Vicenda ex Cirio, i verbali che hanno portato alle accuse da Cesaro a Pentangelo e l’ingegner Elefante

16 maggio 2020 | 06:42
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Vicenda ex Cirio, i verbali che hanno portato alle accuse da Cesaro a Pentangelo e l’ingegner Elefante

Vicenda ex Cirio, i verbali che hanno portato alle accuse da Cesaro a Pentangelo e l’ingegner Elefante sono raccontati oggi da Dario Sautto su Il Mattino di Napoli. Protagonista principale della vicenda è Adolfo Greco, poi tutta una serie di situazioni complesse dove l’ingegner Elefante da Piano di Sorrento viene coinvolto in quanto progettista, aveva lavorato anche all’housing sociale di Sant’Agnello, bloccato poco prima della consegna dei lavori per altri motivi di carattere urbanistico, per cui era ritenuto competente in materia. Su Il Mattino di Napoli quotidiano della Campania Dario Sautto estrapola parte dei verbali, ricordiamo che la vicenda è sub iudice.
«È un uomo di mezzo alla via. Noi siamo stati coimputati. Si era rivolto (a Cutolo, ndr) perché aveva subito l’estorsione e poi, all’improvviso, portava la macchina». Adolfo Greco descrive così Luigi Cesaro, più volte chiamato nelle conversazioni con il soprannome «Giggino a purpett», da vent’anni in Parlamento ed ex presidente della Provincia di Napoli, accostando entrambi al boss della Nco Raffaele Cutolo.
Una conoscenza di vecchia data, quella tra i due, che si rafforza grazie all’affare Cirio e alla nomina di Maurizio Biondi commissario ad acta da parte di Antonio Pentangelo, inizialmente tramite tra Greco e Cesaro. «Diglielo a Giggino dice Greco a Pentangelo ho un pensiero per lui, per la grossa mano, per aver tolto dalle mani del Comune il progetto Cirio».
«UNA GROSSA MANO»
Una mano che sarebbe stata «ringraziata» con una tangente da 10mila euro. «Angela ordina Greco alla moglie stasera viene Cesaro alle 9. Devi preparare quella imbasciata, prepara 10». Cifra confermata anche il giorno dopo durante un’altra conversazione, «gli ho dato 10mila euro davanti a Pentangelo»; il quale Pentangelo riferisce a Greco che Cesaro «quando torna stasera ti fa una chiamata» per ringraziare. Lo stesso senatore Cesaro si raccomanda con il figlio Francesco, amico di Biondi, che «questa è una cosa che devi fare, con Adolfo è cosa importante».
LA CRESTA SULLE TANGENTI
Le intercettazioni, ordinate dalla Dda nell’inchiesta madre denominata «Olimpo», rivelano un vero e proprio giro di corruzione attorno ai permessi a costruire nell’area dell’ex Cirio di Castellammare, con Greco che ha l’obiettivo di «trasformare le baracche in oro». Pagando anche il commissario Biondi, corrotto due volte dall’ingegner Elefante che, però, viene pizzicato a fare la «cresta» sulle tangenti. «Vi do 10mila euro, gli mostriamo che noi possiamo» ad una persona che «sta facendo quello che diciamo noi». Ma Elefante consegna di meno: «Un pensierino, sono sette. Va bene?» durante l’incontro avvenuto in piazza Cota a Piano di Sorrento. «Dobbiamo cacciare i soldi, sennò è inutile. Perché con 1800 euro (compenso previsto per il commissario dalla Provincia) non ci dà niente».
«PERSONA LORO»
Ma Biondi «è una persona loro, della Provincia» dice Greco. Così la nomina avviene ad agosto 2015, con Pentangelo e Cesaro junior che concordano un incontro con Biondi. Prima di una bocciatura, Greco va a un incontro: «La cosa è ben incanalata si confida c’eravamo io, Antonio Elefante, mio figlio, e già ci aspettava Antonio Pentangelo, Giggino Cesaro. A Napoli, nello studio del figlio, è venuto il commissario». Anche se i dubbi sono tanti e Greco racconta di aver parlato con Pentangelo: «Se tu mi dici di no, significa che non ce la vuoi far dare».
