Ex Cirio. L’ex sindaco Pannullo: “Ero contro il progetto, non serve altro cemento”
Riunioni carbonare, intrighi di palazzo, un clima continuo di sospetti e tensioni. La quotidianità di Castellammare è anche questa, soprattutto se da otto anni nessuna amministrazione riesce a completare il suo mandato, ecco la vicenda raccontata da Fiorangela d’Amora da Il Mattino in un’intervista. L’ultimo sindaco caduto, a tre giorni dall’approvazione in consiglio di un provvedimento decisivo, fu il dem Antonio Pannullo nel febbraio del 2018. Secondo l’ex sindaco fu la diminuzione delle tariffe di vendita per l’housing sociale da 2700 a 1600 euro, approvata in commissione urbanistica, a decretare la fine del suo governo cittadino. I ben informati parlano di una riunione tenutasi la notte del 5 febbraio 2018, alla quale avrebbe partecipato anche l’imprenditore Adolfo Greco (ora accusato di corruzione per il progetto di lottizzazione dell’ex area Cirio) nella quale fu decisa la sfiducia. Andò così?«Non ho certezza diretta di quell’incontro, ma è vero che attorno a quel documento ci fu una certa mobilitazione. L’8 febbraio lo avremmo approvato in consiglio comunale». Le arrivarono pressioni dopo il passaggio in commissione?«Mai direttamente, ma la mia posizione era chiara da tempo. Già nel 2012 come capogruppo Pd andai con l’onorevole Salvatore Vozza dai nostri referenti di partito in Regione per chiarire la ferma contrarietà all’ipotesi di modifica dell’articolo 15 del piano casa, che allargava le maglie di edificabilità».Quattro anni dopo però è diventato sindaco anche grazie ai voti di una parte dell’imprenditoria locale. «Si riferisce a Greco? Non ho mai avuto relazioni con lui prima della mia elezione e tantomeno alcuna lista della mia coalizione aveva una matrice riconducibile a lui».Non ha mai incontrato Greco? «Da sindaco sì, in più occasioni pubbliche anche assieme ad altri imprenditori che avevano e hanno progetti per via De Gasperi».Nell’ottobre del 2017 durante la presentazione della nuova giunta lei parlò di fiato sul collo della camorra. A cosa si riferiva? «Sono successi episodi che ho riferito alla Dda di Napoli. C’era il sentore che una certa imprenditoria insana volesse condizionare l’amministrazione, così decisi di alzare i toni della discussione parlando esplicitamente della presenza di poteri forti».Crede di aver smosso le acque? «In tanti mi dissero: chi te l’ha fatto fare, di nuovo la camorra in mezzo. Ritenni opportuno recarmi anche dal Prefetto per rappresentare tutte le opportunità che in quel momento stavano maturando in città».Nel nuovo filone di Olimpo sono indagati anche i suoi riferimenti politici, regionale e cittadino: Mario Casillo e Gennaro Iovino, padre di Francesco suo ex consigliere e attualmente capogruppo Pd. «È una paternità che non disconosco, ma nel merito Cirio entrambi sono sempre stati contrari al progetto in essere. Non ho mai dubitato della bontà dell’operato di Francesco».L’area resterà per anni nel degrado ricordando alla città i suoi peccati. Non sarebbe stato meglio trovare altre strade? «La strada giusta non è quella di altro cemento, Castellammare ha bisogno di ricettività e produttività. Per 20 anni il clima di connivenze ha guidato molte realtà cittadine, nessun ambiente può dirsi salvo. Persino l’intellighenzia stabiese spesso si è vantata di rapporti con figure borderline».L’attuale sindaco Cimmino ha attaccato i predecessori parlando di inerzia gestionale, secondo lui la sua attività amministrativa ha determinato il definitivo tramonto del progetto. «Quel permesso è semplicemente scaduto, il 13 aprile 2016 la Polgre chiese a noi una proroga che fu negata. Ma vorrei precisare un aspetto. Subito dopo lo scioglimento partì l’organizzazione per la nuova tornata elettorale nella quale Greco puntò organicamente il suo potere sulla affermazione di Gaetano Cimmino. Con un post pubblico su Facebook feci rilevare la palese connivenza tanto che all’insediamento della giunta avvertii dell’inopportunità della nomina di Giovanni Russo ad assessore ai lavori pubblici».
Il Mattino