Festa ad Atrani “La caduta del masso” di Santa Maria Maddalena, di cosa si tratta?
Atrani, Costiera amalfitana . Il 24 febbraio 2020, la comunità di Atrani festeggia uno dei miracoli attribuiti a Santa Maria Maddalena : ” La caduta del masso”.
Ma quanti conoscono l’accaduto? Sicuramente in pochi nonché anziani. E le nuove generazioni? Sono alquanto pessimista.! E’ opportuno, allora, richiamare alla memoria l’episodio sia perché poco noto, ma anche e soprattutto per tramandarne il ricordo ai nostri figli. Fa parte del nostro passato, della nostra cultura, dell ‘ ” Atranesità”. Una comunità che non ha passato non ha futuro.
E’ giusto, dunque, ricordare e lo faccio riportando testualmente quanto da me già pubblicato su ” La Maddalena , peccatrice o apostola degli apostoli?”, di Andrea Cavaliere, edito da “Il quaderno edizioni”, anno 2018.
Da pag. 93 in poi …. ” La tradizione popolare locale attribuisce alla santa patrona alcuni miracoli. Per la verità la Chiesa ufficiale non ha mai riconosciuto questi avvenimenti ” eccezionali” perché non supportati da prove concrete e documentate . Manca, in altre parole, la scientificità. Forse siamo in presenza di semplici coincidenze e/o di casualità e/o di suggestioni. Le testimonianze, inoltre, sono soltanto orali. Dunque sono solo racconti, folclore locale, ” ricordini” da vendere ai tanti turisti. Non per questo, però, bisogna cancellarli dalla memoria, ma anzi vanno ricordati e tramandati.” ….
… ” Prima di procedere, inoltre, un’ulteriore precisazione: lo svolgersi dei fatti potrà essere messo in discussione, in parte o totalmente, da versioni differenti proprio perché basato su tradizione orale e sulla memoria dei più anziani. Tutto, però, potrebbe cambiare alla luce di prove e certezze scientifiche. In tal caso sarò lieto di riconoscere il mio errore ed accettare le novità”. Per adesso riporto l’ipotesi più ricorrente.
Il miracolo del masso
… Incerta la data dell’avvenimento, addirittura incerto il secolo, sicuramente siamo dopo il 1683, anno di costituzione dell’educandato dell’Istituto S. Geltrude…. .
Pomeriggio ( o forse era mattino? l’unica certezza è che l’episodio è avvenuto alla luce del giorno, quindi, presumibilmente, dall’alba al tramonto.) del 24 febbraio di un anno sconosciuto (perché proprio questa data? Per convenzione ? chi l’ha deciso? perché?). L’aria fresca dell’ inverno in corso concilia il restare a casa al caldo, per chi, ovviamente, può permetterselo. Così una “domina”, di cui non si conosce l’identità, ma che ” il tam tam ” dei paesani vuole appartenere ad una nobile famiglia locale, impartisce disposizioni per le faccende domestiche alla cameriera mentre scambia qualche “zeza” (gossip paesano) con una sua amica nel vasto salone di casa, spesso utilizzato per feste e balli unicamente per parenti dello stesso casato o amici di rango elevato. Improvvisamente, un rumore, un forte boato interrompe la piacevole chiacchierata. Le due si guardano meravigliate ed istintivamente volgono lo sguardo all’esterno attraverso i vetri del balcone da cui si gode un’ampia veduta del paese. Di fronte a loro si presenta qualcosa di incredibile: dalla sommità di uno delle due colline che racchiudono l’agglomerato urbano in una gola, precisamente dal monte Civita, lontano poche decine di metri in linea d’aria dalla casa, si è staccato un pezzo di montagna che trascina nella caduta terriccio, pietre ed arbusti. E’ un tutt’ uno, una massa quasi compatta, sembra una bomba d’acqua! E’ impossibile non vederla tanto è grande! Al centro della frana un macigno enorme. Le due, basite, sono senza parole. Non riescono neanche a gridare o dare l’allarme! Intanto la massa precipita nel vuoto e, purtroppo, proprio in direzione del sottostante Istituto di S. Geltrude, convento di monache ma anche rifugio sicuro di ragazzi e ragazze in difficoltà. Molte, dunque, sono le vite in pericolo e si rischia una tragedia! Poi, come per incanto, succede qualcosa di straordinario tanto che, sulle prime, le due occasionali spettatrici non credono ai propri occhi, assistono, cioè, ad una scena che non dimenticheranno mai più: dal nulla, nel vuoto, sono apparse