IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA

9 giugno 2020 | 12:31
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IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA
IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA
IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA
IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA
IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA
IL CULTO DI SAN VITO IN PENISOLA SORRENTINA AMALFITANA

L’ UNITRE PENISOLA SORRENTINA, organizza, in occasione della festa del patrocinio, visita guidata presso la chiesa di San Vito a Sant’Agnello. Appuntamento nella piazzetta del borgo di  San Vito alle ore 17.00 di sabato 13 giugno. L’incontro condotto da Lucio Esposito ,è gratuito ed aperti a tutti i cittadini e gli appassionati della Penisola Sorrentina. Ad Accoglierci il Parroco Don Francesco Iaccarino.

La devozione per questo santo, anche se di primo acchitto non sembra, pervade tutta la Penisola Sorrentina Amalfitana. Da Positano con San Vito compatrono con la Madonna Assunta e memore del grande convento a lui dedicato, a Massa Lubrense, con la bella chiesa parrocchiale di Acquara, a Sant’Agnello, con il borgo di San Vito, a Vico Equense con il Convento di San Vito, noto per essere il punto di partenza delle Pacchianelle, ma anche per aver dato il nome alla frazione e per la presenza di un Museo. In Costiera lo ritroviamo a Maiori nel Convento dei Francescani, con la dipintura più bella ,e a Vietri sul Mare con una bella chiesa all’interno di Villa Guariglia , e varie artistiche edicole maiolicate. Ma come giunge in queste terre il culto?, come nasce la devozione?

Il borgo di San Vito a Sant’Agnello, come anche il borgo di Sant’Andrea a Piano, nascono per devozione ai rispettivi santi, con provenienza dalla costa amalfitana. San Vito da Positano e Sant’Andrea da Amalfi, in quanto i due borghi si trovano sulle direttrici commerciali basso medievali, quando la piana sorrentina guardava al golfo di Salerno, testimoni ne sono l’assetto urbanistico e viario, posti perpendicolarmente alla penisola. La via San Vito , dal cuore della piana, porta direttamente ai colli, vicino alla chiesa vi è un pozzo con sorgente, atto e valido per uomini e animali in transito, quindi posta di servizio e cambio cavalli. Da San Vito a Cermenna e poi Scaricatoio per imbarco , e viceversa.

Sono riportate di seguito una serie di fonti bibliografiche che aiutano a comprendere la diffusione di San Vito nel nostro territorio.

Generico giugno 2020Generico giugno 2020Generico giugno 2020Generico giugno 2020

da wikipedia

SanVito, venerato anche come san Vito di Lucania o san Vito martire (MazaraIII secolo – Lucania15 giugno303), fu un giovane cristiano che subì il martirio nel 303 durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. È venerato come santo da tutte le chiese che ammettono il culto dei santi, annoverato tra i santi ausiliatori ed il suo culto si estende in tutta l’Europa sin dai primi secoli dopo il suo martirio. La sua memoria liturgica è ricordata nei giorni 15 giugno e 20 marzo.

Il fanciullo siciliano Vito[3], rimasto orfano di madre, fu affidato alle cure della nutrice Crescenzia e dal pedagogo Modesto, che lo fecero convertire alla fede cristiana. Dopo aver operato già molti miracoli, Vito sarebbe stato fatto arrestare dal preside Valeriano su istigazione del proprio padre. Avrebbe subito torture e sarebbe stato gettato in carcere senza che però avesse rinnegato la propria fede. I tre sarebbero stati liberati miracolosamente da un angelo e si sarebbero recati in barca in Lucania per continuare il loro apostolato. La leggenda vuole che, durante il viaggio, i tre fossero nutriti da un’aquila che portava loro cibo ed acqua finché sbarcarono alla foce del Sele sulle coste del Cilento.