IL ROLEX IN REGALO
Per il compleanno di Pentangelo, poi, arriva un Rolex «da parte nostra e dei Polese». «Poi deve fare un altro passaggio con quello della Soprintendenza, sto vedendo chi ci può arrivare a questa persona». L’interlocutore è Antonio Tobia Polese, il defunto boss delle cerimonie della tv, che risponde di conoscere l’architetto Fontana, implicato in altre vicende di lottizzazioni al Comune di Lettere. Fontana avrebbe detto a Polese: «don Antonio, io alla Soprintendenza ho un amico bravissimo che, giustamente, si prende i soldi» per i pareri positivi.
L’AGGANCIO IN REGIONE
Ma per completare l’opera, serve innanzitutto una mano in Regione. L’aggancio è stabiese, con Gennaro Iovino, dirigente del Pd, padre del consigliere Francesco e referente in zona dell’attuale capogruppo regionale dem Mario Casillo. Il primo incontro Greco-Casillo da Polese salta «perché Casillo è alla Leopolda da Renzi». È il 25 ottobre 2013. Serve che il Pd ritiri alcuni emendamenti al PUT presentato dal centrodestra, una modifica per poter applicare il Piano Casa anche in zona, che Greco racconta a Polese: «Ho parlato con Casillo e Gennaro Iovino, c’è un’azienda loro che fa impianti elettrici» e che li realizzerebbe nel maxi quartiere che dovrebbe sorgere all’ex Cirio. Il ritiro degli emendamenti alla Legge Paesaggistica verrebbero mascherati da Casillo «con lo stanziamento di 110 milioni per le zone rosse di Boscoreale e Boscotrecase».
LO SCONTO PER L’AFFITTO
Durante le indagini al telefono con Greco vengono intercettati anche i parlamentari Antonio Milo e Carlo Sarro, e lo stesso Greco dice «io sono anche grande amico di Andrea Cozzolino». Ma il centrosinistra sceglie De Luca e lui appoggia Armando Cesaro, figlio di Luigi. «Ti porta 500 voti» gli promette Pentangelo. Nessuno di questi risulta indagato, come gli stessi Fulvio Martusciello e Stefano Caldoro, più volte citati come «amici» da Greco.
Per quelle regionali, Greco fa ottenere uno sconto per la sede di Forza Italia in piazza Bovio a Napoli, intervenendo su richiesta di Pentangelo, Cesaro e De Siano sul proprietario dell’immobile, il suo amico Giuseppe Imperati, imprenditore di Agerola. «Da 5mila pagano 3mila». Infine, la verifica fiscale aggiustata da Greco che ordina alla moglie: «Allora 30mila me li prepari già da parte. Belli stretti, da 50». La mazzetta avvolta in un foglio di giornale con elastico viene sequestrata dalla polizia in possesso di Campitiello. La ricostruzione di Leandro Del Gaudio rende effettivamente l’idea Leandro Del Gaudio
Hanno cambiato cavallo in pochi mesi, pur di mettere le mani nella riqualificazione dell’ex area Cirio di Castellammare di Stabia. Un investimento da oltre venti milioni di euro, rincorso dall’imprenditore Adolfo Greco (sotto accusa in altre vicende per rapporti con i casalesi), capace di trovare terreno fertile in personaggi di spicco del mondo politico campano: prima con Mario Casillo, voce autorevole del Pd, in relazione alla battaglia politica in consiglio regionale sulla possibilità di agire su aree vincolate; poi con i parlamentari Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, rispettivamente coordinatore di Forza Italia ed ex presidente della provincia facente funzione, in relazione alla nomina di un commissario ad acta che avrebbe dovuto valutare la richiesta di Greco di mettere mano alla bonifica dell’ex Cirio. Una partita iniziata nel 2013, che si innesta nella campagna elettorale per le regionali del 2015, in uno scenario «segnato da una fitta trama di corruzioni», per usare le parole del gip di Torre Annunziata Criscuolo. Inchiesta del procuratore reggente oplontino Pierpaolo Filippelli, scattano arresti e perquisizioni, mentre alla Camera e al Senato arrivano le richieste di autorizzare gli arresti domiciliari rispettivamente per Pentangelo e Cesaro.
