Massimo Troisi, dal 4 giugno: un genio da rivivere a fumetti
A partire dal 4 giugno si potrà ripercorrere l’intera vita del genio napoletano a fumetti
Troisi simbolo di Napoli e della Campania a fumetti . Una biografia in forma di tavole disegnate che parte da un ricordo personale di uno degli autori: un vecchio televisore sintonizzato su un canale che trasmette il film “Le vie del Signore sono finite” e un ragazzino, Ugo, che associa la figura di Massimo Troisi, nei panni del problematico barbiere Camillo, a quella di suo padre. Una sovrapposizione allegorica che testimonia quanto l’indimenticabile attore e comico di San Giorgio a Cremano sia ormai parte integrante del dna di un intero popolo.
Ne parla oggi Alessandro Di Nocera su Repubblica di Napoli
“Massimo Troisi: vita, morte e miracoli di un santo contemporaneo (ma miracoli pochi, che sò complicati)” è una graphic novel e giunge in libreria il 4 giugno col marchio di Beccogiallo, casa editrice padovana specializzata in graphic journalism. Anche la data è curiosamente simbolica, o forse una semplice coincidenza: Troisi è morto il 4 giugno del 1994, e giovedì prossimo saranno trascorsi esattamente ventisei anni da quel giorno. A realizzare il libro (160 pagine a colori, costo 18 euro), Tommaso Vitiello, sceneggiatore e dialoghista di Torre del Greco, nel suo curriculum una menzione d’onore al Premio Siani per un excursus a fumetti sull’omicidio di Angelo Vassallo; e Luca Albanese, disegnatore beneventano formatosi alla Scuola internazionale di Comics di Napoli e già autore per lo stesso editore Beccogiallo di “Exit: Dossier sul fine-vita”.
“Quando Mattia Ferri, editor del progetto, mi parlò della possibilità di narrare la vita e l’opera di Troisi in un fumetto, accettai, nonostante il timore reverenziale che un personaggio del genere può suscitare – spiega Albanese – Per il progetto, pensai che nessuno fosse più adatto di uno scrittore che bazzica nel “dietro le quinte” della scena teatrale campana. Quindi suggerii Tommaso, con cui avevo già avuto occasione di collaborare: lui mi propose una sinossi che mostrava l’intenzione di raccontare Massimo Troisi attraverso gli occhi della nostra generazione, ripercorrendo la sua produzione artistica e cinematografica e, contemporaneamente, la tenacia e la dedizione di un uomo con una passione e un talento che hanno travalicato i limiti della malattia”.
“Confesso di non aver detto subito di sì”, aggiunge da parte sua Vitiello. “Pensavo di non esserne in grado. Chi ero io per potermi permettere di parlare di Troisi? Sconsolato, stavo per rispondere negativamente quando dalla televisione accesa mi arrivò una voce conosciuta. Non credo nei miracoli o nei segnali del destino, ma solo in un insieme di coincidenze che possono spingerti a prendere decisioni assennate o folli: in quel momento, su un’emittente regionale stava andando in onda l’intervista di Isabella Rossellini, indovini a chi? A Troisi. Presi il mio smartphone e dissi: ok”.
Il volume ripercorre la vita dell’attore partendo dal suo esordio sul palcoscenico, nei panni di Pulcinella, in una performance che poteva risultare disastrosa, ma che invece lo vide sublimare la sua naturale timidezza e le sue insicurezze dando il via a un fuoco d’artificio. Da lì, l’attività, all’inizio degli anni Settanta, all’interno della compagnia sangiorgese di teatro sperimentale RH Negativo, l’amicizia con Lello Arena ed Enzo Decaro, la nascita del trio La Smorfia, il debutto negli studi Rai, l’incontro sentimentale e creativo con Anna Pavignano e la strada solista intrapresa sul set cinematografico di “Ricomincio da tre”: l’inizio di una cavalcata che avrebbe portato al trionfo internazionale de “Il postino”, ma anche a una prematura, dolorosa scomparsa. Il tutto intervallato dalla trasposizione a fumetti di battute e sketch entrati a far parte dell’immaginario collettivo.
“Troisi rappresentava per me due figure distinte – dice ancora Albanese – Da un lato, l’attore buffo, sempre presente nelle tivù campane, una costante della mia infanzia che si faceva spazio con prepotenza tra una puntata di “Dragonball” e l’altra. Dall’altro, il romantico, sarcastico, anarchico napoletano. La sua schiettezza disarmante, pungente è la cosa da cui sono più affascinato, l’aspetto che più mi lega alla sua figura a livello umano. Col passare del tempo, mi si è poi palesato uno dei più grandi interpreti italiani. Per naturalezza verbale e mimica, probabilmente il migliore. La recitazione di Troisi è perfetta per essere trasportata su carta, la sua espressività sempre caricata, ma mai oltre i limiti, è proprio quella che, da disegnatore, cerco nei miei personaggi. E non solo per questo fumetto”.
“Ho rivisto almeno tre volte la produzione televisiva e cinematografica di Troisi. Volevo assorbire la sua poetica – conclude Vitiello – In tutte le sue opere ci sono temi che si ripetono: la famiglia; gli amici, filo conduttore di molte storie; le donne, che spesso sovrasta tutti gli altri. Ma c’è un tema che spesso funge solo da sottotesto triste: la malattia. Che sia mentale o fisica, tutti i personaggi di Troisi almeno una volta sono costretti a rapportarvisi. Perché è così importante? É questa la domanda che poi mi ha permesso di scrivere tutto quello che mancava”