Acquistata sempre maggior fama di guaritore presso il popolo dei fedeli, fu condotto a Roma dove sarebbe stato perfino supplicato dall’imperatore Diocleziano di liberare il figlio dal demonio, ma, pur ottenuto il miracolo, l’imperatore li fece arrestare e li sottopose a torture; vennero immersi in calderoni pieni di pece bollente ma rimasero illesi, furono quindi gettati in pasto ai leoni ma le bestie divennero mansuete. Furono infine torturati nella carne, ma vennero liberati da degli angeli che li riportarono presso il fiume Sele, dove morirono per le sofferenze il 15 giugno dell’anno 303.

Martirio dei santi Vito, Modesto e Crescenzia, manoscritto francese del XIV secolo.

Le salme dei tre martiri Vito, Modesto e Crescenzia sarebbero state in seguito sepolte dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus. Difatti, San Vito è protagonista anche nella storia di Polignano a Mare, nella provincia di Bari. Si dice che dopo il martirio, una pia matrona, di nome Fiorenza, in balia di una tempesta nel Sele, chiese aiuto a Dio che le inviò in soccorso San Vito. La principessa per ringraziare il santo decise di dare degna sepoltura a lui e ai suoi compagni in un “locus marianus” come richiesto da San Vito stesso. Fiorenza diede ordine ai suoi uomini di fare ricerche su questo misterioso luogo, senza alcun risultato. La principessa ormai rassegnata decise di seppellire i tre corpi lì dove li aveva trovati. Dopo tempo suo fratello si ammalò e addolorata chiese di nuovo aiuto a Dio; apparsole in sogno San Vito, le disse che avrebbe guarito suo fratello se lei avesse seppellito lui, Modesto e Crescienzia nel “locus marianus”. Desta dal sonno, Fiorenza ritrovò davanti a sé un giovane medico che le chiese, in cambio della guarigione di suo fratello, di poter andare con loro nel “locus marianus” che le rivelò trovarsi in Puglia, presso il Castrum Polymnianense, attualmente San Vito (Polignano a Mare) . Organizzata la flotta, dopo 24 giorni di navigazione giunsero nel bellissimo porto dove la principessa ebbe cura di far costruire una chiesa in onore dei tre martiri e acquistati alcuni poderi in loco li donò ai monaci benedettini perché potessero adorare per sempre i Santi Martiri. La Basilica nata nel 900 d.C. fu distrutta nel 1300 dagli Ottomani e ricostruita quasi un secolo dopo dai veneziani, che furono scacciati dal feudatario del luogo. Nel 1700 la basilica fu donata all’ordine benedettino, e destinata ad abbazia; successivamente divenne del Regio Demanio. Nel 1866 fu venduta ai Marchesi La Greca, che ancora oggi sono proprietari dell’intero edificio, fatta esclusione per la chiesa, di proprietà del Fondo di Edifici di Culto del Ministero degli Interni e data in concessione alla Chiesa Matrice Santa Maria Assunta dove la domenica si celebra la messa.

San Vito è Patrono di :

Capaccio-Paestum(SA)

compatrono Eboli(SA)

Felitto(SA)

patronoForio(NA)

Marigliano (NA) compatrono

Sapri(SA)

Positano(SA)

Pisciotta(SA) compatrono

Dal libro di Franco Gargiulo   Chiese e Cappelle nel Territorio di Sant’Agnello in Penisola  Sorrentina

