C’era una volta ad Atrani: “E’ lùcc rà duchéss”

13 giugno 2020 | 08:47
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C’era una volta ad Atrani: “E’ lùcc rà duchéss”

” Le urla della duchessa” è un’altra leggenda fra le tante che fanno parte del passato della comunità atranese, passato che, purtroppo, sta scomparendo!
Si basa su di una tragica storia d’amore e si svolge in larga parte ad Amalfi e ad Atrani che, all’epoca, erano una sola ed unica “Universitas”.
I personaggi sono storicamente autentici.
Dubbi ed incertezze, invece, sui particolari e sulla dinamica dei fatti.
E’ in questi buchi neri che, solitamente, si intrufola la fantasia, terreno fertile per artisti, poeti e scrittori, oltre che per i pettegolezzi, base essenziale delle leggende.

Matteo Bandello, (novelliere nonché frate domenicano e vescovo, Alessandria 1484 – Bordeaux 1561) fu il primo autore a divulgare, nella novella n. XXVI, l’amore contrastato tra la sfortunata duchessa Giovanna ed il suo bell’Antonio infarcendola, per l’appunto, di intrighi, congiure e morte.
Dunque, alterando in parte la veridicità dei fatti.
Comunque il successo del libro fu immediato.
Seguendo l’esempio del frate, altri letterati hanno trattato la stessa love story con tragedie e libri come l’inglese John Webster o lo spagnolo Lope de Vega.
E non furono i soli.
Anche io, molto modestamente, faccio riferimento alla novella per meglio spiegare la leggenda anzi, poiché é quanto mai simpatico il racconto, oltre che comprensibile la lingua usata, nel corso della narrazione ho preferito riportare integralmente alcuni passi dell’autore evidenziandoli fra virgolette.

Premessa: Alfonso I Piccolomini Todeschini eredita dal padre Antonio il feudo di Amalfi nel 1493 (?). Dopo appena due anni, improvvisamente, muore.
Così assume la guida del ducato la moglie, la duchessa Giovanna d’Aragona (1477-1510- ?- ) anche se in qualità di reggente, al posto del figlio Alfonso II di pochi mesi.

” O’ fàtt è chìst”

Giovanna, donna intelligente e colta, è di una bellezza rara oltre che affascinante.
“Sei brezza che carezza le colline”, così la presenta lo scrittore domenicano.
Rimasta vedova, “ ritrovandosi di poca età, gagliarda e bella “ pur continuando a governare il ducato con sagacia al posto del figlio, decide di “ trovarsi qualche valoroso amante e con quello goder la sua gioventù” .
L’attenzione cade su un tal Antonio Beccadelli di Bologna …“ bellissimo uomo, grande e ben formato con belli e leggiadri costumi “…, nonché segretario di corte.
Ben presto fra i due giovani la passione divampa come un fuoco e si trasforma in un amore tenero e sincero.
Giovanna, però, prima di cedere alle lusinghe, decide di sposarsi con Antonio e lo fa segretamente in presenza di un’unica testimone fidata: la figlia della sua nutrice.
E’ opportuno ricordare che i due appartenevano a classi sociali differenti: lei discendente da Ferdinando I (detto Ferrante), re di Napoli, lui patrizio napoletano ma non certamente nobile togato. Secondo le usanze dell’epoca è un matrimonio inopportuno, che non ” s’ha da fare”, direbbe il Manzoni.

“ La relazione rimase segreta per molti anni durante i quali ogni notte insieme dormivano con grandissimo piacere de le parti”
Purtroppo la duchessa rimase incinta e dà alla luce un maschio.
La nascita fu tenuta segreta talmente bene ” che nessuno de la corte se n’accorse.” … ” Dopo questo, continuando la pratica loro amorosa, ella restò gravida la seconda volta e partorì una bellissima figliola “…
Ci fu, poi, anche una terza gravidanza, ovviamente tenuta nascosta.
Nonostante la particolare attenzione e cura posta in ogni azione, la situazione, però, incomincia ad insospettire più di un cortigiano e qualche spiffero arriva alle orecchie dei parenti della duchessa, ma soprattutto dei fratelli, cioè, sia del potentissimo cardinale Luigi d’Aragona sia di Carlo, marchese di Gerace.
Per meglio conoscere la verità, i due assoldano spie e fanno sorvegliare gli amanti.

