L’Associazione Antimafia “Antonino Caponnetto” in un convegno sul difficile e rischioso mestiere di giornalista in terra di camorra.
Ancora una volta la nota Associazione nazionale risulta essere in prima linea contro il crimine organizzato. Oltre alla costante,nel supportare le Forze dell’Ordine e la Magistratura, la nota Associazione antimafia si distingue organizzando convegni in cui in modo concreto si evidenzia le tante problematiche ed ostacoli da superare in chi crede ancora in un’altra idea di Paese. Stavolta il confronto tra istituzioni e chi come i giornalisti di inchiesta, rischiano spesso la vita nel raccontare i territori ed evidenziare le varie dinamiche che regolano il funzionamento e le sempre più spesso connessioni tra imprese criminali e amministrazioni pubbliche.
Napoli – Giornalisti in terra di camorra – Dall’omicidio di Giancarlo Siani ad oggi . Quali misure per proteggere la libertà di stampa da interferenze ed intimitazioni?
Tale sarà l’argomento del Convegno organizzato dall’ Associazione Nazionale contro illegalità e le mafie”Antonino Caponnetto”, venerdì 21 Febbraio 2020, dalle 16,00 alle 19,30, a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – Palazzo Serra di Cassano, in Via Monte di Dio n.14 . – Con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e con l’assistenza dell’Associazione Nazionale Carabinieri-Gruppo Protezione Civile di Napoli Ovest, l’evento avrà inizio con i saluti del Prof. Avv. Alfredo Galasso e del Dott. Elvio Di Cesare, rispettivamente Presidente Onorario e Segretario dell’ Associazione Nazionale “Antonino Caponnetto“ . Una delle più note Associazioni che da oltre venti anni si batte contro illegalità e le mafie sull’intero territorio nazionale e che vive ed opera senza chiedere ed accettare alcun contributo da Enti pubblici e partiti politici. Al convegno, moderato dal Dott. Leandro Del Gaudio, giornalista de “Il Mattino”, interverranno i giornalisti: Nello Trocchia , Amalia De Simone,Domenico Rubio, Mario De Michele che evidenzieranno, con le loro testimonianze , quanto sia sempre più difficile e rischioso il lavoro del giornalista di inchiesta in terra di camorra. In seguito, sullo scottante argomento, relazioneranno: il Presidente dell’Ordine dei giornalisti Campania, Dott. Ottavio Lucarelli; il Dott. Andrea Caso, Componente della Commissione Parlamentare Antimafia; il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Dott.ssa Maria Antonietta Troncone; il Sostituto Procuratore DDA Napoli, Dott. Paolo Itri. Autore, tra l’altro, de “Il Monolite, storie di camorra di un Giudice Antimafia”, libro che sarà presentato nel corso del convegno.
Il coordinamento e l’organizzazione dell’intero evento saranno curati dal Dott. Salvatore Carli e dall’Avv. Gennaro Tommasone , rispettivamente Componenti del Consiglio Direttivo e dell’Ufficio Legale dell’Associazione Nazionale Antimafia “Antonino Caponnetto”. Ad entrambi un sentito ringraziamento per essersi prodigati ancora una volta per una manifestazione che senz’altro avrà risonanza nazionale e non solo.
Quello dei giornalisti minacciati rappresenta un triste record per la Campania. Appena dieci giorni fa, durante la sua visita a Napoli il Vice Ministro dell’Interno, Matteo Mauri ,dopo i Prefetti di Napoli e Caserta, ha incontrato, nella sede di Napoli del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, i giornalisti minacciati dalla camorra.
In Campania ci sono 5 giornalisti sotto scorta armata, minacciati dal clan dei Casalesi, e altri 10 sottoposti a vigilanza attiva. La difficoltà maggiore si incontra raccontando il proprio territorio, quello in cui si vive, quello dove sanno chi sei, dove abiti. Aggrediti e picchiati per aver raccontato, da cronisti, il loro territorio, mettendo in luce, molto spesso, legami con la camorra. Oppure come spesso accade, in paesi all’apparenza tranquilli, si evidenziano gli anomali meccanismi con i quali, anche attraverso deliberazioni, si fanno «piaceri» agli amici. E si sono ritrovati, nella migliore delle ipotesi – se così si può dire – con l’auto distrutta per ritorsione. Colpi di pistola sotto casa, aggressioni fisiche oltre che verbali. – Esempi come Mimmo Rubio, più volte minacciato e aggredito per i suoi articoli sulle infiltrazioni camorristiche nel Comune di Arzano, sciolto varie volte per camorra. Raffaele Schettino,il direttore di Metropolis, giornale che racconta la provincia a sud di Napoli. Dove la camorra ha imposto alle edicole di non vendere il giornale. Spesso però capita che la camorra si nasconde dietro una Amministrazione. Come ha scoperto Stefano Andreone, mandato all’ospedale, per aver scoperto uno scambio di mazzette per affari legati al cimitero in un Comune dell’area nord di Napoli. Luciana Esposito, picchiata da altre donne perché sulla sua testata online ha raccontato degli affari sporchi della camorra nel quartiere napoletano di Ponticelli. Altri innumerevoli sono i casi che dimostrano come sia difficile e pericoloso fare del buon giornalismo, quello che conta i fatti del nostro quotidiano in un territorio dove ancora ed in modo quasi incontrollato prevale il male affare e dove la criminalità organizzata, grazie spesso alla inspigabile impotenza delle Istituzioni continua a farla da padrone. “Lo Stato c’è sta facendo la sua parte e la farà ancora di più». Il crescente numero di giornalisti minacciati e aggrediti «è il motivo per cui è importante esserci ed è il motivo per cui il ministro Lamorgese ha riconvocato l’Osservatorio sui giornalisti minacciati. Penso – ha dichiarato il viceministro Mattei all’incontro di Napoli con i giornalisti – che molte delle cose che in questo momento non funzionano in questo Paese passino da un tema che si chiama rispetto. Ci vuole rispetto, in questo caso della professione del giornalista, perché ha a che fare con la democrazia e la qualità della democrazia”. (fonte corriere del Mezzogiorno) – 16 febbraio 2020 – salvatorecaccaviello