LA CAPPELLA DI SAN VITO   a Sant’Agnello

La chiesa, fondata nel XV secolo, sorge nell’antico rione sviluppatosi  alle pendici della collina dei colli di Fontanelle. La struttura è molto piccola: si accede attraverso un cancello che delimita un piccolo sagrato dove, in un lato .. protetto in una edicola in muratura, circondato da cespugli di rose, vi è un Crocifisso. Appena varcata la porta, l’attenzione è carpita dalla bella statua della Regina della Pace con Gesù Bambino che domina l’altare; ai lati della Madonna, sono custodite in due nicchie le statue dell’Ecce Homo e del Cuore di Gesù. L’altare è impreziosito da t re eleganti lampadari pendenti dalla volta arcuata dipinta di bianco. Sul lato sinistro, addossato alla parete, vi è il tabernacolo. Retrostante l’altare vi è la piccola sagrestia. Nella parete sinistra, in una nicchia è la statua dell‘Addolorata; sulla parete opposta la statua di San. Vito, da pochi anni restaurata. Sovrastante la porta d’ ingresso, è il palco dell’organo che, come mi dice il sig. Antonio Generoso, unitamente alla moglie Rosanna e alla signorina Immacolata Morvillo, che da qualche anno cura il decoro della chiesa, andrebbe restaurato. Oggi questa chiesa, restaurata circa venti anni fa, si presenta bella ed accogliente all’interno, mentre la facciata, anch’essa dalla linea estremamente semplice, con l’immagine del Santo che dà il nome alla frazione, dipinto nella parte sovrastante la porta d’ingresso, avrebbe bisogno di una accurata manutenzione. Anche questa chiesa, come tante alt re della nostra Diocesi, molto spesso resta chiusa; oggi, a celebrarvi la messa nei giorni festivi, è Don Vincenzo Esposito, succeduto a Don Giovanni Aponte.

Dal libro di Balsamo  La Confraternita del Pio Monte dei Santi Prisco e Agnello in Sant’Agnello

La Cappella di San Vito che si trova nella omonima località posta alle pendici della collina dei Colli di Fontanelle, nei pressi di Vallarano, venne fondata nel quindicesimo secolo. E’ di patronato pubblico.   (5. Atti di S.Visita di Mons. Giustiniani, 1888.)

Da questo punto, imbocchiamo Via San Vito, la stretta arteria che, dal Corso Italia fino all’incrocio con Via Gaetano De Gennaro – già Pomicino-, segna il confine col Comune di Piano di Sorrento e termina nei pressi dell’omonima cappella edificata nel XV secolo.

E’ una strada molto antica che, come già Via Angri e Maiano, ha conservato il nome dell’antico Rione la cui nascita si fa presumibilmente risalire tra il XIII e il XIV secolo.

Le persone più anziane di Sant’Agnello, ancora oggi indicano questa strada col termine “ o’ filaturo” – il filatoio -, la cui origine è data dall’antica industria, prima molto sviluppata in Penisola Sorrentina, della tessitura di sciarpe, calze, berretti ed altri indumenti in seta, industria sviluppatisi anche grazie alla fiorente attività della bachicoltura. L’attività di tessitura, iniziata nel XVI secolo, raggiunse il suo massimo sviluppo nella seconda metà dell’Ottocento, epoca in cui sorsero nell’intera penisola di Sorrento, molte piccole fabbriche, soprattutto a carattere familiare. Alla base di tali produzioni vi era la filatura dei bozzoli che veniva praticata in laboratori specializzati detti “filatoi”, tra cui quello ubicato in Via San Vito, ed ecco spiegata l’origine del termine “o’ filaturo”.

Ancora all’inizio del vicolo, lungo e diritto, era un laboratorio in cui si fabbricavano le funi per le nostre navi e per gli usi domestici (basta ricordare i profondi pozzi presenti in quasi tutti i cortili delle nostre case); in tanti ancora ricordano le lunghe gomene da intrecciare per formare le funi distese lungo la strada o accatastate accanto ai muri, ad opera del sig. Grimaldi Antonino.

dal libro di Franco Gargiulo  Il restauro della statua di San Prisco Vescovo  che si venera nella chiesa parrocchiale di Sant’Agnello . Cenni biografici sulla vita del Santo

Questa vasta zona confina con il Rione San Vito, oggi appartenente al Comune di Sant’Agnello, ma fino al 1866, anno in cui il Comune di Sant’Agnello ottenne la sua autonomia amministrativa dal Piano di Sorrento, la vasta zona collinare faceva parte del Comune di Piano di Sorrento: niente di più facile che i Benedettini, tanto devoti al Santo, abbiano avvicinato i nostri avi al “loro “ vescovo, facendo germogliare il primo seme della devozione. Non essendo stata ancora costruita la chiesetta dedicata a san Vito, edificata nel 1705, probabilmente san Prisco veniva venerato in una edicola, forse un estaurita, eretta molto prima nel piccolo agglomerato, e da lì il suo culto si sarebbe successivamente diffuso.