due ombre, sembrano quasi due nuvole, dalla forma umana ed animata, assomigliano a due persone vive e vegete; una compare a destra e l’altra a sinistra della massa che sta precipitando. Entrambe sostengono l’enorme roccia, nucleo centrale della frana nonché pericolo principale, e ne rallentano la caduta! Una assomiglia alla statua di S. Maria Maddalena, custodita nella chiesa madre, e l’altra a quella di S. Gertrude, venerata nella chiesa omonima, entrambe della parrocchia di Atrani. ” Non può essere vero” la padrona di casa. ” Sto sognando! Vedo la Maddalena e S. Gertrude che sostengono il masso centrale! Ma che mi succede? E’ tutto vero? è un’illusione, un inganno? ” Ciò dicendo non riesce a staccare gli occhi dalla scena. Intanto, il macigno, continua a cadere anche se lentamente perché sostenuto dalle due figure fino a che, persa velocità, si deposita sull’ampio terrazzo che fa da tetto all’intero edificio delle religiose senza creare danno ma solo tanto frastuono. Il tutto è durato pochi secondi ma alle due amiche è sembrato un’eternità. Istintivamente si staccano dal divano su cui erano sedute e si precipitano al balcone come per accertarsi meglio. Guardano più a lungo e con maggiore attenzione e notano in modo distinto il masso che poco prima cadeva nel vuoto. E’ enorme. Tutto intorno, il loggiato dell’ Istituto S. Geltrude è cosparso di terriccio, arbusti, pietre, ciuffi d’erba con attaccato zolle di terreno, l’intera massa, cioè, che formava la frana. Fortunatamente non ci sono né vittime né danni. Incredibile! “E un miracolo!” le due donne si dicono. ” E’ un miracolo! Sono state S. M. Maddalena e S. Gertrude! Io le ho viste con i miei occhi” La padrona di casa. “Anch’io le ho viste. E’ un miracolo! “, conferma l’amica. Nel frattempo, su quello stesso terrazzo, compare il giardiniere dell’Istituto con due ragazzi del convento stesso che lo aiutano nei lavori del giardino, da qualche vicino di casa e da un gruppetto di paesani che ha, casualmente, assistito alla scena. Tutti pronti a prestare soccorso. Ma non vi è alcun bisogno di aiuto, la frana non ha creato danni né alle persone né alle cose, solo qualche graffio al pavimento. Ora è tutto finito e, per fortuna, nel migliore dei modi. Come un attore principale il masso giace al centro della scena placidamente disteso per terra ancora tutto intero ma, soprattutto, ormai inoffensivo. Un curioso si avvicina per misurarne la grandezza, un altro ne saggia con le mani la consistenza, un ultimo, infine, vestito da gendarme, controlla che effettivamente non ci siano vittime o danni. Accorrono anche alcune delle suore del monastero accompagnate da qualche conversa e da una dozzina di fanciulle ospiti dell’istituto. Buon ultima arriva anche la madre superiora,ormai avanti negli anni. Tutte hanno sentito il frastuono e le grida di paura e si sono precipitate. Notano le pietre e gli arbusti sparsi un po’ dovunque sul terrazzo ma soprattutto rimangono meravigliate per la dimensione del masso.” E’ un pezzo di montagna. E’ incredibile, è enorme!” Il commento più ricorrente. ” Non ha sfondato il pavimento con il suo peso! Poteva passare al piano di sotto e creare morte e distruzione! Proprio sotto c’é la stanza dove lavorano al tombolo le ragazze dell’ultimo anno. Poteva fare una strage ed invece si è fermato sul terrazzo. Meno male … nessuno si è fatto male… e non ci sono neanche danni! E’ una vera fortuna con un masso del genere!” un’anziana suora. ” No, non è fortuna, questo è un vero e proprio miracolo! ” la madre superiora. Poi, come obbedendo ad un istinto primordiale, tutte insieme, le religiose si raccolgono in un angolo ed incominciano a pregare per ringraziare il buon Dio per lo scampato pericolo.
La nobile signora e la sua amica, intanto, raggiungono il vicino monastero ed informano sulla visione che hanno avuto durante la frana lasciando i presenti basiti e senza parole. Pochi minuti e l’evento è sulla bocca di tutti per diventare, poi, oggetto di discussione nei paesi vicini. Così, in un baleno, senza telegiornali, social o telefonini, nasce la leggenda del miracolo del masso.
Atrani, 24 febbraio 2020
Andrea Cavaliere