti a mezza costa le strade,in parte hanno ceduto alla spinta dei retrostanti terreni egli effetti di questi rapidi movimenti sono legati alla forza di gravità che imprime a questa massa detritico-sabbiosa satura di acqua piovana mista a massi rocciosi velocità ed energia cinetica in grado di portare a rottura parapetti del ciglio stradale come a Cetara, Scala, Ravello, altrove. La costruzione delle strade in costiera, belle e attraenti, ha fatto superare secoli di isolamento dei centri urbani dopo la fine del ducato autonomo, dovuto alla morfologia estremamente accidentata. Su di esse, fin dalla costruzione, pende una situazione di pericolo che poteva e doveva essere in buona parte evitata se non fossero stati modificati i progetti iniziali. La strada è l’opera di ingegneria più legata alle condizioni geologiche, quelle affioranti nel territorio non sono del tutto idonee alla viabilità attuale che esige un risanamento per il pericolo diffuso di crollo di massi ( vere e proprie frane ) e la mancata sistemazione idraulico-forestale estesa ai pendii sovrastanti le arterie di collegamento. Si riprenderà questo aspetto nella sintesi di queste osservazioni.
La natura dei due tipi prevalenti di dissesto: rottura macere e scivolamenti della coltre superficiale
- Le macere e relativi terrazzamenti, disposti parallelamente alle isoipse con i benemeriti prodotti agricoli, sottintendono un’eccellente opera che ha ridotto, non del tutto, l’azione erosiva delle acque piovane e della gravità agenti sui pendii ripidi e instabili. Queste semplici costruzioni, se eseguite da persone con esperienza trasmessa senza testi scritti, sono di facile messa in opera, assicurano la tenuta dei terreni coltivi a ridosso dell’alzata ( la costa ). Nei secoli questa particolare sistemazione è stata favorita anche dal basso costo data la facilità della materia prima abbondante localmente, le pietre calcaree. Il concio lapideo sbozzato è il tessuto base tenuto insieme dal reciproco attrito con e senza malta, dei due sistemi il secondo è più elastico adattandosi meglio alle irregolarità, l’intera struttura è di facile manutenzione. La funzionalità e la vita di esse dipende da un insieme di fattori di natura idraulica : 1) se il terreno da difendere è molto ripido, al fine di farle reagire meglio alle spinte statiche si ricorre alla sezione trasversale con pendenza verso monte adottando angoli di scarpa variabili, coordinando un’idonea fondazione,2) se la macera deve reggere in equilibrio la massa dei terreni coltivi l’origine delle spinte statiche risale alla quantità di acqua piovana assorbita nel terrazzamento . L’acqua, penetrando tra le particelle del terreno,riduce l’attrito e la coesione molecolare delle masse limo-argillose innestando spinte statiche sui conci per ristagno dell’acqua se non esiste il drenaggio, meccanismo noto da sempre. Se i conci non sono ben sbozzati e incastrati per sviluppare resistenze di attrito ( crescente con la superficie di contatto ), possono sconnettersi con creazione di vuoti e successiva rottura della macera. Da ciò la multipla accortezza: 1) per evitare l’insorgere delle spinte dei terreni saturi sul paramento interno si procede alla messa in opera del setto drenante, il vespaio, elemento di protezione costituito da pietrame a granulometria ghiaiosa la cui funzione è quella di prosciugare il terreno, emungere l’acqua assorbita aumentando la capacità portante della macera e della fondazione. L’opera si completa con feritoie praticate nel setto della macera ,più diffuse verso la parte basale, ottenendo notevole contributo all’allontanamento dell’acqua 2) la macera deve essere fatta con pietre di larghezza non inferiore allo spessore del muro,soprattutto alla base, conferendo una resistenza in blocco e praticando vie di fuga delle acque piovane per evitare erosioni e sgrottamenti che comprometterebbero l’intera opera. La rottura delle macere sulle rotabili per Ravello, Pontone, Minori, Scala, è da attribuire all’assenza del setto drenante, posizione ortostatica e difetto di fondazione stabile. I terreni spingenti, in realtà limitate zolle, hanno agito su una superficie neoformata concava per perdita di coesione dovuta alla lenta e prolungata pioggia.Le strade sono state invase da masse di detriti e grossi massi già presenti
- Movimento verso il basso della coltre di terreni in equilibrio limite (erosione accelerata). Danni maggiori, per puro caso solo ai parapetti delle strade e autoveicoli, sono stati causati dallo scorrimento della coltre sedimentaria che ricopre i pendii calcareo dolomitici con trasporto di alberi- Gli scivolamenti, simili alle più pericolose colate di fango, sono stati causati dalla perdita di coesione dei terreni di copertura dovuta alle pressioni idrauliche di una parte dell’acqua pluviale che non ha avuto modo di penetrare in profondità per contrasto di permeabilità tra la coltre molto più porosa delle sottostanti rocce calcaree. Anche questo meccanismo è noto. I pendii e molte aree sovrastanti le carreggiate sono privi di impianto didifesa idraulico-forestale con trincee, cunette, paletti di consolidazione della coltre di copertura, per cui le erosioni hanno scalzato gli alberi fino all’affioramento delle radici molto ridotte e non in grado di assicurare l’ancoraggio. Il pericolo di erosioni può proseguire in quanto una parte dell’acqua di pioggia, durata quasi 24 ore, è penetrata in profondità e riaffiorerà ovunque seguendo i circuiti carsici. Si rilevano molti alberi in equilibrio instabile pronti ad essere abbattuti da raffiche di vento.
