Salerno. Operazione “Tortuga” all’ufficio Dogana . I nomi

6 maggio 2020 | 07:41
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Salerno. Operazione “Tortuga”  all’ufficio Dogana . I nomi

Salerno. Nei romanzi di Emilio Salgari l’isola di Tortuga, a nord di Haiti nel Mar dei Caraibi, era un rifugio sicuro per i fuorilegge del mare in quanto sul suo territorio non vigevano le leggi della Corona Britannica: era considerata un vero paradiso per i pirati i quali vi si rifugiavano per poter liberamente godere dei frutti delle loro razzie, scrive Petronilla Carillo su Il Mattiono di oggi, che ricostruisce la vicenda . È stata questa la prima immagine balzata agli occhi dei finanzieri quando, nell’aprile del 2018, iniziarono ad indagare sulle «razzie» all’interno del porto di Salerno, dove una serie di eventi delittuosi avvenivano con apparente normalità e consuetudine e, sino al blitz di ieri mattina, nell’assoluta impunità. Un dettaglio, questo, messo in risalto anche dal procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli, il quale ha sottolineato come, nonostante gli indagati sapessero delle indagini a loro carico, avrebbero continuato ad agire sfrontatamente secondo quello che il gip Maria Zambrano, nella sua ordinanza restrittiva, ha definito «una sistematica omissione di controlli ed una allarmante contiguità tra funzionari doganali e operatori commerciali, oltre che la ripetuta consumazione di azioni predatorie compiute sulle merci contenute nei containers transitati e sottoposti a verifica doganale».
I NUMERI
L’operazione Tortuga ha «smantellato» quasi per intero l’ufficio della Dogana di Salerno coinvolgendo ben 17 funzionari (tra i quali il direttore dell’epoca, Stefano Fasolino, e il funzionario delegato Felice Pessolano), sei funzionari sanitari, ventidue spedizionieri, 10 operatori portuali, ma anche due avvocati penalisti, un dipendente amministrativo dell’Ufficio Registri della procura di Salerno, un militare della guardia di finanza, e dieci persone (in gran parte imprenditori interessati alle agevolazioni). Sono complessivamente 69 i destinatari di misure restrittive, 87 gli indagati. Tra i destinatari dei provvedimenti, richiesti dal sostituto procuratore Elena Guarino titolare delle indagini, 39 vanno agli arresti domiciliari (per cinque di loro il gip aveva ordinato il carcere, poi convertito in una misura diversa a causa dell’emergenza Covid 19), 21 hanno avuto il divieto di dimora, nove l’interdizione dall’esercizio della professione, pubblico ufficio e pubblico servizio (tra questi i due avvocati, il finanziere e il dipendente della procura, ufficio del Registro generale). Gli indagati sono tutti residenti nelle province di Salerno, Napoli, Caserta ed Avellino, dove ieri mattina sono state eseguite dai finanzieri del Gruppo Salerno (agli ordini del colonnello Sebastiano Barbato) anche 84 perquisizioni domiciliari. I reati contestati sono diversi: peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, favoreggiamento, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, ricettazione, traffico Internazionale di rifiuti, contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Cento i capi di imputazione contestati a vario titolo a tutti gli indagati.
LE INDAGINI
L’inchiesta parte nell’aprile del 2018 e, di fatto, si conclude ad agosto dello stesso anno. A dare il via alle indagini è una segnalazione arrivata presso gli uffici dell’allora 2° Nucleo Operativo, oggi 2ª Compagnia, del Gruppo Salerno da parte dell’Ufficio europeo per la lotta all’antifrode relativamente ad una partita di tabacchi per narghilè che sarebbe dovuta transitare per il porto di Salerno ma che, di fatto, non sarebbe mai arrivata fisicamente nei container diretti poi in Africa. Su questa segnalazione gli uomini del colonnello Barbato hanno lavorato portando alla luce una serie di altri traffici illeciti, dal contrabbando di tabacchi lavorati esteri spedito via terra dagli Emirati Arabi e destinato in Marocco, in transito per l’Italia; ad un giro illegale di rifiuti destinati sempre al continente africano. Nel giro di pochi mesi i finanzieri hanno consentito al sostituto procuratore Guarino di avere sulla propria scrivania ben 58 riscontri di altrettante operazioni illecite. In effetti fu trovata conferma ai sospetti dell’organismo europeo in merito alla reale destinazione estera di alcuni carichi, evidenziando la possibile falsità della relativa documentazione di scorta, idonea a giustificarne fittiziamente il mero transito.
In particolare, nel caso dei transiti sospetti di tabacchi lavorati esteri, provenienti da Paesi extracomunitari, fittiziamente chiusi (in gergo tecnico allibrati), per il mancato versamento dei dazi e delle imposte erariali previste sul prodotto sarebbero stati calcolati danni per oltre 1,2 milioni di euro. È stato, tra l’altro, riscontrato l’accesso abusivo alle banche dati in uso all’Ufficio delle Dogane da parte dei funzionari, che fornivano le informazioni acquisite a soggetti terzi (in particolare ad alcuni commercialisti) o le utilizzavano per fini personali.

Questi i nomi pubblicati da La Città di Salerno

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