Jolly il “Gatto con gli Stivali” di Sant’Agata sui Due Golfi
Il 1958 fu un anno di rinascita per l’Italia, a Roma si ratificava il trattato che istituiva la Comunità Economica Europea, Stati Uniti e Russia lanciavano i primi satelliti nello Spazio, alla guida del Governo c’era Amintore Fanfani che inaugurava il primo tratto di quella che sarebbe diventata l‘Autostrada del Sole. Sempre il 9 giugno del 1958 un fatto di cronaca commuoveva gli italiani; Fido (nato nel 1941), cane meticcio di Luco di Mugello (frazione del comune di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze), moriva dopo essersi recato ogni giorno per quattordici anni alla fermata dell’autobus per attendere invano il ritorno del padrone, perito nel 1943 durante un bombardamento aereo. A Sant’Agata sui Due Golfi, frazione di Massa Lubrense, un altro animale d’affezione, un gatto, incantava i primi turisti che cominciavano a villeggiare in questo piccolo borgo rurale della zona collinare della penisola sorrentina. Il gatto si chiamava Jolly, il suo padrone era Alfredo, figlio di Orlando Cilento proprietario dell’omonimo bar che era stato inaugurato nel centro del paese, a poca distanza dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel 1907. Alfredo, ragazzo sveglio e spigliato, intuì da subito l’appeal che gli animali avevano sulle comitive di turisti che visitavano il bar, con Jolly s’inventò una serie di giochi di destrezza fatti di salti, piroette e sigarette che resero celebre il felino e furono, come mi ha riferito suo figlio Orlando, attuale gestore del bar: “la fortuna nella mia famiglia”. Addestrare un gatto non è cosa semplice, più facile per un domatore insegnare a una tigre o a un leone ad attraversare un cerchio di fuoco che convincere un gatto a far qualcosa che non sia prima di tutto gradita a lui stesso. Il gatto è uno spirito libero, che non ama le regole, anzi ne segue poche e ben precise: pulizia personale e dormire su di un morbido giaciglio, tutto il resto lo fa se e quando ne ha voglia. Alfredo ebbe fortuna quando incontrò Jolly, e il gatto a scegliere tra i tanti proprio questo umano di Sant’Agata sui Due Golfi. Una coppia ben assortita che scoprì di avere lo stesso feeling che Charles Perrault raccontò, nella celebre fiaba, avevano il figlio del mugnaio e il gatto che ne indossò gli stivali, alla fine anche Alfredo Cilento nel suo piccolo, grazie a Jolly, fu ricompensato con la stessa fortuna del mitico Marchese di Carabas. Come mi ha raccontato Orlando qualche sera fa, sotto lo splendido pergolato del bar che fu di suo nonno, gustando una delle sue mitiche granite all’amarena, nel 1958 suo padre, Alfredo Cilento scoprì che Jolly, il suo gatto, non disdegnava le sigarette: “Alla presenza di numerosi avventori finalmente una sera avvenne questo nuovo debutto. Fattagli assumere la solita posizione eretta, accesi una sigaretta e l’avvicinai alla sua bocca, come si usa passare una sigaretta accesa a un amico. Fra lo stupore generale e in un silenzio completo davanti a quegli occhi che guardavano tra increduli e commossi, Jolly aprì dolcemente la bocca e accettò la sigaretta, stringendola tra i denti e rimanendo in posizione eretta, in un atteggiamento che aveva del patetico, senza dare il minimo segno d’insofferenza“*. Il gioco del gatto con la sigaretta divenne attrazione turistica, il “Daily American” dedicò al gatto italiano addirittura uno speciale per i lettori d’Oltreoceano. Un gatto che fuma è una cosa che non si spiega, che io sappia i gatti odiano il fumo delle sigarette, Jolly a quanto pare no. “The cats will know, I gatti lo sapranno” scriveva Cesare Pavese in una sua celebre poesia. Ricapitolando era il 1958 quando a Sant’Agata sui Due Golfi un ragazzo di nome Alfredo scopriva che il suo gatto di nome Jolly era veramente speciale, e se “Fido” aspettò il ritorno del suo padrone 14 anni, Jolly per 10 anni divertì i turisti di mezzo mondo. Il 1958, che anno! Alla radio annunciavano che l’8º Festival di Sanremo l’aveva vinto una coppia di giovani rampanti, Domenico Modugno e Johnny Dorelli, con la canzone “Nel blu dipinto di blu”, e mentre la Feltrinelli pubblicava uno dei migliori romanzi italiani di tutti i tempi“Il Gattopardo”, il Brasile di Pelè vinceva la sua prima Coppa Rimet. Beh, cosa aggiungere se non che “penso che un gatto così non torni mai più/ Mi dipingevo le mani e la faccia di blu/Poi d’improvviso venivo dal vento rapito/E incominciavo a volare nel cielo infinito“. Se capitate a Sant’Agata sui Due Golfi vi consiglio di visitare il “Bar Orlando” per la cordialità della famiglia Cilento, e per Jolly che almeno come Genius loci è ancora presente tra i tavolini del locale, “magari si sarà fatto una ragione sul fumo, che come è noto nuoce gravemente alla salute, forse sarà passato alle granite, buonissime e senza controindicazioni”.
di Luigi De Rosa
*dal libro di Alfredo Cilento ” “Jolly il gatto che fuma”.