Positano, Ivan Zagouriko e la sua arte: il magnifico ricordo di Giovanni Fucito
Un ricordo particolare quanto unico quello di Giovanni Fucito, il quale ha avuto la fortuna di incontrare a Positano il grande pittore nato a Dnipro Ivan Zagouriko.
Zagouriko, dopo essersi formato come pittore a Kiev, è giunto in Italia alla metà degli anni ’20: qui ha risieduto a Venezia, Trentino, Roma ed infine proprio Positano. A Positano ha conosciuto e frequentato altri esuli russi rifugiatisi nella zona, come Leonid Mjasin, Michail Semenov e Vasilij Nečitajlov: non solo, ha invitato negli anni diversi suoi amici, come ad esempio, nel ’33, Aleksej Isupov, poi il suo vecchio maestro da Kiev, Boris Georgiev.
Verso la fine degli anni ’40, dopo il suo arrivo a Positano, ha conosciuto uno dei protagonisti del futurismo russo, ovvero David Burljuk, col quale è nata una grande amicizia.
Come detto, il ricordo di Giovanni Fucito è unico: “Abitavamo insieme ad Ivan Zagouriko alla Sponda nello stabile gestito da Monsignor Saverio, successivamente acquistato dagli Imperato- ha raccontato – lui abitava al piano superiore al nostro.
Siamo stati vicini di casa per due o tre anni dal 1961 circa al 1964 quando è morto. Lo ricordo bene perché passava ogni mattina davanti casa nostra e a volte veniva a pranzo da noi. Era molto geloso dei suoi quadri e si comportava in maniera strana: una volta salì un compratore, dopo ore di trattative quest’ultimo era intenzionato a pagare un quadro un milione di lire, ma lui era fermo ad un milione e cinquecento lire (500 lire, non cinquecentomila!) e per questo non volle venderglielo anche se moriva di fame.
Un’altra volta per disobbligarsi con mia madre che a volte cucinava per lui, portò una scatoletta di vongole: mia madre fece una smorfia (per noi le vongole potevano essere solo fresche).
Ricordo il giorno in cui mia madre mi raccontò che Ivan era morto. Successe che andò a cena da qualcuno e quando uscì da quella casa la sera tardi ruzzolò per le scale e morì. Avevo dei suoi oggetti, una scacchiera e una matriosca che sono andati persi ma ho ancora un uovo di legno dipinto ad olio che conservo gelosamente”.