La diatriba sull’IVA si sta trascinando da troppo tempo e puntualmente se qualcuno ne chiede la riduzione altri la difendono a spada tratta come se fosse una donna da difendere con le unghie e con i denti, come se soggetto della diatriba fosse la Zanicchi e non un’imposta che colpisce anche le micro transazioni. Non tutte le forniture di beni e/o di servizi vengono assoggettate all’IVA; vi sono operazioni non imponibili (transazione con l’estero), operazioni esenti (operazioni che hanno valenza sociale e/o culturale o sottoposte ad altro tipo di tassazione) ed operazioni escluse ( operazioni finanziarie). Per contrastare il lavoro nero la UE ha autorizzato l’ applicazione di l’aliquota ridotta (10%) sul costo della manodopera; generalmente, però, il costo del prodotto e/o del servizio indicato in fattura include la manodopera che viene tassata con l’aliquota normale. Chi chiede la riduzione, l’ampliamento dei prodotti e dei servizi esenti e/o entrambi i provvedimenti esalta gli effetti benefici sulle finanze dei consumatori che potrebbero acquistare i beni ed i servizi a prezzi più bassi … ma non sempre ciò accade poiché colui che cede il bene e/o il servizio non riduce il prezzo di vendita ma tende ad incrementare i suoi ricavi lordi vanificando, di fatto, i benefici attesi dai consumatori e fornendo a coloro che si oppongono alla riduzione delle aliquote iva ed all’ampliamento dei prodotti e dei servizi un’arma in più per spuntarla. A mio avviso sarebbe opportuno spostare il punto di vista perché l’IVA non va guardata come un quadro, come un oggetto bidimensionale ma come un oggetto sferico che va guardato dall’alto, dal basso e girando lentamente intorno alla sua circonferenza. La eliminazione dell’IVA da tutti i prodotti di largo consumo accompagnata dall’obbligo imposto ai grandi distributori di applicare sulle confezioni il prezzo massimo al quale il bene può essere venduto lasciando al dettagliante la libertà di ritoccarlo solo al ribasso, apporterebbe benefici sia al distributore che al consumatore. Apporterebbe benefici anche ai piccoli e medi fornitori di beni e servizi che potrebbero essere esonerati da ademimenti contabili che sottraggono loro energie fisiche, mentali e finanziarie, aiutare le organizzazioni di categoria e sindacati a chiudere vertenze e tavoli aperti da anni ed evitare manifestazioni (quelle della coldiretti e della confagricoltura sono sempre festose e pacifiche) che, a causa della pandemia non ancora debellata, potrebbero involontariamente diffondere il virus. Ritengo essenziale che il costo della manodopera venga sempre evidenziata in fattura e sia sempre esente da IVA: un primo timido passo verso la riduzione del costo sostenuto dalle imprese per il personale dipendente al qual dovrebbero aggiungersi consistenti ritocchi dell’IRPEF. Un accurato esame degli effetti delle aliquote IVA applicate ai c.d. beni di lusso potrebbe giovare anche alle casse dello Stato grazie agli incrementi delle vendite che una imposizione meno punitiva potrebbe determinare prof. Francesca LAURO