Ad accrescere questa mia convinzione, contribuisce il fattore, tutt’altro che trascurabile, che da sempre i Benedettini hanno venerato i Santi Martiri ed i Vescovi, e San Vito fu Martire. E qui di seguito mi pare opportuno tracciare una breve biografia di questo Santo.

San Vito nacque in Sicilia verso la fine del II sec. d. C., da genitori pagani e rimase ben presto orfano della madre. Il padre lo affidò ad una coppia di cristiani, Modesto e Crescenzia che lo educarono, all’insaputa del padre naturale, alla fede cristiana.

Nel 303 d.C. scoppiò la persecuzione contro i cristiani e ben presto Modesto e Crescenzia furono denunciati. Ilas, il padre naturale di Vito, si precipitò a riprendersi il figlio loro affidato ma, costernato, scoprì che anche suo figlio era cristiano. A nulla valsero i suoi tentativi di fargli rinnegare la fede in Dio, neppure le minacce. Fu lo stesso padre a denunciarlo presso l’Imperatore, e Vito fu rinchiuso con Modesto e Crescenzia nello stesso carcere da dove, per opera di un Angelo che una notte aprì loro le porte, scapparono imbarcandosi per Napoli. Ma era destino che dovevano essere martiri: arrestati e rinchiusi ancora in carcere con altri cristiani. Furono condannati ad essere bruciati vivi e gettati in una fornace: miracolosamente furono trovati illesi e questo evento straordinario fece si che molte delle stesse guardie si convertissero alla vera religione.

Diocleziano, intanto, temendo una sommossa, diede ordine che fossero trucidati. Fiorenza, una nobildonna, imbalsamò i loro corpi e diede loro onorevole sepoltura.

Dal libro di  Franco Gargiulo   SANT’ AGNELLO DURANTE IL PERIODO GRANDE SORRENTO 1927-1946

Sorrento, 6 agosto 1929 – VII   Il Podestà: Giovanni Maresca di Serracapriola”

Altri lavori intanto si andavano compiendo: fu riparata Via San Giuseppe e il pronao (parte anteriore della facciata) della cappella maggiore del nostro cimitero; inoltre, fu pure effettuata una accurata manutenzione al pozzo d’acqua sorgiva in contrada San Vito, pozzo ancora esistente, ma non più utilizzato.

Dalla stessa delibera, dei fitti (n.482 del 24ottobre 1934) si apprende che la scuola pubblica della frazione San Vito, era alloggiata in una proprietà di una certa sig.ra Maria Celentano, cui il Comune pagava un affitto annuo di lire 356,40;

Dal libro di Franco Gargiulo  Storia del comune di sant’agnello dal 1946 al 1999

Erano in corso i lavori per la realizzazione della strada tra le frazioni di Trasaella ed i Colli di Fontanelle ed era stato approvato il progetto per la costruzione della scuola di San Vito, redatto dal!’ arch. Antonio Fiorentino, progetto che prevedeva 3 aule ed accessori per una spesa prevista di circa 7 milioni.

1956  San Vito: La località avrà il proprio edificio nella zona di terreno di fronte alla Chiesa con affiancato l’asilo infantile.

Il ritrovamento di una tela mariana…

*Q proprio nei pressi del luogo dove il toro compiva l’insolito gesto che, gli abitanti della zona, eseguendo dei lavori di scavo, rinvennero la tela mariana che ancora oggi si venera nella Cappella. Si tratta della tela successivamente collocata sull’altare della Cappella raffigurante la Madonna con il Bambino, insieme a San Girolamo, San Biagio, San Vito, San Modesto e San Crescenzo.

