Ancora una volta lo Stato deve intervenire per risanare una banca disastrata che, un decennio fa, rilevò la Banca della Penisola Sorrentina che nacque grazie all’acquisto di azioni di tanti risparmiatori sorrentini che ritennero opportuno e sicuro finanziare il progetto di una Banca di Sorrento promosso da un gruppo di promotori capeggiati da un Generale dei carabinieri in pensione. Quel gruppo promotore dilapidò il patrimonio ad esso affidato in men che non si dica. Il secolo scorso fallì la Banca Astarita gestita dai membri della famigli omonomina alla quale nessuno gettò un salvagente. Oggi, invece, lo Stato soccorre tutte le Banche, le stesse Banche che non concedendo alle piccole e medie imprese (artigiani, commercianti, artigiani e professionisti) dimostrano di non fidarsi dello Stato che garantisce i prestiti che esse concedono, di tutelare solo i propri interessi concedendo prestiti a chi hanno concesso crediti con faciloneria in modo da trasformare i crediti vantati nei confronti della clientela in crediti garantiti dallo Stato (un’incongruenza che amdrebbe sottoposta ad una Commissione d’Inchiesta parlamentare) e da azzerare i saldi negativi dei conti correnti per fidi concessi a cuor leggero. Dall’unità d’Italia ad oggi la storia bancaria del sud è una serie infinita di episodi negativi: il Banco del regno delle due sicilie smembratoin Banco di Napoli e Banco di Sicilia, il primo non poteva operare sull’isola ed i secondo in Campania; col tempo non emisero più i titoli speciali che era stato consentito loro emettere allorché furono privati del diritto di emissione; mentre il Banco di Socilia ha ancora numerosi sportelli, il Banco di Napoli è stato fagocitato dalla banca Intesa. Con le agenzie della Banca Popolare di Bari andranno via alle piccole agenzie che operano a Sorrento che da tempo, ormai, hanno il fiato corto perché gestite da personale che non conosce la piazza sulla quale opera. Mi auguro che i Sorrentini non restino ancora una volta a stringere nelle proprie mani un pugno di mosche come avvenne allorché l’Agenzia Seminio & C. chiuse i battenti e lasciò smarriti e derubati non solo i risparmiatori ma anche i minori dei marittimi morti nel naufragio del Marina d’Equa per i quali il giudice tutelare dispose di investire il risarcimento del danno in titoli al portatoregestiti da quell’Agenzia. prof Francesca LAURO