Allarme-fiume ad Atrani
Il torrente Dragone nell’ attraversare il centro abitato vanta, si fa per dire, una situazione imperdonabile: subito a valle di una restrizione dell’alveo, si incontra il tratto tombatocotruito fine anni 1970/inizio anni 1980 (al momento non si ricorda la data precisa). La copertura ha profilato una sezione idraulicamente insufficiente, sede delle esondazioni del 1987 e 2010, dimezzando il periodo di ritorno di questo pericolo. La pioggia caduta sul bacino, durata molte ore ma con medio-bassa intensità, ha ingrossato il torrente con un tirante di 30-40 cm rilevato sulla predetta sezione alta 2.60 m per 3.10 m. Alcuni cittadini chiedevano informazioni sul reale pericolo, si sono rassicurati osservando il torrente che, pur brontolando, incurante di dissesti ( ? ) avvenuti a monte, proseguiva il percorso senza la minaccia dell’onda di piena .Il torrente è un fedele termometro della quantità di acqua che cade sull’intero bacino imbrifero, le condizioni meteo e la portata del torrente non facevano prevedere pericoli venturi, ma stampae TV hanno riportato notizie differenti dalla reale situazione ( popolazione in preda al panico ) con segnalazione addirittura di una frana che minacciava, e minaccerebbe, il torrente e l’abitato. L’evento del 2010 è stato molto più forte, ha interessato il comprensorio costiero salernitano , in un giorno di pioggia furono registrati 130 mm, nella zona ristretta a Scala e Atrani in poco più di un’ora l’intensità di pioggia è stata 80.8 mm, forte pioggia ( cfr. Convegno Flat Model a Fisciano ).
Nei mesi di novembre e dicembre sul Mediterraneo orientale si formano anticicloni estesi dalla Grecia alla Turchia e oltre con richiamo di una vasta corrente caldo-umida, lo scirocco, che dalle aree sud-est del nord Africasi dirige verso nord apportando precipitazioni sulla fascia tirrenica e adriatica. Il fenomeno atmosferico 2019 è stato più massiccio perché le correnti sciroccali sono state rinforzate dalle onde di ROSSBY che con ciclo decennale ( variabile ) apportano periodi più caldi e più freddi, il clima per definizione in eternocambiamento.I dati pluviometrici in elaborazione indicano che su una vasta superficie sono caduti 200 mmdi pioggia durata quasi 24 ore, ma gli effetti al suolo mutano, in quanto terrazzamenti e corsi d’acqua rispondono diversamente in funzione delle caratteristiche pluviali ( durata e distribuzione dell’intensità) , nel caso Atrani il corso d’acqua, con notevole pendenza, ha smaltito senza affanno l’acqua ricevuta sull’area idrografica.
SINTESI
Lo scenario che si è presentato dopo la pioggia ha messo in evidenza la fragilità dell’ambiente costiero che può essere isolato dalla rottura di parte di una macera. Tenendo presente il paesaggio, rappresentato dai terrazzamenti diffusi e le caratteristiche della pioggia , il numero delle macere che ha subito una rottura per scivolamento di una zolla del terrapieno contenuto è inferiore alla decina.Si ricorda che nel 1924 l’abitato di Vettica fu distrutto con tragiche conseguenze per il crollo di una serie di terrazzamenti, motivo per cui in Italia fu introdotto il concetto operativo di rischio idrogeologico. A Cetara il torrente con letto ricoperto è esondato con effetti simili alle vicende del 2010 ad Atrani, non noti i mm di pioggia caduti sul bacino torrentizio.
I pericoli in costiera, tralasciando mareggiate e scosse sismiche di intensità non elevata, sono le esondazioni dei corsi d’acqua e i dissesti. Questi ultimi hanno due nature, antropica e naturale.
Il tracciato delle strade è stato condizionato dalla morfologia che ha avuto un ruolo determinante nell’elevare il grado di pericoli e rischi riportato dettagliatamente nella cartografia del Piano Assetto Idrogeologico. Essendo strade di montagna a mezza costa, per evitare le pendenze elevate nel collegare i centri urbani, esse sono state allungate con sviluppi tortuosi della sede stradale. La combinata minaccia della macere e dei pendii instabili eleva il rischio in una morfologia già sfavorevole.
L’altro pericolo naturale e diffuso s. La catena dei M. Lattari è una serie di massicci fratturati per motivi legati all’orogenesi, le rocce sono attraversate da superfici di scivolamento formatesi per effetto delle tensioni meccaniche agenti, come detto, in fase di orogenesi. Queste superfici a franapoggio sono evidenti sulla falesia che costeggia la SS 163 a Castiglione di Ravello appena prima di Atrani. Le situazioni di potenziale instabilità da incrocio di piani di frattura che isolano massi in equilibrio limite sono presenti fino alle quote più alte.
Il masso franato che ha bloccato in località Capo d’Orso la viabilità per Salerno si è staccato a quota 550 m circa s.l.m., indipendentemente dagli incendi. Il tracciato stradale, come è stato fatto nella prima metà dell’800 è da considerarsi una sfida alle leggi della natura. La soluzione dei dissesti, che teoricamente può apparire semplice, presenta nella pratica difficoltà sia per la vastità del fenomeno che per accidentalità morfologiche Un esempio di intervento di risanamento con ottimi risultati è presente sulla strada Ravello-Chiunzi con la tecnica dei gabbioni che hanno resistito egregiamente all’azione erosiva dell’acqua pluviale e l’aerazione assicurata dai gabbioni tende a prosciugare i terreni. Precedentemente un buon tratto della carreggiata veniva invaso da uno strato di detriti e pomici, In molti tratti della costiera le gallerie avrebbero evitato problemi. Nonostante questi pericoli, l’insediamento umano si è concentrato sulle zone basse e senza sfuggire i versanti montani.
Atrani, gennaio 2020