Dopo una settimana di surreali smentite di cui ancora non si è capito il senso, oggi Luigi Di Maio farà un annuncio. Si tratterà del suo clamoroso passo indietro da capo politico del M5S? A soli quattro giorni dal voto che dall’Emilia Romagna potrebbe terremotare il governo e l’alleanza con il Pd. Ma è arduo comprenderlo perché la sua strategia in queste ore è sfumata, ingolfata di mezze verità, notizie veicolate per depistare e spostare l’attenzione.
Intanto il Movimento sta iniziando a perdere altri pezzi: Michele Nitti e Nadia Aprile raggiungono i colleghi ex M5s al gruppo Misto dove ad inizio anno ha traslocato anche l’ex ministro Lorenzo Fioramonti che ha in programma la costituzione di un nuovo gruppo che si chiamerà Eco.
Con i due nuovi passaggi salgono a 14 i deputati ex M5s che siedono al Misto: per formare un nuovo gruppo ne servono 20. In totale in questa legislatura sono 31 i parlamentari eletti con il M5s e passati ad altri gruppi, per scelta personale o perché espulsi. Molti di loro sono stati obbligati a traslocare per questioni legate alle cosiddette restituzioni di parte del loro stipendio da parlamentare.
L’Alleanza: Zingaretti dichiara di essere contrario alla decisione di Di Maio, ma Conte assicura che il Governo non subirà ribalte.
Il Successore: Ci sono varie ipotesi, tra cui Vito Crimi, membro anziano del comitato di garanzia. Di Maio vorrebbe restare capo-delegazione, seguendo la formula del Pd che ha permesso al ministro Dario Franceschini senza cariche nel partito, di rappresentarlo al governo. Ma su questo, fanno sapere dall’area più filo-dem del M5S ci sarà battaglia, perché non è scontato che glielo lascino fare (ai gruppi parlamentari piace Stefano Patuanelli e in subordine Alfonso Bonafede). Crimi è stato allertato nella giornata di ieri mentre diversi membri M5S del governo, a partire da Stefano Buffagni, annullavano le loro ospitate televisive. Il viceministro all’Interno, uomo di fiducia di Davide Casaleggio, traghetterà i 5 Stelle fino al summit di marzo, poi si vedrà.