LE BORSE NERVOSE  IN EUROPA –  CROLLA WALL STREET  – DIVIETO VENDITE SCOPERTO

Un operatore di un'agenzia di trading osserva i dati © ANSA

Un operatore di un’agenzia di trading osserva i dati

 Giornata molto nervosa per Piazza Affari, 

che ha chiuso con l’indice Mib in calo dell’1,27% a 15.120 punti dopo aver provato nel pomeriggio anche una breve escursione in terreno positivo. Grazie soprattutto all’allentamento della tensione sui titoli di Stato italiani, è stata comunque una seduta meno pesante per Milano rispetto alle altre Borse europee, che stanno concludendo in forte ribasso.

 Fiammata dello spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi a due anni. Il differenziale di rendimento è salito fino a 282 punti base per poi ripiegare a 229 punti fino a chiudere a 267 punti base dai 279 della chiusura di ieri. Il tasso sul titolo decennale del Tesoro si attesta al 2,42%.

Wall Street riapre in profondo rosso poi peggiora.  Il Dow Jones perde il 10,19% a 19.088,90 punti, il Nasdaq cede l’8,30% a 6.726,09 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 9,19% a 2.296,42 punti. Il petrolio affonda. Il Wti perde il 19,04% a 21,82 dollari al barile, il Brent crolla sotto i 25 dollari al barile.

Bce pronta a nuove misure se necessario Il sistema europeo delle banche centrali, tramite la Banca d’Italia, sta intervenendo “per assicurare condizioni ordinate sul mercato”. Lo riferiscono fonti di Bankitalia, precisando che “gli interventi sono flessibili sia nel timing che nei mercati di riferimento, e continueranno finché ce  ne sarà bisogno”. L’azione chiarisce – dicono le fonti “se i mercati avessero ancora dubbi, la natura delle decisioni prese” dalla BCE.

Scattata dalla seduta di oggi il divieto annunciato ieri dalla Consob ad effettuare vendite allo scoperto su tutti i titoli di Piazza Affari per 3 mesi. Il provvedimento, che aveva interessato solo alcuni titoli nel corso delle sedute dello scorso 13 marzo e di ieri, riguarda tutte le cosiddette “posizioni corte”, utilizzate per guadagnare in Borsa anche quando i listini scendono, tramite la compravendita di titoli presi a prestito. A questo si aggiunge l’introduzione di un regime di “trasparenza rafforzata” per i 48 titoli a maggior capitalizzazione e ad azionariato diffuso, che prevede la comunicazione di variazioni sull’azionariato a partire dall’1% per le società più grandi e dal 3% per le Pmi, in luogo rispettivamente del 3 e del 5%. Provvedimenti contro le vendite allo scoperto sono stati adottati anche dalle Autorità finanziarie in Spagna, Francia e Belgio.

Nuova giornata difficile per i listini di Asia e Pacifico, ancora una volta legata agli effetti della diffusione del coronavirus. I listini orientali hanno scontato il calo delle esportazioni dalla Cina al Giappone, che in febbraio si sono dimezzate, bloccando di fatto le attività manifatturiere. Tokyo ha ceduto l’1,68%, Shanghai l’1,83% e Taiwan il 2,34%. Più pesanti Seul (-4,86%) e Sidney (-6,43%), legata al prezzo delle materie prime, che a parte l’oro e il minerale di fatto hanno segnato nuovamente il passo. Sotto pressione anche Hong Kong (-3,61%) e Mumbai (-3,94%), ancora aperte. Negativi i futures sull’Europa e su Wall Street, in attesa della bilancia commerciale italiana e dell’Ue e dei dati sulle nuove costruzioni di case negli Usa.