Castellammare di Stabia. Area ex Cirio, concluso il secondo filone di indagini. Arresti domiciliari per l’ingegnere Elefante, Pentangelo e Cesaro corrotti da Adolfo Greco ?
Castellammare di Stabia. Area ex Cirio, concluso il secondo filone di indagini. Arresti domiciliari per l’ingegnere Elefante, Pentangelo e Cesaro corrotti da Adolfo Greco? Questa l’accusa
Si è concluso il secondo filone di indagini in merito alla riqualificazione dell’area ex Cirio partito dall’inchiesta Olimpo del dicembre del 2018.
Il personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza nella mattinata odierna hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad un’ordinanza applicativa dell’obbligo di presentazione alla P.G. emesse dal G.I.P. del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, nei confronti di imprenditori, funzionari pubblici e liberi professionisti.
I reati per i quali si procede sono quelli di corruzione propria, falso ideologico in atto pubblico, rivelazione di segreto di ufficio.
I destinatari delle misure cautelari sono Adolfo Greco, Antonio Elefante, Maurizio Biondi, Vincenzo Campitiello, Marcello Ciofalo e Vincenzo Colavecchia, nei confronti dei quali sono stati applicati gli arresti domiciliari, mentre nei confronti di Angelina Rega è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Altre due ordinanze cautelari agli arresti domiciliari sono state emesse nei confronti del senatore Luigi Cesaro e dell’onorevole Antonio Pentangelo, per i quali è stata richiesta l’autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza.
Ai danni dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, sono stati contestati i reati di corruzione propria, falso ideologico in atto pubblico, rivelazione di segreto di ufficio. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, dal Commissariato P.S. di Castellammare di Stabia e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, hanno consentito di accertare un ramificato sistema di corruzione di esponenti politici, regionali e nazionali, e di pubblici ufficiali posto in essere da Adolfo Greco, imprenditore stabiese considerato dalla magistratura il collante fra il mondo della criminaltà e quello della politica.
Tutto ruota intorno al maxi investimento relativo all’area ex Cirio di traversa Mele a Castellammare di Stabia che la società PolGre (a capo di Adolfo Greco e Tobia Polese) voleva riqualificare. Questo progetto era già finito nel mirino dell’Antimafia per le infiltrazioni della criminalità organizzata che voleva mettere le mani sui lavori. La Procura di Torre Annunziata, tuttavia, grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, installazione di impianti di videoripresa, attivita di osservazione, pedinamento e controllo ed acquisizioni documentali, ha accertato la pianificazione e la commissione, ad opera di Adolfo Greco, di una plurality di reati di corruzione. Dopo aver presentato al Comune di Castellamare di Stabia, sulla base di una relazione tecnica stilata dall’ingegnere Antonio Elefante (direttore tecnico della society di ingegneria SAEC srl), un progetto di recupero e riqualificazione dell’area ex Cirio, a seguito del decorso dei termini per l’esame della richiesta, aveva attivato la procedura prevista dall’art. 4 della legge regionale 19/2001 per la nomina di un commissario ad acta che, in sostituzione dell’ente rimasto inerte, avrebbe dovuto provvedere all’istruttoria e all’adozione del provvedimento conclusivo in merito alla richiesta di rilascio del permesso a costruire.
«Le indagini hanno consentito di acclarare che Greco, con la complicity di Polese e di Passarelli Giuseppe, amministratore unico della Passarelli spa, society che avrebbe dovuto realizzare i lavori, aveva in prima battuta tentato di ottenere la modifica della legge regionale 35/87 (PUT della costiera sorrentina-amalfitana) – ostativa alla realizzazione deli’intervento – accordandosi con il consigliere regionale Mario Casillo, capo gruppo del PD, affinche intervenisse sugli esponenti di tale partito politico per il ritiro dei numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge. In cambio di tale condotta, Casillo, con la mediazione di Iovino Gennaro, esponente politico stabiese del PD, chiedeva, in relazione a tale progetto di riconversione, l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica ad una ditta dallo stesso indicata» spiega la Procura.
