“Io, Tony Tammaro”, la comicità è una cosa seria, lenisce ogni dolore e non ha controindicazioni. foto

Vicenzo Sarnelli ha iniziato la carriera come fonico del padre, il cantante Egisto Sarnelli, quindi “per irrisolvibili contrasti artistici”, com’è scritto nella pagina che Wikipedia gli dedica, decise di lasciare il congiunto (meglio parente, se no l’autocertificazione sarà rigettata) e di intraprendere la carriera da solista. Vi sto raccontando la storia di Vincenzo Sarnelli in arte Tony Tammaro. Beh, meglio così, se non ci fossero stati i “contrasti artistici” tra i due Sarnelli, non avremmo mai conosciuto “Patrizia“, è un po’ come la vicenda Paul McCartney e John Lennon, se John non avesse mollato Paul, non avremmo avuto “Imagine”. Basta con le ciance veniamo ai numeri, ai fatti come scrivono gli statistici, Tony Tammaro con la sua chitarra ha girato tutti i 550 comuni della Campania, nel 1989 ha registrato il suo primo album, Prima cassetta di musica tamarra, che arrivò a vendere 15mila copie, e sottolineo che 15mila è la quantità delle musicassette ufficiali; il numero delle pezzotte (piratate per chi è di Bergamo Alta e dirige Libero) è sconosciuto anche e soprattutto alla SIAE. Tony Tammaro ha cantato in posti che Ligabue e Vasco Rossi neanche con il binocolo, e se i Pink Floyd hanno suonato a Pompei, lui The Dark Side of the Moonnezz l’ha presentato in una Piazza Plebiscito gremita di spettatori invitato da Gigi D’Alessio nel 2005. Vanta partecipazioni con Ascanio Celestini, Biagio Izzo, Massimiliano Gallo e Cristina Donadio. L’ultima volta che lo incontrammo, e fummo così fortunati dal vederlo esibirsi dal vivo, fu a Massa Lubrense prima del disastro coronavirus: eravamo nella “Sala delle Sirene” magnificamente e felicemente assembrati; si discuteva di sentieri, di mappe, di percorsi storici dedicati al trekking, siti d’interesse culturale e archeologia greco romana. Tony Tammaro tra il serio e il faceto disse che avrebbe potuto fare la guida turistica perché sono esattamente 25 anni che della Campania percorre strade asfaltate e non, sentieri e mulattiere. Il signor Sarnelli, che artisticamente ha scelto di vestire i panni del “tamarro“, è lettore onnivoro e persona colta, del resto l’umorismo è una cosa seria, lo scriveva Luigi Pirandello aggiungendo che senza questo substrato culturale la battuta dell’attore comico sarebbe solo ridicola violenza verbale. Gli aneddoti, le riflessioni, le risatine e il j’accuse che troviamo nella sua biografia ufficiale “Io, Tony Tammaro” edita da “Graus Edizioni”, che è stata spunto per questo nostro articolo, ci consegnano un artista e un uomo pieno di sorprese. La biografia è stata scritta a quattro mani con il critico cinematografico e psichiatra Ignazio Senatore (Clinica Psichiatrica alla Federico II di Napoli). A pensarci bene, con questo libro Tony Tammaro ha deciso di disfarsi coraggiosamente della maschera di guitto, di stendersi sul lettino dell’amico psicoterapeuta rivelando a noi lettori la sua vera natura di uomo attento al mondo che lo circonda, capace di analisi profonde, un antropologo sul campo che studia il “tamarro” raccontandone pregi e difetti, soprattutto mettendone a nudo con la sua ironia volutamente dozzinale quello che è il reale peccato originale che ha commesso il cafone, l’avere smesso di porsi domande: quelle che ci rendono migliori, ci fanno crescere e ci consentono di essere liberi. In fondo l’aspirazione del tamarro a diventare un borghese è un tradire completamente se stessi per quello che non è e non sarà mai. Sarnelli racconta l‘accattone pasoliniano in salsa partenopea circondato da altre “bottane” motorizzato Ape Car e alle prese con una realtà che spesso lo ridicolizza, gli ruba i meloni, gli assegna “garenzie” tarocche per “Smart” che meriterebbero lo scasso e alla fine anche lui come il Fantozzi di Villaggio se la farà a piedi. Credo che le risate che Tony Tammaro ci strappa in piazza da 30 anni abbiano realmente un che di terapeutico, il suo umorismo non è fine a se stesso, non è realmente trash ma molto più acuto di quello che si possa credere, del resto la sua comicità non sarebbe un “antidepressivo naturale” se non fosse l’invenzione di una persona sensibile, acuta, colta e originale quale è il signor Vincenzo Sarnelli. “Dicono che il seme di ciò che faremo è in noi tutti, ma a me è sempre sembrato che in coloro che affrontano la vita scherzando quel seme sia coperto da un humus più ricco e di migliore qualità.” Ernest Hemingway
di Luigi De Rosa

p.s: Ricordate, chi scarica gratis la canzoni di Tony Tammaro: va all’inferno!

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