C’era una volta ad Atrani

27 giugno 2020 | 09:16
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C’era una volta ad Atrani

Una leggenda di Atrani per non dimenticare il passato e per esaltare il senso di appartenenza alla comunità. 

C’era una volta ad Atrani : .… sott lù ppì l (= sotto i peli)

” Sott lu ppiil” è il nomignolo di un sito di Atrani.

Riguarda, infatti, una zona ben definita dell’agglomerato urbano e, precisamente, il breve tratto di strada che da Via dei Dogi, subito dopo la galleria sottostante la chiesa del S. Salvatore, porta, all’incirca, all’attuale sede del municipio.

Salendo a mano sinistra, dove sono allocati i bagni pubblici, anticamente era situato un lavatoio con acqua corrente utilizzato dal le popolane per lavare i panni.
Secondo gli anziani, però, la vasca veniva usata anche per ripulire dalle impurità le spighe di grano contenute in grossi sacchi scaricati dai battelli che ancoravano nella rada antistante alla spiaggia.
Una versione diversa sostiene, invece, che, nello stesso posto, erano collocate delle vasche di contenimento per la macerazione di stracci o carta.
Eseguito il lavaggio, poi, restituita la parte pulita al committente, restava nel fondo del lavatoio o sparsi per terra gli avanzi composti, in massima parte, da fili chiamati, per l’appunto in vernacolo, “ pili” da cui il termine “ sotto lù ppì l”.
Tutto questo, però, è solo leggenda.

C’ è da ricordare una terza ipotesi più affascinante, sicuramente, ma da verificare.
Eccola : di fronte al lavatoio sopra ricordato, a mano destra, si incontra un vicolo con bifore ed un’edicola votiva. Al tempo dei dogi, con ogni probabilità, era una via di commercio con negozi che vendevano abiti di lana o semplicemente lana.
Potrebbe rispondere al vero. Infatti una delle attività tipiche della popolazione indigena, risalente all’alto medioevo, era la lavorazione della lana grezza con la fabbricazione delle ” sajette” ( pezzi di lana) utilizzate per confezionare abiti da lavoro per il popolo, vestiti per soldati e/o per religiosi.

Approfittando della situazione, da sempre gli abitanti dei centri viciniori, per controbattere alle canzonature, prendono in giro gli atranesi utilizzando lo sfottò: ” sott lù ppììì’ l” storpiando il dialetto e trascinando la vocale i della parola pelo.
In sintesi è come dire, in senso dispregiativo, coloro che abitano in un vicolo sotto i peli (della lana).

In ogni caso, qualunque ipotesi si voglia scegliere per giustificare l’origine dello scherno, non cambia molto sotto l’aspetto goliardico: resta il nomignolo ed il simpatico sfottò.

Continua

Atrani, 26 giugno 2020
Andrea Cavaliere