Castellammare, ex Cirio: la scoperta della mazzetta al commissario, la presunta dazione consegnata da Elefante
La prova della corruzione per ottenere i permessi, secondo i pm, è rappresentata dalla mazzetta incriminata, denaro scoperto dalla stradale nel gennaio 2015. Secondo la ricostruzione riportata da Metropolis, il 29 gennaio di quell’anno, fu fermato dalla polizia stradale al casello autostradale di Castellammare, Maurizio Biondi, professionista napoletano e commissario ad acta della Provincia di Napoli, che doveva valutare il piano di riconversione dell’ex Cirio.
All’epoca dei fatti fu scoperta la somma di 7.200 euro in contanti, suddivisi in 144 banconote da 50 euro, secondo i rapporti degli agenti di polizia: quei soldi, secondo l’accusa sono una tranche di una tangente da 12.000 euro che l’ingegnere Antonio Elefante avrebbe corrisposto a Biondi per conto dell’imprenditore Adolfo Greco, socio principale della Polgre, la società titolare dell’area di traversa Mele, luogo individuato per far nascere il nuovo sito.
Gli inquirenti avrebbero avuto conferme da intercettazioni ambientali presso lo studio dello stesso Elefante, in cui si parla di un “pensierino” da corrispondere al Biondi. Il commissario della Provincia, nel corso del controllo, ha giustificato la cifra come un pagamento ricevuto da un tecnico per cui collaborava. Ha un altro parere sulla vicenda il Gip di Torre Annunziata, che ha motivato gli arresti domiciliari per Biondi ed Elefante, parlando dei soldi che sono frutto delle trance corruttive.
“La spregiudicatezza di Elefante – sottolinea il giudice nel provvedimento – si coglie in occasione delle dazioni del denaro a Bondi, messo a disposizione da Greco”. Addirittura Elefante avrebbe lucrato sulla tangente “trattenendo per se (segretamente) – scrive sempre il gip – buona parte del prezzo della corruzione, consegnando materialmente al
commissario ad acta, nella prima occasione, 7.000 euro su 10.000 e nella seconda quella di 5.000 euro sempre sull’importo da 10.000 consegnatogli da Greco”.