Calcio. Lorenzo Insigne risponde alle critiche: “da bambino palleggiavo con la frutta”.

13 giugno 2020 | 12:18
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Calcio. Lorenzo Insigne risponde alle critiche: “da bambino palleggiavo con la frutta”.

Da poco è stato il suo compleanno e tante sono state le critiche dei moralisti vari per il regalo fattogli dalla moglie: una splendida Lamborghini! Lorenzo insigne, però, ha deciso di sfogarsi e spiegare la storia della sua vita che lo ha portato a potersi permettere tutto ciò: “Le polemiche sulla mia nuova auto? Il fatto è che io vengo dal fondo, a differenza di tutti quelli che mi criticano.
Sapete tutti da dove vengo, dal nulla. Mio padre lavorava tutti i giorni per cercare di non cadere in mano alla camorra, aveva un carrello ambulante di frutta, mamma lo aiutava come poteva ma era zoppa e non poteva camminare a lungo. In molti mi prendono in giro perché non so parlare bene in italiano, la verità è che a 12 anni invece di andare a scuola andavo ad aiutare papà a lavoro, altro che studiare. La mattina uscivamo alle 5, caricavamo il carrello e poi in giro per tutta Napoli a vendere. In ogni condizione, sia con la pioggia, che con il sole battente. E mica esistevano giorni liberi o ferie. Quando papà non vedeva prendevo una mela e iniziavo a palleggiare per sfogare la mia rabbia, dopo un anno facevo quel che volevo con le mele. Fu così che iniziai a palleggiare con le pesche, che erano un po’ più piccole, fino ad arrivare alle ciliegie. Un giorno arrivammo fino a Castel Volturno, non riuscivamo più a vendere nelle altre zone perché facevamo concorrenza agli ambulanti della camorra, e lì fui notato da un osservatore del Napoli mentre palleggiavo con una ciliegia col destro, e sbucciavo le nespole con il sinistro. Lì ci fu la svolta; la mattina uscivo con papà, facevamo un giro nuovo in modo da arrivare nel pomeriggio a Castel Volturno per gli allenamenti e la sera andavo in piazza a palleggiare con la frutta con il boccino delle offerte. Volevo differenziarmi dai falsi invalidi. Il resto è tutto frutto di sudore, determinazione e umiltà; quella c’entra poco con i miei capi firmati, se spendo due capi da Gucci è perché da bamboccio giravo con gli abiti usati.”