L’etica del giornalismo : l’informazione ai tempi del coronavirus e non solo.

4 aprile 2020 | 20:55
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L’etica del giornalismo : l’informazione ai tempi del coronavirus e non solo.

Post “brevi e leggiadri” (che siano audio/video o scritti) più facilmente assimilabili, frivoli o poco impegnativi hanno certo una maggiore interazione e popolarità. Cosa non affatto criticabile viste le nostre caotiche e stressanti vite. Ma la verità è un piatto che viene servito (freddo) quando è già troppo tardi. Bisogna perciò applicarsi, sbizzarrirsi nella ricerca prima che questo accada e contemporaneamente mettere in moto il cervello…E seppur impegnativo va fatto, proprio in funzione di migliorare la vita attraverso le nostre scelte e magari affidarsi a chi realmente opera a fin di bene. Altrimenti siamo cani che si mordono la coda. Meno impegno da parte nostra più danni a casa nostra!

L’informazione è variegata. Esistono principalmente tre categorie.
C’è chi fa INFORMAZIONE “LUCRATIVA” , come buona parte dei media che, speculano, guadagnando da tutto ciò che accade e maggiore è il rilievo di un evento, maggiore sarà il guadagno, come maggiore sarà l’interesse a gonfiare la notizia per fini puramente commerciali. Questa categoria trova la sua massima deformazione nelle FAKE NEWS.

Poi abbiamo chi fa spesso e volentieri DISINFORMAZIONE e cioè la politica, lo stato, attraverso gli organi ufficiali. Non esiste etica per i propri fini. Oscurare, omettere e far prendere pieghe ben differenti dalla realtà sono tristi consuetudini di un sistema corrotto nelle fondamenta. Ammettere i propri errori/orrori, seppur onesto, sacrifica la propria posizione e fa perdere consensi.

Infine, i pochi e virtuosi della CONTROINFORMAZIONE. Agiscono in piena lealtà, accontentandosi del normale e giusto ricavo. Informazioni taciute, riportate in modo parziale, poco chiaro e non obiettivo trovano, in questo caso, una più ampia e onesta visione.

Esistono poi, fonti accreditate che, per alcuni casi, estromettendosi da certe logiche, semplicemente per il ruolo che ricoprono (oggettivo e imparziale) forniscono dati, numeri e statistiche che fanno emergere con maggiore chiarezza e veridicità (escludendo o meno eventuali analisi ) un certo scenario.

Coronavirus: la letalità in Italia, tra apparenza e realtà

La verità spesso fa male e come già detto, risulta impegnativo correrle dietro. Quindi non facciamo altro che accontentarci, basandoci su quello che facilmente viene inculcato. Veniamo così formati e non informati. Giornali e media in generale per accaparrarsi i lettori titolano articoli che fanno presupporre ben altro. Ma l’italiano medio è pigro e basta un titolo per aver ben chiara la situazione.

Siamo quel che pensiamo. E se i pensieri fossero distorti, poco limpidi, alterati, forzati, condizionati? Ottimismo e pessimismo, facce delle stessa moneta, non possono di certo modificare scenari futuri se non in funzione delle proprie azioni. Discorsi che forse sembrano distaccarsi dalle argomentazioni iniziali ma che invece hanno la stessa matrice.

L’emergenza è emergenza, per tutti. Non comprendiamo però che si vive in perenne emergenza, evidenziando molto limitatamente i danni che arrechiamo quotidianamente e con costanza alla nostra esistenza.
Tutti i santi giorni attuiamo azioni pericolose, dannose, nocive e in sintesi letali per noi stessi e gli altri e senza preoccupazione alcuna. Tutto d’un tratto, grazie a questo virus, siamo diventati coscienziosi, filantropici, protettivi, timorosi. Probabilmente morire, quindi suicidarsi o uccidere lentamente, è per la nostra società, moralmente e legalmente accettabile. Chiusa questa parentesi emergenziale chissà come agiremo o reagiremo a parentesi molto più grandi e aperte da molto, moltissimo tempo…