Prevedendo le mosse dell’alto prelato ed accortosi di essere pedinato, Antonio, temendo per la propria e per la vita di moglie e figli, decide di allontanarsi da Amalfi per prudenza ed in attesa di tempi migliori.
Si reca, dunque, ad Ancona con due dei tre figli ma senza la bella Giovanna.
Non passa molto tempo che la duchessa …“ non poteva soffrir di vivere senza il suo caro sposo, se ne stava tanto di mala voglia che ella ne era per impazzire.“ Decise così di raggiungere Antonio ad Ancona e …” con lui viver privata gentildonna, che senza quello rimaner con titolo di duchessa” …
Orbene, concordato il piano con il marito, con il pretesto di volersi recare in pellegrinaggio per un voto fatto, partì per Loreto …” con onorata e molta compagnia e con gran salmaria di muli.”…
” Una volta giuntavi ed assolto al suo voto ascoltando messa e recitando preghiere”, decise di proseguire per la vicina Ancona onde pernottarvi e trovare ristoro nel palazzo che ospitava il Bologna.
Fu così che, nel bel mezzo della cena, la duchessa, fra lo stupore generale dei presenti, rivela la verità sul matrimonio segreto, sulle gravidanze e sulla sua ferma intenzione di restare ad Ancona per vivere con il legittimo sposo.
La notizia suscita scalpore e si diffonde in un baleno.
Fu riferita ai parenti della duchessa ma, soprattutto, al cardinale.
Ovviamente ira ed imprecazione!
L’offesa doveva essere lavata con il sangue!
Così l’alto prelato reagisce e, non potendo … “ sofferire che la sorella a simil modo maritata si fosse”… trama nell’ombra contro i due sposi.
Incomincia, così, per i due infelici e i loro figli, giorni e giorni di fughe e peregrinazioni fino a che, in un triste mattino, in aperta campagna nei pressi di Forlì, Antonio viene raggiunto dai sicari del cardinale e, segretamente, ucciso.
La povera Giovanna, invece, fidando ingenuamente nella bontà dei mandanti per il grado di parenterale, convinta con false promesse, viene riaccompagnata nel suo ducato.
Giunti ad Amalfi, però, l’inganno si manifesta apertamente …. ” sarà rinchiusa …“nel maschio de la rocca … la donna con la cameriera e i figliuoli … dove furono miseramente morti …” .
Dunque, la duchessa Giovanna, la fedele cameriera e i figli avuti con il secondo marito furono rinchiusi nella torre dello Ziro, che sovrasta Amalfi ed Atrani, dove trovarono una morte atroce: fame e sete!
La triste storia d’amore, il sacrificio degli incolpevoli bambini, la barbarica spietatezza del cardinale, (uomo di chiesa!) hanno commosso l’ Italia dell’epoca, e non solo, sull’onda della novella di Matteo Bandello.
Ma è rimasta anche nella memoria degli anziani di Atrani.
Si racconta, infatti, che nelle notti di luna piena, quando gli innamorati si tengono per mano e sognano il futuro, gli abitanti del rione Santa Maria del Bando, quartiere poco distante dal luogo del supplizio, sentono strani rumori, gemiti e lamenti provenire dalla torre dello Ziro.
Sono “è lùcc rà duchèss “, è la frase ricorrente riferendosi alle urla di dolore e disperazione della povera Giovanna costretta a pagare con la vita l’ amore puro e sincero con il suo bel principe azzurro.

continua

Atrani, 11 giugno 2020
Andrea Cavaliere