Piano Colao e tutela territorio, quel tuffo nel passato che non piace agli ambientalisti.
Le proposte della Task Force, diretta dal noto manager Vittorio Colao, incaricato dal Governo per stilare le linee guida per la ripartenza del Paese dopo l’emergenza Covid-19, non convincono gli ambientalisti. Chi si aspettava un cambio radicale dell’economia verso la tutela dei territori dal punto di vista ambientale, della sostenibilità ed alla transizione energetica, è rimasto deluso. Il piano non entusiasma affatto anche quelle tante imprese impegnate nell’economia circolare che si aspettavano ,insieme a chi della tutela dell’ambiente ha fatto una ragione di vita, un profondo cambio di passo rispetto al passato. Dal Piano Clima, alla transizione verde, alle migliaia di morti che ogni anno vengono purtroppo registrate nelle aree più inquinate del Paese, l’Ambiente , nonostante le alte competenze in campo che dovrebbero decidere la direzione da prendere verso l’Italia del futuro, viene ancora trattato in modo marginale. Di seguito registriamo i punti ritenuti di forte criticità da parte del presidente del Wwf Terre del Tirreno, Claudio d’Esposito. (s.c.)
1) Accelerare lo sviluppo delle reti 5G anche prevedendo di escludere l’opponibilità locale quando protocolli nazionali sono rispettati
2) “Migliorare l’accessibilità del turismo italiano, investendo nei collegamenti infrastrutturali chiave relative alle aree/poli turistici ad alto potenziale e ad oggi mancanti, potenziando le dorsali dell’Alta Velocità, alcuni aeroporti turistici minori e la logistica intermodale per le città d’arte” (nda ovvero potenziare grandi opere ad alto impatto ambientale)
3) Negoziare un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti nei settori delle autostrade, del gas, geotermico e idroelettrico: tali azioni dovranno inoltre essere “coerenti con le macro-direttive del Green Deal europeo” (nda come dire che mangiare pancetta è coerente con il vegetarianesimo).
4) Identificare chiaramente le infrastrutture “di interesse strategico” e creare un presidio di esecuzione che garantisca la rimozione di ostacoli alla loro realizzazione anche attraverso “leggi o protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali”.
5) Sburocratizzare i processi con la PA, formalizzando tramite ricevuta telematica la formazione del silenzio-assenso e vietando la richiesta di documenti specifici (da parte della PA) laddove l’autocertificazione è accettabile.
Insomma un piano di attacco al territorio attraverso le grandi opere? – Claudio d’Esposito Wwf Terre del Tirreno. – 17 giugno 2020