Sant’Agnello, l’housing sociale come l’area ex Cirio: il sequestro nelle mani dello stesso pm

17 maggio 2020 | 18:21
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Sant’Agnello, l’housing sociale come l’area ex Cirio: il sequestro nelle mani dello stesso pm

Sant’Agnello come Castellammare di Stabia, l’housing sociale e l’area ex Cirio, entrambe al centro del ciclone del business delle case private. La dottoressa Andreana Ambrosino è lo stesso pubblico ministero della Procura di Torre Annunziata, che da anni sta lavorando sugli affari del mattone. Dietro alle grandi imprese immobiliari, dall’housing sociale con 53 appartamenti in Penisola Sorrentina ai 328 appartamenti dell’ex Cirio, c’è la mente dell’ingegnere Antonio Elefante, in lotta con gli strumenti urbanistici vigenti.

Alcuni degli alloggi a Sant’Agnello erano addirittura destinati ad appartenenti alle forze dell’ordine, come previsto da un bando, riservando molte analogie con la vicenda stabiese. La Procura di Torre Annunziata, guardano con sospetto a questi due casi, che per il momento viaggiano su binari paralleli ma, per la polizia giudiziaria, non è detto che non possano intersecarsi definitivamente.

Secondo quanto riportato da Metropolis, gli investigatori considerano l’housing sociale un esperimento riuscito, che poteva essere replicato anche a Castellammare di Stabia: qui i lavori sono partiti, sono proseguiti e finiti. Bisognava solo consegnare le abitazioni, già tutte acquistate. All’inzio di quest’anno c’è stato un colpo di scena, con l’Ambrosino e la collega Rosa Annunziata, che non hanno consentito alle famiglie di accedere al tanto agognato appartamento.

Si paventa per le famiglie di commercianti, marittimi e stagionali che avevano investito i risparmi di una vita nel progetto targato Elefante con il Comune di Sant’Agnello, un vero è proprio incubo. Tutto è bloccato da mesi. I sigilli vennero apposti a poche ore dalla consegna degli alloggi agli inquilini che, soprattutto dopo l’ordinanza di custodia cautelare eseguita nei confronti di Elefante venerdì, temono di non poter accedere a quelle case, costate centinaia di migliaia di euro.

I quattro indagati. tra cui l’ingegnere, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli chiedendo l’annullamento del sequestro convalidato dal giudice delle indagini preliminari Antonio Fiorentino. La tensione è alle stelle tant’è che nei giorni scorsi una delegazione di aggiudicatari delle case – vennero individuati con un sorteggio pubblico avvenuto nella sala consiliare – ha voluto incontrare il sindaco Piergiorgio Sagristani per avere delucidazioni.

La Procura indaga Elefante e, su Sant’Agnello, continua gli accertamenti valutando pure l’operato del Comune. C’era un parere pro veritate, reso dal professore Ferdinando Pinto (estraneo alle indagini), che consigliò che prima di rilasciare l’autorizzazione bisognava aspettare la pronuncia della Corte Costituzionale in merito alla legge regionale sul recupero dei sottotetti.

Il legale firmò un parere sub iudice. Era dell’avviso che la possibilità di derogare al Put applicando il Piano casa fosse vincolata alla Consulta. Che stabili l’opposto. Ovvero: l’impossibilità di derogare al Put. Ma il parere non fermò il Comune che nonostante tutto rilasciò il permesso. Ed è qui che per la Procura si manifesta l’irregolarità.