Il gruppo composto da tecnici e politici sono però riusciti a ottenere la modifica della legge Regionale n. 19/2009 collegandosi alla legge di stability finanziaria del 2014 (1.r 16/2014), che prevede espressamente l’applicabilità delle norme premiali del piano casa ai territori sottoposti ai vincoli di inedificabilita relativa, di natura paesaggistica, imposti dal PUT. Sulla scorta di tali modifiche normative, Greco, in considerazione delle resistenze manifestate dai funzioni dell’UTC del Comune di Castellammare di Stabia, otteneva da Antonio Pentangelo, quale Vice Presidente della Provincia di Napoli, la nomina di un commissario ad acta, nella persona dell’architetto Maurizio Biondi, per il rilascio del permesso a costruire. Ed è qui che entra in gioco Biondi il quale era legato da uno stretto rapporto personale e professionale a Cesaro Luigi e al figlio di questi.
La nomina per la Procura è stata pilotata: Greco e Polese hanno infatti regalato un rolex a Pentangelo per ottenere il via libera oltre che una somma di denaro a Luigi Cesaro (stimata su 10mila euro). Greco però si è preoccupato anche di corrompere l’imprenditore Giuseppe Imperati affinche questi concedesse in locazione at partito Forza Italia un immobile da adibire a sede del partito, per un canone pari a 3000 euro in luogo della originaria richiesta di euro 5000 euro, e forniva altresi sostegno per la campagna elettorale regionale del 2015 al figlio di Luigi Cesaro.
Dopo questa fase di corruzione, è arrivato il “regalo” anche per Maurizio Biondi, ovvero una somma di 12mila euro a «fronte della quale otteneva l’adozione della determina commissariale di accoglimento del 13.04.2016. Dalle conversazioni intercettate emergeva che la somma consegnata da Greco all’ing. Elefante, destinata a Biondi Maurizio, ammontava complessivamente a 20.000,00 euro, e che Elefante rimetteva al Biondi “solo” 12,000 euro, trattenendo per se la differenza».
Le indagini hanno consentito di accertare altresi che Greco si era reso autore di altre attivita corruttive nei confronti di tre funzionari dell’Agenzia delle Entrate: Colavecchia Vincenzo e Ciofalo Marcello, incaricati di seguire la verifica fiscale per l’anno 2012 presso la sua azienda (C.I.L.srl) , nonche di Campitiello Vincenzo, estraneo al settore verifiche in quanto incardinato presso l’ufficio legale della medesima Direzione provinciale, ma legato da pregressi rapporti personali con l’imprenditore Greco, al quale preannunciava la notizia della imminente verifica fiscale e che si adoperava per coordinare l’operato dei funzionari addetti alla suddetta verifica, risultata “infedele” in quanto non corrispondente alle evidenze contabili.
In questa operazione sarebbe stata coinvolta anche la moglie dell’imprenditore del latte, Angelina Rega che ha consegnato ai tre funzionari la somma in contanti di 30mila euro rinvenuta, all’interno di una borsa “24 ore” del Campitiello e materialmente consegnata dal Greco Adolfo all’interno degli uffici della sua society. Al Campitiello sono contestati anche reati di falso ideologico in atto pubblico, avendo attestato falsamente la sua presenza dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale della Campania, con sede di Napoli, nei giorni e nelle ore in cui in realty si trovava presso la sede della CIL in Castellammare di Stabia.
Per quanto riguarda la posizione di Mario Casillo, Gennaro Iovino e Giuseppe Passarelli, anche loro coinvolti nell’affare Cirio per la modificare della legge regionale, la Procura di Torre Annunziata è chiara: sono accusati del reato di traffico di influenze illecite ex art 346 bis c.p., fattispecie per la quale (come prevista all’ epoca dei fatti) non è consentita l’emissione di misure cautelari».
Fonte StabiaChannel
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