Coronavirus, è tedesco il primo focolaio da dove è partita l’infezione fino in Italia.
Isolato in gennaio in Germania l’antenato diretto dell’epidemia che circola oggi in Europa. Il paziente 1 di Monaco aveva mostrato i primi sintomi il 24 gennaio, dopo aver incontrato una collega proveniente da Shangai, poi risultata positiva.
Il coronavirus Sars-Cov-2 è entrato in Europa più volte e il primo focolaio potrebbe essere quello isolato in gennaio in Germania. Precisamente a Monaco, un uomo di 33 anni , potrebbe essere il primo europeo ad aver contratto l’infezione del nuovo coronavirus e ad averla trasmessa. Quindi parrebbe che sia l’antenato diretto delle infezioni successive e abbia portato direttamente a una parte dell’epidemia diffusa che circola oggi in Europa. Lo indica la mappa genetica pubblicata sul sito Netxstrain, fondato e diretto dal gruppo guidato da Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. La mappa, che ricostruisce una sorta di albero genealogico del virus, indica che il focolaio tedesco potrebbe avere alimentato silenziosamente la catena di contagi al punto da essere collegato a molti casi in Europa e in Italia. L’uomo, ha iniziato ad avere febbrealta e tosse il 24 gennaio, un mese prima del ricovero del paziente uno italiano che si trova dal 21 febbraio scorso nel reparto di malattieinfettive del policlinico San Matteo di Pavia. A contagiare il 33enne tedesco, risultato positivo ai tamponi è stata una collega di Shanghai con cui l’uomo è entrato in contatto nel corso di un meetingaziendale, che si è svolto a Monaco di Baviera tra il 20 e il 21 gennaio. Nei quattro giorni seguenti sono risultati positivi anche molti dipendenti della stessa azienda tedesca. Il caso era diventato celebre a fine gennaio come esempio della capacità del coronavirus di trasmettersi anche in assenza di sintomi.
Analizzando il percorso e le mutazioni genetiche del coronavirus, gli studiosi hanno rilevato che è entrato in Europa più volte. “Dal primo febbraio circa un quarto delle nuove infezioni in Messico, Finlandia, Scozia e Italia, come i primi casi in Brasile, appaiono geneticamente simili al focolaio di Monaco”, rileva Bedford.
Sebbene la sede dell’azienda fosse stata chiusa dopo la comparsa dei primi casi, i ricercatori ritengono che il focolaio di Monaco possa essere collegato a una buona parte dell’epidemia in Europa, compresa l’Italia. “Il messaggio importante – rileva Bedford – è che il fatto che un focolaio sia stati identificato e contenuto non significa che questo caso non abbia continuato ad alimentare una catena di trasmissione che non è stata rilevata finché non è cresciuta al punto da avere dimensioni consistenti”. – 05 marzo 2020