Con la 46^ Giornata Mondiale dell’Ambiente tanti i progressi, anche in Italia, ma non bastano ancora.

5 giugno 2020 | 12:29
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Con la 46^ Giornata Mondiale dell’Ambiente tanti i progressi, anche in Italia, ma non bastano ancora.

Nel celebrare una giornata in cui, da 46 anni,si cerca di fare il punto sullo stato di salute del nostro pianeta, anche la pandemia da covid -19 di questo 2020,sta ancora una volta a dimostrare come il nostro ecosistema sia in emergenza e che bisogna ad ogni costo correre ai ripari. Dalle riduzione dei gas climalteranti, ai dati conflittuanti dell’emissioni atmosferiche, alle ottime prestazioni in termini di riciclaggio dei rifiuti, alle situazioni buone delle nostre risorse idriche, al consumo ancora eccessivo di suolo, all’atavico problema del dissesto idrogeologico, l’Annuario dei dati ambientali 2019 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente (ISPRA) ci aggiorna sui progressi in merito alla situazione dell’ambiente in Italia.

Proclamata nel 1972 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Giornata Mondiale dell’Ambiente è una festività che si celebra ogni anno il 5 giugno. Un evento dove essendo il tema centrale è lo stato di salute dell’ambiente che ci circonda tende anche a sollevare una serie di discussioni anche in un anno,come quello del 2020 ovvero del Covid -19 che in modo paradossale, con tante attività inquinanti ferme per alcuni mesi, ci ha fatto riscoprire la bellezza di cieli azzurri, acque limpide ed aria respirabile. “La natura ci ha parlato forte e chiaro attraverso l’emergenza pandemica – ha dichiarato il segretario generale dell’Onu António Guterrezci ha detto che il nostro ecosistema è malato e che bisogna agire quanto prima per ripristinarlo. C’è un legame diretto tra pandemia, inquinamento che causa i cambiamenti climatici e impoverimento della biodiversità sul pianeta. Ecco perché tutto il 2020 è dedicato alla biodiversità”.Una eccellente prova, quella che speriamo di metterci presto alle spalle in cui il pianeta è riuscito a dimostrare che determinate lotte per la salvaguardia della natura e dell’ambiente, nonostante tanto pessimismo sono ancora molto utili per salvaguardare il futuro dell’umanità. In merito alla situazione dell’ambiente in Italia, ci aggiorna l’Annuario dei dati ambientali 2019 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente (ISPRA). Una pubblicazione, arrivata alla sua 17^ edizione, che esprime in maniera dettagliata e trasparente i vari progressi realizzati negli ultimi anni dal nostro Paese. Nell’ occasione il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha tenuto a specificare che l’Italia ha tra le sue priorità tre capisaldi del Programma di azione europeo per l’ambiente: “protezione del capitale naturale, economia a basse emissioni di carbonio e che sia efficiente nell’impiego delle risorse ed eviti gli sprechi, salvaguardia della salute e del benessere dei cittadini. Impegni importanti, che però necessitano di azioni forti perché davvero la salvaguardia ambientale in generale diventi un pilastro delle politiche di sviluppo del nostro Paese.
Ispra prende in esame tutti i principali indicatori e matrici ambientali, oggetto da tempo di specifiche politiche pubbliche, di cui valutare i risultati ogni anno. In relazione ai cambiamenti climatici c’è ancora tanto da fare dato che la situazione continua a rimanere critica.” Il 2018 si è rivelato essere ancora l’anno più caldo da quando abbiamo osservazioni, con un aumento della temperatura media nazionale superiore alla media globale (1,71 gradi conto i 0,98 a scala mondo). Aumenta anche la temperatura del mare e sono in aumento anche le precipitazioni e gli eventi estremi. Un dato che ci dice che i buoni risultati ottenuti nella riduzione di gas serra, specie in Italia, non sono ancora sufficienti. Tuttavia c’è da dire che l’Italia ha ridotto le emissioni di gas climalteranti del 17,4% (dal 1990 al 2017), raggiungendo e superando l’obiettivo definito per il nostro Paese nelle politiche europee .Un fenomeno che tra l’altro sta ad indicare come anche nel nostro Paese non vi sia più come un tempo quella correlazione tra crescita economica ed emissioni di gas serra sebbene i consumi energetici sono in risalita con conseguente aumento delle emissioni.
