IL TURISMO IN GINOCCHIO
Turismo e servizi, in grande crisi.
Danni economici ingenti e le perdite sfiorano quasi un miliardo, se di sommano i primi dati raccolti in questo periodo di crisi.
A Napoli e Campania la settimana di Pasqua negata dall’epidemia costa cara. Si rileva dai primi dati statistici gravi e pesanti perdite finanziarie. Attività ferme e mancanza di liquidità.
Per gli alberghi vuoti in città un danno da 3,5 milioni, incassi mancati per 400 milioni per i 5.600 ristoratori di Napoli e provincia.
Un default e crollo da oltre 430 milioni per i commercianti campani aderenti a Confesercenti e 50 milioni per il commercio e i collegamenti marittimi di Napoli e provincia ( dati Confcommercio). Una stima approssimativa che disegna la catastrofe di settori chiave dell’economia campana.
La Pasqua blindata ai napoletani ha creato perdite nei bilanci delle imprese. Dagli alberghi, mai chiusi ufficialmente ma vuoti ai negozi che da più di un mese hanno abbassato le saracinesche. Ci sarà tempo per tornare a lavoro secondo norme di sicurezza sanitaria. Bruciati i guadagni di pasticcerie e pizzerie, e casse vuote per i commercianti pronti a vendere ai turisti che in questi giorni, di solito, affollavano le strade del centro storico.
Secondo Confesercenti il 68- 70 per cento dei campani fa doni e acquisti in questo periodo spendendo mediamente pro capite 107 euro. «Perdite gravissime per l’economia campana», commenta il presidente Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo , 592 mila attività di cui 550 mila chiuse in seguito all’emergenza.
La Pasqua ha segnato, negli ultimi 4 anni, la rinascita del turismo in città. E oggi la débacle sta tutta nei dati: dall’ 88 per cento di stanze occupate negli alberghi dello scorso anno allo zero assoluto di questi giorni.
«Ci aspettavamo di mantenere livelli alti anche quest’anno – spiega Antonio Izzo, presidente Federalberghi Napoli – comprendiamo la priorità data all’aspetto sanitario ma il calo economico rischia di provocare un altro tipo di tracollo. Siamo delusi dal comportamento del Comune, nonostante i numerosi annunci di abolizione della Tari 2020, di concreto oggi non c’è ancora nulla. Siamo in attese di risposte concrete.
L’imposta di soggiorno, continuano ad incassarla. A marzo ammontava a circa un milione. Abbiamo chiesto solo un differimento dei pagamenti per dare respiro alle aziende ma il Comune non ha ascoltato la semplice proposta. Dalla Regione, dopo l’intervento a favore delle fasce deboli, attendiamo un provvedimento ad hoc per le imprese che hanno un urgente bisogno di liquidità».
« Siamo in ritardo sulla programmazione – commenta Pasquale Russo, segretario generale Conftrasporto- Confcommercio Napoli– per rientrare al lavoro senza rischi per nessuno». Dopo tante battaglie per il ripristino tra due settimane delle consegne a domicilio chiesta da pizzerie e pasticcerie e vietata da un’ordinanza regionale, Russo si mostra soddisfatto: « Va nella giusta direzione, la riapertura di alcune attività a fine mese se l’andamento dei contagi continuerà a scendere, tra cui la consegna a domicilio di cibi cotti e la manutenzione degli stabilimenti balneari». Intanto a Napoli su 18.239 domande presentate per i buoni spesa sono 14.200 quelle accolte per un importo complessivo di circa 4 milioni e 500mila euro.
Commentando i dati Luigi de Magistris si dice molto soddisfatto, ma le previsioni del Comune erano diverse: l’assessora al Welfare, Monica Buonanno, parlava di circa 20 mila famiglie il sindaco si era spinto fino a 30 mila. Giovedì 9 aprile sono stati inviati i primi pin ai cittadini da presentare ai supermercati per fare la spesa. Il Comune li invia a “a blocchi” per evitare grandi flussi nei punti vendita convenzionati.
Gli aventi diritto avranno buoni per il valore di 300 euro (20 euro in più in caso di presenza di bambini da 0 a 12 mesi).
Ogni settimana si potranno spendere 100 euro ( 120 in caso se ci sono neonati). Il maggior numero di buoni spesa è stato richiesto nei quartieri di San Giovanni a Teduccio e Ponticelli, dove si registra anche il maggior numero di buoni assegnati a famiglie con minori di 12 mesi. Zone più bisognose di sostegno.