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Xenobot, la prima macchina vivente

20 gennaio 2020 | 10:07
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Xenobot, la prima macchina vivente
Xenobot, la prima macchina vivente
Xenobot, la prima macchina vivente

Stati Uniti – I ricercatori della Tufts University, vicino Boston (Massachusetts), hanno presentato al mondo la prima macchina vivente, si tratta di un artefatto non più grande di una puntina di spillo, 700 microns per la precisione, realizzato da un algoritmo, i risultati di questo studio sono stati pubblicati su PNAS  (Proceedings of the National Academy of Sciences). Ogni cellula dell’esserino a cui non è stato dato ancora un nome  è  tratto, “harvested” scrivono gli scienziati, da una rana. In estrema sintesi a un algoritmo è stato dato l’incarico di assemblare cellule provenienti da un embrione di Xenopus laevis, il risultato non è un anfibio ma un qualcosa che non è un robot ma neanche una nuova specie, una via di mezzo che non ha ancora un nome, nuovi robot, chiamati xenobot, costituiti da cellule epiteliali e cardiache artficialmente “montate” dai ricercatori per poter svolgere alcune azioni, come muoversi o spostare piccoli oggetti. L’esserino-rana si muove in maniera autonoma, guarisce le proprie ferite, è programmabile dall’esterno ed è in grado di sopravvive per settimane. Tempo addietro altri ricercatori avevano indetto un concorso, l‘International Genetically Engineneered Machine competition durante il quale  frotte di nerd si sono divertiti a modificare il genoma dell’Escherichia Coli come fossero alle prese con un videogioco. Bè alla luce di tutto questo il Frankenstein inventato dalla fantasia Mary Shelley sembra una fiaba per bambini, affidare a un algoritmo l’assemblaggio di una cosa a cui non si riesce a dare neanche un nome mette i brividi. Staremo a vedere.
Luigi De Rosa

(per apprfondimenti consiglio www.scienzainrete.it; le foto nel post sono tratte dal web)