Dal libro le Confraternite di Massa Lubrense

II Casale di Acquara in antico, conosciuto la prima volta nel 1337 come Casale Regio, sembra che abbia preso il nome di Acquara dall’abbondanza delle acque, che hanno le sorgenti nel costone del “Mons Sirenianus” oggi chiamato Deserto. Nel 1674 Mons. Francesco Maria Neri elevò la Chiesa in Parrocchia sotto il titolo di San Vito. Nel 1703 i costituenti confratelli

Dal volume TUTTO MASSA   Chiesa parrocchiale di San Vito ad Acquara

Ad unica navata con abside e cupola è di piccole dimensioni  con modesti arredi quasi a sottolineare la semplicità della zona con popolazione dedita principalmente all’attività agricola. E da ritenere, tuttavia, sia per la presenza di importanti fonti d’acqua e di due necropoli a monte della chiesa, che la zona sia stata utilizzata quale luogo di culto fin dall’antichità. La stessa chiesa, per aver assorbito fin dal I 300 due Estaurite (le prime forme di aggregazioni laicali a sfondo religioso), ripropone in epoca cristiana l’importanza cultuale di Acquara,

Museo del convento di San Vito Vico Equensevia R. Bosco 59 te/ 081 8798029 visita su richiesta

Lungo la via Raffaele Bosco, strada panoramica  che da Vico sale ai casali collinari, si raggiunge il Museo del convento di San Vito. Il convento, di origini antiche, dopo alterne vicende, viene affidato, a fine Ottocento, ai padri Minimi. E proprio negli ampi spazi della struttura monastica ha trovato sede, nel 1995, il Museo di Arte Sacra che raccoglie opere provenienti da conventi e chiese, ora in disuso, dell’Ordine dei Minimi: una cosa affascinante.

Dal libro GRAGNANO  DI Alfonso Liquori

  1. Vito.

La chiesa di San Vito non presenta alcunchè di notevole. Fu soppressa come parrocchia col concordato del 1818: oggi v1 si celebra la messa solo di domenica. Vi era una bella acquasantiera cinquecentesca, che è stata trafugata. Vanno notate in essa le due cappelle di San Giuliano e Santa Felicita. La prima era di diretto patronato delle famiglie Polverino e Vicedomini, la seconda della famiglia De Concilio (1). Di discreta fattura è la statua di San Vito.

 POESIA DI Francesco Saverio Mollo

Acquara, fonte

di pure acque copiosa,

che l’orizzonte

mediti silenziosa,

salutare dimora

tra il Deserto e Cerchìto

che grande santo onora

il medico San Vito;

dalle tue vene sgorgano

come l ‘ acqua sorgiva,

le verità in apologhi

che il tuo Parroco udiva.

Dal libro MONOGRAFIA DI POSITANO

Divenuta Pesto cristiana tu elevata a sede vescovile, e ru decorata da uomini santi tra gli altri dal glorioso martire San Vito. Ebbe la gloria di custodire per il corso di più secoli il corpo di s. Matteo, il quale, dopo che Pesto fu distrutta, venne trasportato a Salerno. In questo tempo avvennero In Positano taluni fatti, che meritano essere annoverati. Era li giorno tredici del mese di giugno, e si  celebrava la testa al glorioso martire San Vito, quando sl videro venire dalla parte del mare quattro navigli sormontati da briganti, I quali arrivati’ di rim• petto la città. di Positano in giusta distanza si posero in linea di battaglia, e minacciavano disbarcare nel Ildo per indi procedere ad un generale saccheggio. I Positanesi, che prevedevano la loro venuta , eressero due fortini, uno nel luogo della Maddalena, e l’ altro lo quello della Sponda, e formato un- parapetto in mezzo della marina con cinque barche piene dl arena, e vegliando di giorno e di notte, si posero nello stato di difesa.

Generico giugno 2020
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