Franceska Mann, la ballerina ebrea che sparò ai nazisti
Franceska Mann è ricordata dagli ebrei superstiti dell’Olocausto grazie a una sua azione eroica nel campo di concentramento di Auschwitz, allorquando, insieme a un gruppo di nuovi arrivati, venne portata in una stanza sita accanto a una camera a gas e le venne ordinato di spogliarsi al fine di procedere alla consueta attività di disinfestazione. La Mann si tolse i vestiti lentamente in modo da distrarre le guardie, riuscendo a colpire in fronte una di esse con il tacco di una scarpa. Prese poi la sua pistola e le sparò allo stomaco, causandone la morte. Un secondo colpo ferì un sergente SS: la sua azione ispirò le altre prigioniere che iniziarono una rivolta, debellata solo grazie all’utilizzo di mitragliatrici. La Mann morì negli scontri.
LA SUA STORIA – La Mann inizia la sua carriera nella Varsavia degli anni Trenta con il nome di Lola Horovitz, e in breve tempo diventa una delle ballerine più apprezzate nella capitale polacca, dove spesso si esibisce al Melody Palace. Nel maggio del ’39 partecipa ad una gara internazionale di danza a Bruxelles, raggiungendo il quarto posto e confermandosi come una delle migliori promesse della sua generazione. La sua scalata al successo viene però brutalmente stroncata dall’arrivo della guerra. Pochi mesi dopo la competizione internazionale di Bruxelles assiste inerme alla spartizione della Polonia tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica. Finisce così nell’inferno del ghetto di Varsavia, da dove tenta di fuggire senza successo. Sarà vittima, come altri 2500 ebrei, della trappola dell’Hotel Polski, ideata dalla Gestapo grazie all’aiuto di alcuni collaborazionisti. Attirati dalla promessa di espatriare in sud America con passaporti stranieri, gli abitanti del ghetto coinvolti nell’operazione vengono invece consegnati nelle mani dei loro futuri persecutori.