Fondo perduto: paghette alle piccole imprese di profflauro
Lo Stato, ha stanziato un contributo a fondo perduto per le piccole imprese nella misura del 20 % dei ricavi lordi conseguiti nel corso del mese di maggio dello scorso anno. I fondi verranno distribuiti dall’Agenzia delle Entrate. La maggior parte delle imprese beneficiarie non ha dipendenti, si tratta, infatti, di micro imprese artigianali e/o di liberi professionisti che non hanno ancora consolidato il loro studio professionale. Presumo che colui che ha concepito questo meccanismo per determinare il quantum da erogare a ciascun richiedente abbia pensato che una ditta che ha conseguito ricavi lordi per diecimila euro, detratte le spese, ha conseguito un ricavo netto di duemila euro. Lo Stato che gli ha vietato di lavorare elargendo duemila euro presume di risarcire integralmente alla micro impresa il danno subito nel corso del mese di aprile 2020, dimenticando che il lavoratore autonomo e l’artigiano che sono stati costretti a non lavorare hanno continuato a sostenere i costi fissi, quali luce, acqua, telefono, pulizia dei locali, raccolta dei residui solidi urbani, quote condominiali, manutenzioni ordinarie delle attrezzature e degli arredi (perché il mancato uso non li deteriori), qualche rata non dilazionabile. Sembra a me lapalissiano che lo Stato avrebbe dovuto concedere a ciascun cittadino, al quale ha sottratto il diritto di lavorare, non una somma pari al 20 % ma al 100 % del fatturato dell’anno precedente. Se al cittadino che non lavora e che non ha allestito uno studio od una bottega artigiana, che non deve pagare nulla per essi perché non li ha, dà un reddito di cittadinanza di 700 euro presumendo che abbia conseguito in passato un reddito lordo mensile di 3.500,00 euro, all’artigiano ed al professionista che hanno conseguito realmente quegli stessi ricavi lordi ma hanno anche sostenuto dei costi fissi documentati non può dare settecento euro ma una cifra pari al fatturato dello stesso mese dell’anno precedente. prof. Francesca LAURO