Sorrento, non solo emergenza coronavirus, le Forze dell’Ordine impegnate anche contro i fumi tossici dei roghi di sterpaglie.

9 aprile 2020 | 16:22
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Sorrento, non solo emergenza coronavirus, le Forze dell’Ordine impegnate anche contro i fumi tossici dei roghi di sterpaglie.
Sorrento, non solo emergenza coronavirus, le Forze dell’Ordine impegnate anche contro i fumi tossici dei roghi di sterpaglie.
Sorrento, non solo emergenza coronavirus, le Forze dell’Ordine impegnate anche contro i fumi tossici dei roghi di sterpaglie.

Oltre al gravoso ed impegnativo compito di sorveglianza, come imposto dalle direttive del Governo e della Regione, Polizia Municipale e Carabinieri, sono costretti ad effettuare ulteriori interventi lungo il territorio dove non si arresta , nonostante tali interventi, la stupida pratica di bruciare sterpaglie derivate dalla pulizia dei giardini. Provocando  forte disagio ai cittadini costretti, dall’attuale emergenza sanitaria, a rimanere costantemente nelle abitazioni circostanti ed inalarne anche fumi tossici.

Sorrento – Anche in questi giorni di emergenza da contagio coronavirus ,si continuano a notare fuochi e fumi, accesi lungo le nostre colline e talvolta anche dai giardini in pieno centro abitato. Un fenomeno che  contribuisce ad aggravare la già critica situazione di tanti cittadini costretti dalle rigide direttive emanate dal Governo e dal Servizio Sanitario Nazionale. Come l’ordine tassativo di rimanere a casa. Oltre a rendere l’aria irrespirabile, gli effetti immediatamente tangibili i fumi dei roghi sulla salute umana, sono irritazioni alla gola e agli occhi, tosse secca, senza considerare gli effetti devastanti sui soggetti asmatici allergici. Pertanto visto che determinate situazioni non riescono ad avere una soluzione mediante intelligenza e buon senso, spesso i cittadini coinvolti sono costretti a rivolgersi alle Forze dell’Ordine. Le quali  anche circa tale problematica stanno dimostrando di rispondere in modo egregio. Infatti, nonostante gli attuali gravosi impegni nel sorvegliare piazze  e strade della nostra città facendo rispettare le direttive emanate dal Governo e dalla Regione a seguito dell’emergenza coronavirus, diversi ed  immediati sono stati,anche a causa di ottuse condotte, gli interventi in tal senso da parte degli Agenti della Polizia Municipale e Carabinieri.  A seguito di varie segnalazioni  che da giorni rilevavano, lungo la collina ed in particolare dai fondi che fronteggiano la strada Nastro Verde, un continuo  denso fumo,derivato dallo abbruciamento di sterpaglie, che rendeva l’aria irrespirabile. Ennesimo evento ampiamente diffuso e contestato in tutto il territorio. Roghi che oltre un pericolo per la seppur residua circolazione stradale, comportava  un forte disagio ai cittadini che a causa delle suddette direttive sono costretti a rimanere costantemente nelle abitazioni circostanti e pertanto costretti a inalarne  fumi tossici.

