Rocchi, 46 anni, il decano dei nostri arbitri in attività: 258 le partite in serie A, 12 in questa stagione che dovrebbe essere l’ultima
Raduno il 24 maggio con test medici e fisici Il rischio: tornare a casa espone tutti ad un contagio
Can A Sono 21 gli arbitri a disposizione di Rizzoli. Doveri, Massa, Mariani, La Penna e Abisso i più impiegati con 13 gare
Assistenti Can A Sono invece 40 i guardalinee a disposi- zione della Commis- sione Arbitri di serie A. Sono 10 gli internazio-
nali
VAR
Pro Da questa stagione ci sono anche 4 VAR Pro, ovvero ex arbitri destinati solo al VAR: Banti, Mazzoleni, Nasca e Di Paolo
L’emergenza del Coronavirus ha messo l’accento anche su alcuni aspetti e mancanze dell’AIA. Perché mai come in questi giorni si è capito che anche la componente arbitrale, ad iniziare dai vertici, deve avere strutture sicuramente più agili, al passo con i tempi, aperte nei confronti del mondo, ma sicuramente deve abbandonare quel ruolo di “dilettanti” che poteva andare bene venti, trent’anni fa, non oggi. C’è bisogno, a tutti i livelli, di professionismo: chi va in campo lo ha sempre ben presente (e solo pochi sanno che molti arbitri e guardalinee, in questi giorni di lockdown, hanno fatto salti mortali per potersi allenare con mezzi propri, altro che tapis roulant e cyclette che le società di serie A hanno messo a disposizione dei propri tesserati), ma ora deve tradursi anche in altri ambiti, economici soprattutto. Impensabile, nel 2020, che un arbitro top level prenda forse quanto (se non meno) del meno pagato di una rosa di serie A. In questo senso, qualcosa si sta muovendo, per spirito d’iniziativa di chi in campo ha fatto esperienza ed è lungimirante piuttosto di chi ha avuto anni a disposizione per cambiare le cose ed invece ha pensato ad altro. Non è utopia pensare a novità sotto il profilo dei contratti, attualmente rimasti ancorati a vecchi concetti: una parte fissa, legata ai così detti diritti d’immagine (la cifra dipende dalle partite di A e dal grado, se sei internazionale arrivi anche a 80 mila euro lordi all’anno), ed una parte ancorata invece alle partite dirette, alle gare da VAR o da quarto uomo. E’ arrivato il momento dei professionisti.
Ritrovo dei partecipanti il 24 maggio a Coverciano o Roma-Acqua Acetosa; sei giorni di test, i primi tre medici, i secondi fisici; rientro alle proprie abitazioni per raggiungere poi la sede della gara, privilegiando i mezzi propri. Non è la brochure di una vacanza organizzata (sarebbe davvero fuori luogo) o il copione di uno sketch alla Fantozzi, ma l’idea di massima sulla ripresa degli arbitri italiani in vista della ripartenza del campionato. C’è poi la questione VAR: salette sanificate all’ozono, guanti e mascherine, divisori in plexiglas, ma anche la possibilità che si riparta senza (e qualcuno è pronto a scommettere che sarà così). Insomma, questo sarebbe il piano dell’AIA, illustrato nelle ultime ore in call conference dal designatore Nicola Rizzoli ai suoi ragazzi. Fino ad oggi, a parte qualche esternazione, nessuno si è occupato di loro, né loro hanno fatto in modo che ci si preoccupasse di come stessero affrontando il lockdown i nostri direttori di gara. Ai quali è stato dato un programma stilato dal preparatore Castagna, ma siamo distanti dalle organizzazioni dei club di serie A. Il tutto, ovviamente, in attesa che il ministro Spadafora sciolga le riserve dopo che la Figc ha presentato il suo protocollo per la ripresa.
RIPARTENZA. Non mancano le criticità e i punti deboli, ecco perché nell’ambiente arbitrale in molti pensano che verranno apportate parecchie modifiche. Il gruppo arbitrale, 65 persone in tutto (21 arbitri, 4 VAR Pro, 40 guardalinee: gli osservatori possono tranquillamente fare tutto da casa) si dovrebbe ritrovare il 24 maggio, come fosse il raduno che solitamente in estate si svolge nell’eremo di Sportilia. Fino a quel giorno, e a partire dal 4 maggio, la preparazione fisica, gradualmente anche nei poli di allenamento, ed una serie di videolezioni (anche su app) per riaccendere l’occhio e la testa, con tanto di test (tipo quelli che studiò Collina, prima da designatore di serie A, poi della Uefa, ad esempio per gli assistenti sui fuorigioco). Gli arbitri in questi giorni si sono arrangiati: chi nella strada chiusa dietro casa, chi nel giardino del condominio, chi al mattino presto per evitare il controllo. Questo raduno-bis si dovrebbe svolgere a Coverciano (ma c’è il problema che al momento il centro alle porte di Firenze ospita i pazienti Covid) o all’Acqua Acetosa a Roma. Nei primi tre giorni, test medici ma soprattutto tampone e test sierologico, tanto che per i primi tre giorni il gruppo sarà diviso, massimo due persone (così sarà la dislocazione nelle camere) e momenti conviviali ridotti all’osso. Poi “apertura” per allenamento e pasti. Gli altri tre giorni serviranno per i test atletici di idoneità. Il problema arriva dopo i saluti. Al momento, ognuno dovrebbe far rientro alle proprie abitazioni. In molti (soprattutto gli assistenti) durante la settimana lavorano e quando le attività ripartiranno sarà difficile avere nuovi permessi. E fra i lavori, tanti sono a contatto con il pubblico. In soldoni: sarebbero proprio gli arbitri la categoria più a rischio, per se stessi e per gli altri, il rientro ai propri domicili e alla vita di tutti i giorni, vanificherebbe tamponi e test sierologici. Chissà cosa ne pensano le società (che dovrebbero spendere circa 100mila euro a tesserato, Primavera compresi, con ritiri blindati in entrata e in uscita per 45 giorni). L’alternativa è creare un ritiro blindato anche per tutto il gruppo arbitrale, servirebbero però risorse economiche per indennizzare direttori di gara e assistenti (che non guadagnano come i calciatori). Risorse che evidentemente o non ci sono o…
DUBBIO VAR. Arbitri a rischio eppure il presidente dell’AIA, Nicchi, ha detto che è pronto a ripartire senza VAR, visto il problema contagio (secondo lui) si potrebbe creare soprattutto con le persone (tecnici compresi) chiuse nel VOR (Video Operation Room). A parte che con gli stadi vuoti, di spazi a disposizione dove posizionare VAR, AVAR e tecnici ce ne sarebbero a iosa (pensate ad esempio ad una tribuna stampa), sarebbe anche pericoloso modificare una regola in corsa. Senza considerare cosa succederebbe se un gol irregolare, un rigore che non c’è, un episodio errato facilmente leggibile con l’auto della tecnologia, decidesse questo campionato così tormentato. Al momento, comunque, la situazione sarebbe questa: sì al VAR, con salette sanificate all’ozono ogni volta, mascherine e guanti per tutti. Decisivi saranno gli spostamenti, l’ordine è quello di privilegiare mezzi propri e non viaggiare in gruppo. Ma ci sono destinazioni (Cagliari su tutte) per le quali servirà l’aereo: voli charter privati o ci si appoggerà alla società ospitata?
fonte:corrieredellosport