Ai volatili non è permesso volare, nè “pavoneggiarsi”… in aereo!
Newark Liberty International (New Jersey). Mentre il resto del mondo è in ansia per il coronavirus, e i poveri cinesi, ai quali va tutta la nostra solidarietà, sono costretti a vivere chiusi in casa come fossero in prigione, negli Stati Uniti ci si accapiglia per un pavone (pavo cristatus). Ma facciamo un passo indietro. Come tutti voi sapete gli animali oltre ad essere i migliori amici che si possa desiderare, hanno un fondamentale – e riconosciuto in ambito medico e psicologico – valore terapeutico: fanno diminuire le ansie, rilassano, riducono le sensazioni negative, ne stimolano di positive. Per questo motivo sono utilizzati in molte attività di supporto psicologico come ad esempio la pet therapy. In America è diventata realtà consolidata quella dell’animale di supporto emotivo(ESA Emotional Support Animals). Presentando domanda a uno psichiatra per disturbi come l’ansia, gli attacchi di panico, fobie – tra cui la paura di volare – e disturbi dell’umore, il medico può certificare l’opportunità di portare sempre con sé il proprio animale d’affezione. Con tale “prescrizione” si può portare ovunque e gratis il proprio amico a quattro zampe, anche in quei luoghi solitamente vietati agli animali come musei, ristoranti, hotel, spiagge, e mezzi di trasporto. Ovunque vadano, a prescindere dalla taglia, gli animali di Supporto Emotivo devono essere quindi ammessi gratuitamente a bordo. L’animale statisticamente più gettonato per questo importante ruolo è, naturalmente, il cane, seguito dal gatto. Ma non tutti amano i gatti o i cani. All’aeroporto Newark Liberty International del New Jersey, infatti, si è presentata una donna con il suo animale di supporto emotivo: una pavone, (grosso e pacioso a dire il vero) e due biglietti aerei, uno per sé e uno per il suo animale. Stando alla prescrizione l’animale avrebbe dovuto viaggiare gratis, ma la donna non voleva correre rischi: quel volo voleva farlo accanto al suo animale ESA. La donna però una volta giunta all’imbarco si è vista sbarrare l’ingresso dagli operatori della Compagnia aerea: “il suo animale di supporto non può entrare”. La donna ha mostrato il certificato, il biglietto pagato, ma nulla da fare. L’importante network televisivo statunitense Foxnews, che per primo aveva raccontato la storia, e mostrato le foto della donna con il pavone, ha poi diffuso un comunicato della compagnia: “Quest’ animale non ha soddisfatto le linee guida della nostra compagnia per molti motivi, a partire dal suo peso e dalle sue dimensioni. Lo avevamo già spiegato alla cliente in tre diverse occasioni prima che arrivasse in aeroporto”. Tra i tanti viaggiatori presenti c’è chi si è schierato dalla parte della donna difendendo un diritto sancito da una prescrizione medica, ma in molti hanno difeso la compagnia. Bé, peccato che gli animali non abbiamo la possibilità di parlare o di difendersi da soli da noi esseri umani, sarebbe stato il caso di chiedere anche al povero pavone se moriva dalla voglia di essere ficcato nella cabina di un aereo e rimanere lì per delle ore, magari scacazzando, stressato, su tutti gli altri passeggeri. Dopo quest’episodio, il Dipartimento dei trasporti americani ha proposto di limitare il diritto di viaggiare con animali E.S.A. solo ai cani addestrati per persone con disabilità. Questa che sembrava una scelta salomonica non è andata però giù agli amanti di rospi, furetti, rane, ricci, ragni, capre etc. Gli animalisti hanno accusato il Dipartimento dei trasporti di discriminazione nei confronti del resto degli animali. Staremo a vedere come nel paese liberale per eccellenza risolveranno la quaestio. Certo, affrontare il viaggio New York – Roma in compagnia di un ragno o un pitone birmano mi starebbe pure bene, ma un elefante no, proprio no, solo al pensiero che a metà tragitto possa patire il mal d’aria, ma voi tenete presente la grandezza media di un sacchetto per vomito fornito dalle compagnie aeree?
di Luigi De Rosa