Sorrento, sequestrato il cantiere al Vallone dei Mulini.
Stamane, di buon ora ,la Polizia Giudiziaria ha sequestrato il cantiere di risanamento della vecchia struttura del Mulino all’interno dello storico Vallone. Da quanto anche segnalato dalle Associazioni Wwf Terre del Tirreno e Vas – Sorrento, la Procura di Torre Annunziata ha ritenuto illegittimo il restauro in quanto le opere presso l’immobile non potevano essere realizzati con una Scia, visto l’inquadramento territoriale nel Put.
Sorrento – A quanto pare il coronavirus non ferma l’attività delle Procura di Torre Annunziata e la sua attenzione sul territorio della penisola sorrentina. Dopo il recente sequestro dell’housing sociale a Sant’Agnello, stamane di buon ora le Forze dell’Ordine hanno sequestrato il cantiere all’interno del Vallone di Mulini. Dopo una serie di denunce da parte delle Associazioni ambientaliste Wwf Terre del Tirreno con il presidente Claudio d’Esposito e Vas-Sorrento con il responsabile Salvatore Caccaviello, ed alcuni successivi procedimenti aperti dalla Procura di Torre Annunziata, stamane il Pubblico Ministero,Dott.ssa Giuliana Moccia, dopo una lunga indagine e vari sopralluoghi, ha deciso di passare all’azione. Varie sono state le anomalie evidenziate dalle Associazioni ambientaliste supportate, anche dagli attivisti locali del Movimento 5 Stelle capeggiati da Rosario Lotito, che hanno proposto finanche una interrogazione parlamentare. Una lunga storia, quella del Vallone dei Mulini ,con inizio già nel 2012 quando con una operazione immobiliare molto criticata dalla cittadinanza e dalle associazioni, lo storico sito venne acquistato, per 300mila euro, da una società il cui amministratore risultava essere, l’appena dimessosi, Assessore ai Lavori Pubblici Mariano Pontecorvo. Una vicenda molto contestata dall’allora rappresentante locale di Italia dei Valori, il compianto Avv. Giovanni Antonetti. Il quale evidenziò una serie di anomalie nell’operazione di compravendita ma soprattutto il totale disinteresse da parte del Comune nel far valere il diritto di prelazione in quanto secondo Antonetti, l’intero complesso immobiliare è stato dichiarato di interesse culturale particolarmente rilevante dal Ministero, ai sensi della Legge 11 giugno 1922 n. 778 e ss. mm. ii., con Decreto dell’8 novembre 1927, ed il notaio rogante, molto pertinentemente, aveva già inserito il riferimento a tale diritto, in sede di contratto preliminare di vendita.Situazione che destò anche negli anni successivi, forte malumore tra la cittadinanza sorrentina. Fino a giungere all’inizio dell’estate scorsa quando il Comune di Sorrento rilasciava autorizzazione paesaggistica per gli interventi di restauro e risanamento conservativo del mulino sito in località “Vallone dei Mulini”. Evidenziando che era stato preso atto del provvedimento autorizzativo del 22 giugno 2018 rilasciato dalla Soprintendenza di Napoli e Provincia ed il successivo parere favorevole da parte della Commissione Locale per il Paesaggio. La quale aveva ben sottolineato che nella fase concreta di realizzazione dell’intervento le pareti del vallone risultino in sicurezza tramite opportune opere di consolidamento. Ciò nonostante tra lo stupore delle associazioni che ben si erano documentate sui vari vincoli presenti sull’intera area i lavori ebbero inizio con la presentazione di una semplice SCIA (Segnalazione Certificata Inizio Attivita’) da parte della proprietà. Varie furono le proteste di gran parte della cittadinanza che mal tollerava quello che con la complicità evidente del Comune appariva come un vero e proprio scempio a quella che è stata considerata da sempre una delle cartoline più belle ed apprezzate della nostra Città. Immediatamente le associazioni Wwf Terre del Tirreno e VAS Sorrento, supportate dal contributo del Movimento 5 Stelle con Rosario Lotito, dal Consigliere comunale di Opposizione, Paolo Esposito, firmatario anch’egli di vari esposti e da Rosario Fiorentino quale