Anonymous contro Revenge Porn e pedopornografia: “Stiamo venendo a prendervi”

10 aprile 2020 | 19:15
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Dopo il messaggio virale che circolava su WhatsApp denunciando la diffusione di video personali su Instagram, vedendo come vittima una giovane ragazza, sono scesi in campo gli Anonymous, lanciato #RevengeGram, un’operazione “di pulizia del web da perversi e molestatori sessuali”. Dopo la notizia dei canali Telegram pieni di immagini pedopornografiche usate per ricattare giovani donne, gli hacker attivisti hanno deciso di denunciare chi si nasconde dietro queste azioni. Così, con un’operazione di dossieraggio che ha pochi precedenti, hanno individuato gli indirizzi IP (ovvero “l’impronta” dei computer in rete), i nomi, le caselle di posta e gli archivi personali dei molestatori e li hanno divulgati online. I responsabili del revenge porn, la porno vendetta di amanti delusi e vendicativi che consegnano a sconosciuti le foto intime dei partner con cui hanno rotto.

Uno di loro, L.S., è stato scoperto con un intero hard disk di centinaia di foto di ragazze e bambine nel cloud. Dalle precedenti inchieste di Repubblica risulta che molte girano da parecchio, anche se la data di creazione delle cartelle su Google Drive risale a tempi recenti. Ma le cartelle datate 15 maggio 2016 contengono foto con nomi e cognomi di giovanissime in pose provocanti. Agata G. compare nella sua stanzetta di adolescente mentre posa seminuda, Chiara M. in bagno davanti allo specchio, altre sono donne mature che si mostrano in foto erotiche. Non si tratta sempre di foto sessualmente esplicite. Anzi, molte appaiono come innocenti fotografie scattate al mare in compagnia, in bikini. Le cartelle però hanno nomi che non possono essere equivocati: “Degradodoland”, “Miss Lato B”, “Non sapevo che fossi minorenne”, una di queste è piena di video con rapporti sessuali tra adolescenti e uomini maturi.

Gli Anonymous italiani invitano tutti gli utenti per bene a partecipare alla “caccia” e concludono: “Dimostrateci che non siamo soli in questa lotta. Unitevi a noi, e insieme saremo inarrestabili. Uniti da un ideale comune potremo mettere la parola fine a questi crimini ignobili contro vittime che non hanno nemmeno la capacità di difendersi. E in quanto a voi nascosti nell’ombra, che vi fate scudo di un monitor e vi sentite al sicuro protetti dall’anonimato, stiamo venendo a prendervi!”

Non è la prima volta che Anonymous mette in campo un’azione di “vigilantismo”, come si dice in gergo, sostituendosi alle autorità di polizia. Il caso più famoso è quello della distruzione. nel 2011, di Lolita City, un insieme di siti del Dark Web dedicati alla pedofilia divulgando informazioni personali dei 1589 utenti del “paradiso dei pedofili”.

Fonte Repubblica