Il tempo del cittadino: un campione senza valore

22 giugno 2020 | 18:32
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Il tempo del cittadino: un campione senza valore

Tutti blaterano di riforma della Pubblica Amministrazione, di ridurre i tempi di attesa, di semplificare l’iter burocratico per il rilascio ed il deposito di documenti, ma il cittadino deve armarsi di pazienza infinita ed affidarsi alla Provvidenza per ottenere, in tempi medio – lunghi, quanto potrebbe essere “lavorato” in un paio di giorni. Quando assunsi servizio presso il Provveditorato agli Studi di Potenza fui sorpresa dal traffico dei colleghi che, armati di fogli e/o di fascicoli, passavano da un ufficio all’altro. Appresi, poi, che nella maggior parte dei casi stavano perdendo tempo. Il mio capo-ufficio arrivava in ufficio con comodo e senza fretta e solo verso mezzogiorno mi dava le disposizioni circa il lavoro da svolgere entro le quattordici … non ce l’avrei mai fatta se le mie colleghe di stanza non mi avessero dato una mano d’aiuto. L’aiuto era indispensabile poiché se avessi fatto tutto velocemente come il nostro capo voleva, non avrei avuto il tempo di controllare se i beneficiari dei mandati di pagamento (che dovevo redigere a mano) erano effettivamente creditori delle somme che stavo perconcedere loro. Per fortuna avevo fatto pratica d’ufficio presso l’Esattoria gestita dal dottor Cembalo, presso il Consorzio per l’Acquedotto della Penisola Sorrentina (i miei incarichi consentivano a mia madre di godere le ferie) e per qualsiasi problema avevo la fortuna di far capo al dottor Francesco Saverio CENTRO che era un Segretario Comunale preparatissimo (al quale Sorrento dovrebbe dedicare almeno una stele) ed aveva la capacità di rendere semplice la procedura più astrusa ed aveva la pazienza di stare accanto a chi doveva eseguire il lavoro mentre effettuava le prime operazioni onde essere certo che tutte le altre, spesso ripetitive, sarebbero state effettuate correttamente. Al Comune di Sorrento (dove era allocata la sede provvisoria del CAPS) nessuno bighellonava e gli impiegati avevano a disposizione solo qualche macchina da scrivere ed un tavolo da disegno. Quando ho lavorato a Piano di Sorrento, Salerno, Mistretta e Roma sono stata catapultata nella vecchia, stantia P.A. … ma la Coccarda dell’inefficienza l’assegno alla Ragioneria Generale dello Stato: fui rimproverata al capo dell’ufficio bilanci perché avevo espletato troppo velocemente il controllo contabile del bilancio di una “società controllata” (il controllo di legitimità e di merito veniva espletato da altri uffici), lavorando velocemente avevo messo in difficoltà il suo ufficio che programmavia il controllo contabile dedicando a ciascun bilancio più giorni. Disponendo di una calcolatrice il controllo delle operazioni effettuate dal redattore del bilancio non era un compito faticoso e non abbisognava di tanto tempo. Ma l’apice della lentezza con la quale la P.A. si muove la conquistò il funzionario addetto ad apporre con la ceralacca sull’originale di un Decreto la coccarda tricolore: dalle 8 del mattino l’operazione si concluse alle quattordici imprimendo sulla ceralacca il timbro a secco della Ragioneria preventivamente immerso nell’acqua (per l’operazione furono impiegate tre persone oltre il funzionario, noi borsisti della Presidenza del Consiglio dei Ministri fungevamo da apprendisti).
La informatizzazione della PA ha reso più complesse le procedure e più lunghi i tempi d’attesa, i programmi sono spesso macchinosi ed inceppano i meccanismi procedurali, il garante della privacy costringe gli operatori ad unitili perdite di tempo, le garanzie che egli intende tutelare intralciano le legittime istanze dei cittadini e si ritorcono contro colui che dovrebbe essere tutelato, consentono ai farabutti di ostacolare gli accessi agli atti ed ai funzionari conigli o corrotti di trincerarsi dietro la privacy per “favorire i soliti noti” o per non correre rischi … benché la Suprema Corte abbia affermato che anche il cittadino che non ha un interesse diretto ha il diritto di accedere agli atti della P.A. D’Altra parte è notorio che se il cittadino non accetta i cookies non può accedere al sito che li usa, se non dà le sue generalità e tutte le informazioni che gli vengono richieste non può accedere ad alcun sito, non può “scaricare” un programma, non può attingere alle informazioni di cui ha bisogno. Altre pietre d’inciampo e/o veri e propri relitti vengono posti sul cammino dell’internauta dalla scorrettezza, consentita e sostenuta dai gestori delle piattaforme, di mettere in rete un sito iscrivendolo in categorie che nulla hanno in comune con il suo reale contenuto e consentendo loro di apparire anche all’apice dell’elenco dei siti “trovati” e/o di consentire loro di dichiarare di cedere gratuitamente un servizio per chiedere, subito dopo l’accesso o dopo un paio di utilizzazioni, i dati della carta di credito.
La burocrazia ci sottrae tempo ed energie, i call center ripetono ossessivamente informazioni del tutto inutili, le bollette per pagare luce, acqua e telefono se non possiamo farle addebiare sul nostro conto corrente dobbiamo riceverle in formato cartaceo, se vogliamo tutelare l’ambiente dobbiamo cercarle sul sito del fornitore dovendo ricordare login e pasw di accesso costruite ad uso e consumo del programmatore, spesso dobbiamo usare la lente d’ingrandimento per individuare semafori, autovetture, strisce pedonali, colline e semafori per dimostrare di essere umani e non robot sperando che la vista e l’udito funzionino ancora per superare il test Captcha.
Il nostro tempo è diventato un campione senza valore con il quale i programmatori, i funzionari, i burocrati ed i legislatori si divertono a giocare come facevamo noi in tempo di guerra. non avevamo palloni e facevamo palle di carta con le quali giocavamo scambiandole con i nostri dirimpetta. Vorrei che il grido dei cittadini vessati giungesse alle orecchie del Capo dello Stato e del Ministro della Giustizia, fino a quando abuserete della nostra pazienza, fino a quando promulgherete leggi incomplete, scritte male, prolisse, sgangherate? prof. Francesca LAURO