Penisola Sorrentina, il 1 maggio sui social impazza la protesta degli stagionali

In questo 1 maggio, risuona la protesta social dei lavoratori stagionali della Penisola Sorrentina, che avvertono di sentirsi totalmente abbandonati dallo Stato e le istituzioni. Lavoratori bloccati da oltre un mese a casa, che non hanno visto nemmeno l’ombra dei 600 euro del governo e dei 300 euro promossi dalla Regione Campania, divenute ormai vittime della burocrazia.
Nasce così un movimento spontaneo, compatto, unito sotto l’hashtag #ridateciladignità. Proprio quei lavoratori, che paradossalmente non possono accedere a benefit, data la propria tipologia di contratti, rappresentano infatti l’ossatura di un sistema economico, che è anche il principale indotto di questo territorio. Addetti del settore alberghiero ed extralberghiero, Ncc, charter e marittimi, balneari, bagnini, ristoratori e camerieri, lavoratori dei bar e tanto altro: un grosso esercito di lavoratori che rappresentano senza dubbio il capitale umano eccellente di questo territorio. Queste persone si sentono bistrattate dal Governo e Regione, abbandonate a loro stessi dalle istituzioni.
In Penisola quasi 10 mila stagionali hanno dovuto incassare il rifiuto del bonus “Cura Italia”, secondo quanto scrive Salvatore Dare su Metropolis, centinaia di dipendenti dell’Hilton Palace di Sorrento, non essendo una struttura che osserva i 70 giorni consecutivi e 120 non consecutivi, non consente ai lavoratori di percepire i contributi statali e regionali per l’emergenza covid. In queste ore sono migliaia gli addetti ai lavori stagionali, che stanno protestando con selfie, per far percepire la loro condizione. Questo settore si sente fortemente ignorato dalle principali discussioni sulla ripresa e per molti il futuro non sembra molto roseo, visto che la maggior parte delle famiglie vive grazie al turismo e non ci sono alternative: anche scegliere di imbarcarsi non sembra sia la migliore delle prospettive in questo momento, infatti per molti sia il settore mercantile che crocieristico sono considerati a rischio implosione, visto che tale emergenza sanitaria, limitando i movimenti di persone, osteggia anche le attività via mare.