Dai quali talvolta  si riscontra anche un forte ed irrespirabile male odore di combustione di materiali plastici. Il che sta a dimostrare come il tutto avviene in maniera approssimata.   Un altro grave aspetto da considerare  e niente affatto da trascurare è quello relativo alla produzione di benzopirene. Un idrocarburo classificato cancerogeno, categoria 1  dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Giacché viene facilmente assorbito dalle polveri sottili, PM10 e PM2,5 che scaturiscono dalla combustione di biomasse. Queste micro particelle non sono filtrabili e vanno direttamente nelle basse vie respiratorie entrando in circolo nel corpo umano (e animale). Intanto, mentre in altre parti del  Paese  proprio a causa dell’attuale emergenza sanitaria, i comuni hanno varato apposite ordinanze volte a debellare un tale fenomeno, a Sorrento come al solito determinate situazioni di disagio , non riescono a sensibilizzare l’attenzione dell’Amministrazione comunale. Pertanto l’unica soluzione,  per fronteggiare atti  che senza ombra di dubbio evidenziano una scarsa  capacità intellettiva rimane quella di  affidarsi come la solito  alle Forze dell’Ordine. I cui interventi ed eventuali ammonizioni, a dimostrazione del  tasso di deficienza di alcuni soggetti spesso poi continuano ad essere  del tutto ignorati. Bruciare residui di potatura potrebbe configurare un’attività di eliminazione di scarti provenienti da attività agricole e agroindustriali. Pertanto a  tutti gli effetti in diverse occasioni si è di fronte ad uno smaltimento irregolare di “rifiuti speciali”. In mancanza di regolamenti l’art.59 del TULPS ( Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) indica che è vietato dare fuoco nei campi o nei boschi alle stoppie prima del 15 agosto e ad una distanza minore di cento metri dalle case, dagli edifici, dai boschi, dalle piantagioni, dalle siepi, dai mucchi di biada, di paglia, di fieno, di foraggio e da qualsiasi altro deposito di materia infiammabile o combustibile. Mentre il  Codice Civile  all’Art. 844 punisce il proprietario di un fondo le cui immissioni di fumo nel fondo vicino superino la normale tollerabilità. Pertanto, un rogo appiccato in prossimità della proprietà confinante, che generi fumi irrespirabili e insopportabili, è oggetto per una causa civile di risarcimento danni, anche se l’episodio è singolo o sporadico. Oltre al recente provvedimento che inserisce  nel Codice Penale il nuovo TitoloVI-bis che prevede come reato i delitti contro l’ambiente, la combustione dei materiali vegetali è regolamentata dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cd. “Codice Ambiente”). Nel quale l’Art. 182, comma 6-bis tra l’altro prevede: “I comuni e le altre amministrazioni competenti in materia ambientale hanno la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale ,di cui al presente comma, all’aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)”. Pertanto anche l’attuale contesto  dovrebbe rientrare in una tale situazione.

Mentre l’Art. 256 vieta di bruciare rifiuti di qualsiasi tipo, anche provenienti da attività agricole e agroindustriali. Mentre l’Art. 256 bis formulato dal Decreto Legge n.136 del 10.12.2013 di riforma dei reati ambientali, introduce il reato di combustione illecita di rifiuti (punito con la reclusione) a carico di chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati o depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate.  Le pene previste variano da 2 a 6 anni di reclusione. A seconda si tratti di rifiuti ordinari o pericolosi. La pena inoltre può essere aumentata di un terzo, se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di una impresa o di un’attività organizzata. Il trasgressore sarà chiamato anche a rifondere le spese di bonifica dell’area. Mentre l’ art. 14 Regolamento di igiene: vieta di fare fuochi nelle vicinanze degli abitati, la III Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la Sentenza del 18/12/2017 n. 56277 , è tornata sulla materia indicando quando bruciare i residui vegetali è da considerarsi un reato e non una normale pratica agricola. La Suprema Corte precisa e conferma che si contempla un’attività di gestione di rifiuti e non la realizzazione di una normale pratica agricola, se non vengono rispettati i limiti e le condizioni stabilite dall’art 182, comma 6 bis, del D.L. Lgs.152/06.

Oltre a tali indiscutibili normative, sarebbe pertanto opportuno che, oltre all’operato prezioso delle Forze dell’Ordine ,anche l’Amministrazione comunale, che  continua a rimanere  anche sotto tale profilo,del tutto inerte,  si adoperasse per far fronte a tali vergognosi fenomeni.   Soprattutto in relazione alle restrizioni legate all’attuale emergenza sanitaria, che vedono tanti cittadini (tra cui anziani e bambini), rispettosi delle direttive imposte, che non chiedono niente di straordinario,  almeno respirare aria pulita! Di fronte ad atti di assoluta strafottenza, talvolta, (ahimè!) anche delle Forze dell’Ordine, con i mezzi di comunicazione attuali, non si può dare la colpa, come lo era una volta, all’ignoranza.  Ma bensì a forme di totale egoismo ma soprattutto  di arroganza e menefreghismo. Se non si riescono a capire, neanche in questi particolari momenti, come siano importanti la partecipazione e la condivisione delle attuali problematiche, ma soprattutto il rispetto delle esigenze altrui, vorrà dire che neanche determinate  gravi esperienze non sono servite a migliorarci. Di conseguenza, una volta passata l’emergenza, probabilmente ci ritroveremo in una situazione peggiore di prima. – 09 aprile 2020 – salvatorecaccaviello