Lettere da Piano di Sorrento – Il coronavirus

4 marzo 2020 | 11:55
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Lettere da Piano di Sorrento – Il coronavirus

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
“IL CORONAVIRUS”

L’abbiamo sempre detto e continueremo a dirlo: “l’informazione” dovrebbe rappresentare il “modello” del pensare libero, civile, trasparente e costruire, nello stesso tempo, una forma di conoscenza costruttiva per il cittadino. Oggi non avviene così!
Una volta captata una notizia da sensazione, da emozione, gli organi di stampa e quanti altri funzionano da diffusori, la danno subito in pasto ai mass-media, senza il minimo scrupolo, senza ponderare il risultato che, inevitabilmente, potrà produrre sull’opinione pubblica. Così è avvenuto per il “coronavirus”, un virus come tanti con i quali si convive; qualche virologo “serio” ha parlato di volgare influenza, non molto grave di per sé, anche se molto contagiosa e soprattutto sconosciuta. Ed è proprio questo il “punctum dolens”: è un virus che non è stato ancora, come suol dirsi, isolato e per il quale non esiste, al momento, un antidoto, un vaccino; da qui la preoccupazione, maggiormente per gli anziani ed i cosiddetti “soggetti a rischio” (quelli cioè affetti da patologie cardiache, respiratorie, etc), persone fino a ieri tranquillizzate perché vaccinate contro i ceppi influenzali già noti. Che siano state adottate, da parte del Governo, iniziative e misure di difesa, necessarie cautele per contenere la diffusione epidemica è senz’altro positivo; come appaiono positive, anche se con sfumature ambigue, le dichiarazioni di quei politici che sembrano voler smettere le polemiche fra di loro, le sceneggiate in Parlamento, invocando l’unità nazionale per combattere l’evento. Strategie, dunque, ed intesa comune per fronteggiare il virus, adozione di provvedimenti condivisi e dettati unicamente dall’interesse di tutti alla tutela della salute! Quello che invece non va e non ha funzionato è l’ossessiva divulgazione di notizie tendenziose, allarmanti più del dovuto o che, comunque, hanno suscitato ansia e psicosi. Con il martellante aggiornamento sui morti, sui casi sospetti che poi sono stati smentiti. In altre parole si è fatto troppo clamore su questa vicenda, finendo con reclamizzare questo virus, facendolo diventare un “supervirus”. Certamente la situazione va seguita, controllata e vanno varate tutte quelle misure ritenute valide per combattere ed arginare il male, senza però avvilire e scoraggiare troppo i cittadini. Purtroppo qualcosa di irreparabile è già avvenuto: un danno al turismo, fonte principale della nostra economia ed alla economia tutta (mondo del lavoro, investimenti, etc); presto si vedranno i risultati concreti a nostro discapito.
Per l’Europa, per il Mondo, la disgrazia virale è stata ancora una volta occasione per denigrare il nostro Paese; si è addirittura parlato, a sproposito, di un virus italiano, laddove è certo che il virus proviene ed è addebitabile alla Cina! Ma noi, in un certo senso, ce lo meritiamo se si pone mente che in questo contesto di emergenza, di pericolo, i soliti furbetti nostrani hanno contravvenuto e contravvengono alle più elementari cautele in questo periodo di diffusione; si allontanano dalla cosiddetta “zona rossa” e danno vita ad ogni manifestazione di indisciplina nei confronti dei provvedimenti governativi dettati nell’interesse collettivo. Cittadini irresponsabili.
Ed è sempre così, per noi italiani: da una parte esempi di dedizione sociale, altruismo come quei medici, già in pensione, che subito si sono offerti di collaborare negli ospedali, oramai soffocati dal lavoro e dalle esigenze di intervenire; addetti ai lavori e non che sono diventati volontari per la causa comune; dall’altra parte gli sciacalli che hanno speculato e speculano sull’acquisto delle “mascherine” dei prodotti disinfettanti, etc. E pensare che molto probabilmente, fra poco, con l’avvento delle stagioni calde, con l’aumento delle temperature il virus sarà arginato e debellato e col vaccino avrà il colpo di grazia, scompariranno preoccupazioni e paure, ma il danno economico quello non se ne andrà.

avv. Augusto Maresca