Praiano. Intervista a Roberto Pontecorvo, leader CIVICO “C’è ancora troppo poco Europa”.
Nella seconda fase di lock down ci confrontiamo con una brillante mente locale della vicina Praiano, Roberto Pontecorvo, che condivide con noi la sua visione post pandemia da Covid-19. Analizzando le sue personali esperienze si è parlato di territorio cultura e sul “grande inganno dell’Europa”, di cui secondo lui ne abbiamo ancora poca.
Non ho mai pensato di intervistare Roberto Pontecorvo in modo “canonico”.
Ho intenzione proprio di scomodare Orazio ed il suo “in medias res”, che può aiutarmi a spiegare chi è Roberto e cosa pensa.
Guardando uno dei suoi ultimi speech al TEDx di Gennaio 2020 a Salerno, racconta un episodio accadutogli durante il summit organizzato dall’ex presidente degli Stati Uniti Barak Obama, a cui ha partecipato nel 2017 insieme ad altri 500 leader civici provenienti da tutto il mondo.
Seduto ad una tavola rotonda che si componeva tramite un’estrazione a sorte, ci racconta, veniva posta una questione su cui ogni partecipante doveva esporre il proprio pensiero.
Tutti avevano lo stesso spazio e la stessa rilevanza, e non era poco visto che tra i presenti c’erano grandi personalità.
Accanto a lui persone a cui, confessa Roberto, aveva dato ovviamente una grande importanza, ma che l’indomani ritrovandole sul palco come speakers aveva inevitabilmente ascoltato con più attenzione.
–Questa esperienza mi ha indotto a riflettere– ci confida –su come spesso commettiamo un errore di prospettiva, conferendo diversa considerazione se davanti ad un nome c’è un titolo, una qualifica, o se chi ascoltiamo parla a nome di un brand importante. Quando si lavora su un territorio e si cercano delle risposte, molte volte si ha di fianco qualcuno di autorevole e non lo si ascolta attentamente–
Questa sua modesta riflessione, considerando che lui era uno dei 2 italiani presenti al summit, credo ci dica abbastanza del nostro conterraneo.
Comunque questo è Roberto in pillole: trent’anni fatti qualche giorno fa, una laurea in Relazioni Internazionali a Forlì, un anno di Erasmus a Lione, poi il master in Studi Europei a Siena e incarichi di ricerca tra Cracovia e Bruxelles.
Oggi lavora per SCABEC, Società Campana per i Beni Culturali, una S.p.a. direttamente collegata alla regione Campania. Nello specifico si occupa della digitalizzazione del patrimonio, ma essendo uno dei pochi collaboratori provenienti dalla costiera, prova ad essere anche un ponte tra la regione e le realtà del nostro territorio.
L’incipit della sua avventura civica inizia proprio nel suo, nel nostro territorio: Praiano.
Grazie al rapporto con il giornalista Claudio Gatti, ex corrispondente del Sole 24 ore negli States, ed in collaborazione ad altri praianesi, nasce l’associazione Agenda Praiano che dà vita a Naturarte: un progetto di museo–giardino della ceramica a cielo aperto.
Al di là del progetto, di cui Positano News ha già parlato in articoli precedenti, ciò che mi sembra interessante mettere in risalto è lo scopo ulteriore dell’associazione: creare un laboratorio nel paese dove sperimentare tutte le possibilità che possono nascere su un territorio dal capitale civico creato.
Insomma, investire non individuando un problema e trovandone la soluzione a breve termine, ma provando a progettare sul lungo periodo per avere una visione più approfondita delle possibili soluzioni.
–Tentiamo in pratica– ci chiarisce Roberto –di utilizzare un modello di efficienza preso in prestito dalla finanza e di applicarlo ad un capitale, definito civico, che è più complesso da amministrare e richiede tempi e modi di gestione diversi.
Investire, quindi, non solo per un ritorno economico nel breve termine, ma anche sul futuro, sulla crescita culturale e sui giovani, soprattutto in un territorio come il nostro dove il benessere è abbastanza diffuso.
Questa crisi potrebbe insegnarci proprio questo: investire nel capitale civico fortifica una comunità e le permette di andare oltre le difficoltà economiche, formando cittadini attivi e un saldo tessuto sociale–
La bellezza di Roberto sta proprio nel “passare dai fatti alle parole”. Infatti è il primo a mettere in pratica continuamente ciò che dice. Quest’inverno sono stato personalmente ospite di una delle sue iniziative a Praiano, e più precisamente nel salotto di casa sua.
Adda passà a vernat’ è il nome della rassegna di spettacoli organizzati in combutta con la sua compagna Imma. Quasi uno a settimana. Spettacoli “a cappello”, cioè finanziati dagli spettatori che alla fine dello show lasciavano in un copricapo all’ingresso un’offerta a piacere.
Da questo bel ricordo, lo spunto di parlare dell’industria della cultura e della possibilità di ripartire turisticamente da lì, passando per la tanto discussa destagionalizzazione.
Anche in questo caso, Roberto sembra avere le idee ben chiare e non scontate: –Ripartire dalla cultura si, ripartire solo dalla cultura no– spiega chiaramente – la cultura può essere uno degli ingredienti, oppure un mezzo per inventarsi delle soluzioni creative per superare questo momento–.
Per ciò che concerne la destagionalizzazione, come me, crede che la maggior parte delle aziende non ha mai pensato veramente di realizzarla, anche perché per attuarla bisognerebbe ragionare su come riorganizzare e riformare tutto il sistema del lavoro per spalmarlo nel corso dell’intero anno, piuttosto che comprimerlo nel solo periodo “estivo”.
L’ultima domanda della nostra chiacchierata, visto il suo essere un cittadino europeo, ovviamente è stata sull’atteggiamento molto discusso di alcuni paesi europei nei confronti dell’Italia.
–Sono un forte europeista, al di là di averla girata in lungo e largo. E’ uno dei più bei progetti incompiuti. Il processo di integrazione è lento, e solo ciò che concerne il mercato comune è in uno stato più avanzato.
Al momento ci troviamo davanti a quello che lui definisce il grande inganno dell’Europa: paradossalmente continuiamo a prendercela con l’Europa, che soprattutto negli organi di cui è composta è l’unione dei singoli stati fortemente nazionalisti.
Non è l’Europa che si oppone a supportare l’Italia (e non solo), sono alcuni stati sovrani. Credo quindi che ci sia ancora troppa poca Europa!
Grazie Roberto, e guardate l’intervista integrale, molto più ricca di sfumature.