In relazione all’inquinamento atmosferico si rilevano dati di segno opposto. Da un lato è molto netta la riduzione di tutte le forme di inquinamento atmosferico in Italia dagli anni ’90 ad oggi: ossidi di carbonio, di zolfo e di azoto, ozono. Al tempo stesso le misurazioni degli inquinanti specie nelle aree urbane e nella pianura padana continuano a segnare continui “sforamenti” ai limiti individuati dalle norme europee e nazionali. Se quindi le politiche di riduzione dell’inquinamento hanno dato buoni risultati negli ultimi decenni, al tempo stesso l’inquinamento atmosferico rimane il principale problema ambientale cui siamo esposti, con conseguenze gravi in termini sanitari e di morti prematuri. Intanto le condizioni delle nostre risorse idrichetendono a migliorare.Infatti risulta essere in condizioni ecologiche “buone o elevate” il 43% dei fiumi, ma solo il 20% dei laghi. Mentre risulta essere in condizioni chimiche buone o elevate il 75% dei fiumi e il 48% dei laghi, ma soltanto il 75% delle falde sotterranee. L’89% delle nostre acque di balneazione marine è considerato eccellente. Il 98% dei reflui è correttamente convogliato e mandato a trattamento.
Nonostante i forti squilibri territoriali tra i risultati conseguiti delle regioni del centro nord e quelle del centro sud, nel settore rifiuti urbani, nel 2018 al dato di incremento della produzione complessiva (+2%, siamo tornati oltre le 30 milioni di tonnellate), fa riscontro un ulteriore aumento delle raccolte differenziate (58,1%) e dell’avvio a riciclo (50,8%, raggiunto l’obiettivo europeo previsto al 2020). La discarica tuttavia resta ancora una forma di smaltimento troppo utilizzata, con il 22% dei rifiuti. Anche nei rifiuti speciali si segnala un aumento della produzione, ma la forma di gestione più utilizzata è l’avvio a recupero e riciclaggio oltre il 65% del totale, più di 100 milioni di tonnellate. L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con le migliori prestazioni in termini di riciclaggio dei rifiuti (urbani e speciali) e una ottima efficienza nell’uso della materia. Intanto nonostante leggi severe continua a crescere il consumo di suolo in Italia, anche se a ritmi molto più rallentati rispetto agli anni scorsi. Nel complesso è stato impermeabilizzato il 7,64% del suolo (23.000 kmq), e dopo un forte rallentamento nel 2017, nel 2018 il tasso di consumo è tornato ad aumentare in modo preoccupante, specie in alcune regioni. Le conseguenze sono molteplici: perdita di biodiversità, rischi idrogeologici, perdita di servizi ecosistemici. Quasi 11.000 km2 (oltre il 3% del territorio nazionale) sono stati degradati da più di un fattore ponendo questi territori tra le aree da tenere maggiormente sotto controllo.Il rischio idrogeologico, insieme a quello ambientale, rimane uno dei più grossi problemi ambientale della nazione. Fenomeni alluvionali e frane continuano a crescere nel 2018 una situazione che sta ad indicare che nonostante i buoni risultati raggiunti negli ultimi tempi si rilevano ancora innumerevoli elementi di criticità che potrebbero essere debellati soltanto con efficaci interventi da parte della politica sia a livello nazionale che locale, con susseguenti azioni dirette e concrete affinchè si possa guardare al futuro con più ottimismo. – 05 giugno 2020 – salvatorecaccaviello

Fonte:HuffPost