SOLDI E REGALI
In sintesi, Pentangelo è accusato di aver ricevuto un orologio Rolex in occasione della festa dei suoi 50 anni – a febbraio del 2015 – come ricompensa per la nomina dell’architetto Maurizio Biondi, quale commissario ad acta, in vista del rilascio del permesso a costruire. Professionista iscritto nell’albo della Provincia, Biondi viene indicato dalla Procura come «legato da uno stretto rapporto personale e professionale a Luigi Cesaro», tanto da condividere con il figlio Francesco Cesaro (non indagato) lo studio in via Depretis.
Se Pentangelo dovrà difendersi per il Rolex, il rapporto tra Greco e Cesaro si fa decisamente più complesso. Quale corrispettivo della nomina di Biondi, Adolfo Greco e Tobia Polese (proprietario dell’Hotel La Sonrisa, deceduto qualche tempo fa) avrebbero corrisposto una presunta tangente da 10mila euro al senatore azzurro. Soldi consegnati da Greco a Cesaro, a fine maggio del 2015, proprio a casa dello stesso imprenditore che, poche ore prima della visita dell’onorevole, si rivolge alla moglie con una frase puntualmente intercettata: «Prepara una imbasciata da 10». E non è finita. Greco sarebbe infatti intervenuto sull’imprenditore di Agerola Giuseppe Imperati, ottenendo uno sconto sul fitto mensile della sede di Forza Italia in piazza Bovio a Napoli (da 5mila a 3mila euro mensili). Poi c’è il capitolo voti. Greco si sarebbe speso per sostenere la campagna elettorale alle regionali del 2015 in favore di Armando Cesaro, figlio del senatore amico di vecchia data.
IL PD
Un endorsement sui Cesaro da parte di Greco, che tra il 2013 e il 2014 avrebbe comunque costruito una trama di rapporti con il consigliere Pd Mario Casillo, attualmente indagato per traffico di relazioni. In sintesi, Greco e Polese, con la Polgre Europa 2000 (società proprietaria della ex area industriale Cirio) presentano al Comune il proprio progetto di recupero, ma si trovano di fronte i paletti della legge regionale 35/87 (put della costiera sorrentina-amalfitana) e provano ad accordarsi con il consigliere regionale Casillo, «affinchè intervenisse sugli esponenti del proprio partito politico, per il ritiro dei numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge».
Ma cosa avrebbe ottenuto in cambio Casillo? Agli atti una telefonata in cui Greco definisce in modo criptico Casillo «geometra», quando parla con l’ingegnere di fiducia Elefante, nel tentativo di sboccare l’impasse in Regione; ma anche un incontro tra Greco e Casillo in via Ripuaria, sempre per ottenere un atteggiamento morbido in consiglio. Scrivono ora gli inquirenti, forte della mediazione di Gennaro Iovino (esponente politico stabiese del Pd), Casillo avrebbe chiesto, in relazione a tale progetto di riconversione, l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica a una ditta dallo stesso indicata». Ma la storia di presunte mazzette non è finita. Girano soldi in casa Greco, tanto che l’imprenditore spedisce tramite il suo ingegnere di fiducia Antonio Elefante una presunta tangente da 20mila euro al commissario ad acta Maurizio Biondi, «a fronte della quale otteneva l’adozione della determina commissariale di accoglimento del 13 aprile del 2016». Ma c’è un piccolo retroscena svelato dalle intercettazioni, dal momento che dalle 20mila euro iniziali, Elefante avrebbe trattenuto per sé ben 8 mila euro, consegnando a Biondi solo 12 mila euro.
Biondi ed Elefante sono ai domiciliari, assieme ai tre funzionari dell’agenzia delle Entrate Vincenzo Colavecchia, Marcello Ciofalo e Vincenzo Campitiello (ex assessore a Pagani), accusati di aver favorito l’azienda di Greco, in cambio di una tangente da 30mila euro preparata dalla moglie Angelina Rega (per lei, obbligo di presentazione alla pg), la stessa che con cura avrebbe messo da parte la «imbasciata» da 10 per Luigi Cesaro. Ora la parola agli indagati, tutti i soggetti coinvolti vanno ritenuti innocenti fino a prova contraria, mentre in Parlamento arrivano decine di intercettazioni su politici regionali non indagati, ma di volta in volta coinvolti nella riqualificazione della ex Cirio.