Chi era Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso nel tentativo di sventare una rapina
Chi era Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso nel tentativo di sventare una rapina, travolto dall’auto dei rapinatori in Calata Capodichino a Napoli, un eroe per la Campania e l’ Italia, semplicemente perchè far il proprio dovere è oggi davvero da eroi. Poliziotto con gli alamari nel Dna e il desiderio di entrare nella Squadra mobile. Pasquale Apicellaera un agente scelto con alle spalle tre delle tappe più dure. Milano, Scampia, Secondigliano, il poliziotto morto questa notte in servizio era sempre in prima linea. «Aveva una straordinaria voglia di fare, per questo, nonostante la sua vita familiare complicatissima, aveva fatto domanda per andare alla Squadra Mobile di Napoli» racconta all’Adnkronos Mauro Di Giacomo, segretario provinciale Fsp di Napoli.
«Era instancabile, solare»
Pasquale, che il 13 aprile scorso aveva compiuto 37 anni, era sposato con Giuliana, 32 anni casalinga e aveva un bambino di 6 anni e una bimba di 3 mesi, il più grande da tempo in cura all’ospedale Bambino Gesù. In Polizia di Stato dal 2014, era un ex militare. In forza al commissariato Secondigliano, viveva a Marano in provincia di Napoli con i suoceri. «Gli dicevano – racconta ancora il sindacalista – cosa vai a fare alla Squadra Mobile, che già fai avanti e indietro con tuo figlio tra Roma e Napoli?’ Ma lui era instancabile, nonostante le difficoltà sempre solare. Rispondeva: «Mi piace troppo fare questo lavoro» e non si fermava mai, sempre disponibile, non si buttava mai giù».
Tatuatore bravissimo
E ancora: amava i tatuaggi ed era un tatuatore bravissimo. Sul suo profilo Fb, che conta 90 follower, ci sono parecchie mentre è all’opera e foto delle sue creazioni. In un post pubblicato lo scorso 10 marzo sul suo profilo scriveva: «Solo una cosa positiva ha portato questo virus, quello di poterti godere un po’ la famiglia…». Da ottobre 2014 a luglio 2015 aveva frequentato il 192esimo corso allievi agenti della Polizia di Stato alla scuola di Trieste. Da lì era stato assegnato, sempre a luglio dello stesso anno, alla questura di Milano. Nel giugno 2016 era stato poi trasferito a domanda alla questura di Roma ma, a novembre 2017, proprio per assistere il figlio, era tornato a Napoli, prima al commissariato di Scampia e da poco a quello di Secondigliano.