rappresentante dell’ Associazione antimafia, “I cittadini contro le mafie e la corruzione”, iniziarono un forte martellamento presso la Procura di Torre Annunziata ed a vari Enti istituzionali preposti. In particolare le due Associazioni ambientaliste evidenziarono presso Ministeri ed Autorità Regionali preposte che l’intero sito del Vallone dei Mulini è classificato dal Piano di Stralcio dell’Autorità di Bacino, ex Campania Centrale, a Rischio Idraulico molto elevato e Rischio Frana molto elevato,(P3-R4) quindi Zona Rossa e per qualsiasi intervento necessita del Parere dell’Autorità di Bacino circa la futura destinazione d’uso della struttura. Mentre poichè essere attraversata da due importanti corsi d’acqua e pertanto è appartenente al Demanio Idrico, la cui amministrazione spetta al Genio Civile Dipartimento Napoli e Provincia per quanto riguarda la rete idrografica della Regione Campania, a rilasciare il necessario Parere Idraulico e constatare se eventuali costruzioni rispettino la distanza dall’alveo ai sensi del Regio Decreto n. 523/1904 – Testo unico sulle opere idrauliche.come tra l’altro previsto anche da due sentenze della corte di Cassazione. Su tale ultimo punto è stato grazie a Rosario Lotito ed al Movimento 5 Stelle con la Consigliere regionale pentastellataMaria Muscarà, la quale interpellando il Genio civile di Napoli si seppe che, per il lavori al Vallone dei Mulini non era stato rilasciato alcun parere idraulico né tanto meno era stato richiesto.Elementi che sommati anche alla relazione istruttoria di conformità urbanistica ed edilizia (pratica 122/18p) prot. n. 36116 del 10 ott. 2018 a firma dell’Arch. Daniele De Stefano (in cui si evidenziava che nella valutazione dell’ammissibilità dell’intervento: “Stante le problematiche di altissima pericolosità del sito Zona R4 Rischio Frana Elevato, Zona P4 Pericolosità da Frana elevato, Zona P3 Rischio Idraulico elevato con notevole trasporto solido allo stato urbanisticamente gli interventi NON SONO ESEGUIBILI se non a valle della rimozione del vincolo e della redazione della nuova cartografia del PSAI” pertanto si ribadisce, nelle prescrizioni, come “ai sensi delle norme di attuazione del PSAI la fattibilità urbanistica è subordinata al superamento di declassificazione delle zone di pericolosità da parte dell’Ente preposto al Vincolo”),ed alla mancanza dell’Autorizzazione Sismica, necessaria in quanto opera privata dichiarata a futura fruizione pubblica probabilmente hanno contribuito a sollecitare l’attenzione degli inquirenti e degli Enti Istituzionali preposti. Non solo le due associazioni ambientaliste ,indicando quanto previsto dal D.L. 81/2008 -Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, ponevano l’attenzione anche sul grave rischio a cui potevano essere sottoposti gli operai del cantiere durante l’accesso all’alveo e alla quotidiana esecuzione dei lavori a causa di una potenziale caduta massi in un sito classificato Zona Rossa e già interessato in passato da importanti eventi franosi. In un tale scenario oltre al ruolo primario della proprietà, giocano la parte importante da coprotagonista gli Uffici comunali preposti il cui operato in merito, secondo quanto rilevato dalle associazioni, è molto discutibile. Infatti oltre ad autorizzare dei lavori, rivelatosi dopo alquanto differenti da quanto indicato, con una SCIA , anomalo rimane il comportamento tenuto dai tecnici comunali preposti alla istruttoria delle pratiche Scia ed ai successivi sopralluoghi dove determinate mancanze non furono affatto rilevate. Stamane, da quanto risulta ,la struttura è stato sequestrata in quanto le opere di restauro dichiarate non potevano essere realizzati con la Scia visto l’inquadramento territoriale nel Put. Tuttavia , da quanto esposto dalle Associazioni,si ritiene che altri potrebbero essere i reati rilevati che potrebbero vedere coinvolti oltre ai tecnici di parte e comunali, funzionari pubblici e personaggi politici. – 10 marzo 2020