Ischia e il mondo Slow Food piangono Riccardo D’Ambra. Il ricordo di Positanonews “Abbiamo trovato sui monti dell’isola la genuinità nel suo Focolare”

17 aprile 2020 | 09:41
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Ischia e il mondo Slow Food piangono Riccardo D’Ambra. Il ricordo di Positanonews “Abbiamo trovato sui monti dell’isola la genuinità nel suo Focolare”

Ischia e il mondo Slow Food piangono Riccardo D’Ambra. Il ricordo di Positanonews “Abbiamo trovato sui monti dell’isola la genuinità” dice il direttore di Positanonews Michele Cinque “Quelle rare volte che in questi anni riuscivamo a staccarci dalla Costiera amalfitana e Penisola sorrentina per lavoro, senza fare una vacanza da 15 anni, lasciavamo la Costa d’ Amalfi e Sorrento per un weekend nel Cilento o a Ischia, e qui l’appuntamento fisso era, appena arrivati, invece di andare a mare o alle terme, salire sui monti dell’isola per andare a Il Focolare, il coniglio di fossa , e non solo, tradizioni e culture meridionaliste, qualcosa che ci riscaldava il cuore, ci dava l’orgoglio di essere non solo di Positano , ma di Napoli e della Campania “. Lo ricorda giustamente anche Luciano Pignataro . Riccardo D’Ambra è morto oggi, stroncato da un malore improvviso, a 73 anni. La notizia si è rapidamente propagata prima nella Comunità del Cibo di Ischia di cui era presidente, poi tra gli amici di Slow Food.
Molti lo hanno conosciuto come titolare del “Focolare“, il riferimento assoluto per tutti gli appassionati dell’isola Verde : una semplice trattoria gestita assieme alla sua famiglia, con Agostino a prendere le redini della cucina e Silvia a gestire la sala, e alla moglie Loretta; frequentata tra gli altri, da Gianni Mura, Gerard Depardieu (che a lui dedicò un intero documentario su “Arte”), e Aurelio De Laurentiis, che ne è affezionato habitué. “Ischia – aveva raccontato Riccardo in una recente intervista a “Repubblica” – è soprattutto un’isola di terra. Quella delle eccellenze, dal coniglio da fossa e il fagiolo zampognaro. Quella che deve custodire la sua identità, preservandola: mio padre Michele non concepiva che un’isola così bella e ricca potesse contaminarsi, noi oggi difendiamo la tradizione attraverso la dimensione di un ristorante che è unico. All’inizio qualcuno mi additava come visionario perché parlavo di territorio e identità su un’isola che correva da un’altra parte, verso il turismo di massa. Oggi, sembra che finalmente si viaggi tutti nella stessa direzione”. Sin dall’inizio della sua attività aveva rilanciato su scala mondiale il messaggio cruciale e identitario di Ischia, «un’isola di terra, legata la mare, che deve tutto alla forza della sua storia contadina»